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A QUANDO UN GIRO
DI BOA?

di Leonardo Piccinini

crollano le mura a San Gimignano (Siena), crollano frammenti in Santa Croce a Firenze (il 19 ottobre scorso, un turista morto sul colpo), Modena, l’altare di Begarelli in San Pietro a rischio crollo (“Gazzetta di Modena”, 20 gennaio 2018), Plaster falls off Bologna tower (Garisenda) (“Ansa”, 29 marzo 2018)… difficile far fronte a un patrimonio delicatissimo e infinito finché continueremo a investire lo 0,7 per cento del nostro prodotto interno lordo (come leggiamo sul sito dell’agenzia giornalistica “AgCult” in un articolo del 22 febbraio 2018), penultimi in Europa, persino dopo Lettonia, Lituania, Cipro, Bulgaria! (v. articolo di Salvatore Settis del 30 luglio 2017 su www. ilfattoquotidiano.it).


A che serve essere leader nel restauro se si investe poco nella tutela
del nostro patrimonio? Più risorse servono soprattutto a evitare crolli
e terribili tragedie



Le tragedie e i crolli fanno il giro del mondo, danno l’idea di un sistema immobile e senza Le tragedie e i crolli fanno il giro del mondo, danno l’idea di un sistema immobile e senza spe- 7 ranza. Tuttavia, sfogliando le pagine culturali dei quotidiani (sempre meno letti: “Repubblica” centocinquantamila copie, “Corriere della sera” centonovantamila, “Il Sole 24 Ore” appena cinquantamila) si scopre che restauri formidabili sono in corso o sono appena terminati. E che siamo all’avanguardia, ammirati per la qualità dei nostri restauratori: ci si chiede dunque a che serva aver aggiunto la “t” (turismo) all’acronimo ministeriale Mibac (come abbiamo avuto modo di rilevare in altre occasioni), visto che non si ha traccia di campagne di comunicazione (tv, social network, anche all’estero…) che riportino successi e risultati di un Ministero, e non solo danni, terremoti e tragedie. Quanti, nel nostro paese e nel mondo, sanno che a Pisa, oltre alla Torre, c’è un magnifico ciclo di affreschi del Trecento (da Taddeo Gaddi a Buffalmacco) al Camposanto monumentale, interessato dall’«ultimo grande restauro di superfici dipinte che si fa in Italia» (Antonio Paolucci) per mano degli stessi autori dell’intervento nella Cappella sistina? O che, negli stessi giorni in cui si sono conclusi i lavori alla Resurrezione di Piero della Francesca a Sansepolcro (Arezzo), opera tra le più celebrate del Rinascimento, veniva presentato il recupero, grazie alla Fondazione Friends of Florence e Palazzo Strozzi, della cappella Capponi in Santa Felicita a Firenze (v. l’articolo alle pp. 58-63), l’architettura di Brunelleschi che ospita la celebre Deposizione di Pontormo? E che vale il viaggio l’incredibile serie di duecento opere, presentate alla reggia di Venaria (Torino), dalla Testa di Basilea, capolavoro di scultura greca del IV secolo a.C. alla Caterina Balbi Durazzo di Van Dyck (1624), al San Gerolamo di Tiziano da Brera, restaurate grazie al Gruppo Intesa Sanpaolo (XVIII edizione del programma Restituzioni)? Già, a che serve quella “t”?


Buonamico Buffalmacco, Giudizio universale (1336-1341), Pisa, Camposanto monumentale.

ART E DOSSIER N. 355
ART E DOSSIER N. 355
GIUGNO 2018
In questo numero: PHILIPPE DAVERIO Quando l'arte annuncia le rivoluzioni: i primi sintomi del Sessantotto. SAVE ITALY Il sito di Casignana in Calabria. IN MOSTRA Franco Fontana a Bergamo, Black & White a Düsseldorf, Abscondita a Bassano, Cassatt a Parigi.Direttore: Philippe Daverio