Finestre sull'Arte


la poetica solitudine
di un volto ritrovato

di Federico D. Giannini

Un volto leggiadro dai tratti quasi infantili, un incarnato tenue e morbido con un lieve arrossamento sulle gote, lumeggiature dorate che evidenziano le ciocche castane dei capelli mossi, lo sguardo umile, rivolto verso il piattino che contiene il suo seno: osservando la poetica Sant’Agata del Correggio, si ritrova tutto quel «gusto delicato» che, scriveva Francesco Milizia nel suo Dizionario delle belle arti e del disegno, portò l’artista «al grazioso ed al gradevole ». E graziosa e gradevole è questa Sant’Agata dalla vicenda alquanto complessa: non sappiamo per chi l’avesse realizzata il Correggio, né in quale preciso momento della sua carriera l’avesse dipinta.

È però il raffronto stilistico con altri capolavori correggeschi che ha portato gli studiosi ad ascrivere alla mano del grande Antonio Allegri la piccola Sant’Agata: lo stesso tipo facciale compare in diversi altri dipinti, ragion per cui è probabile che Correggio avesse raffigurato la stessa modella.


Torna all’attenzione del pubblico la Sant’Agata di Correggio visibile, fino al 2 settembre, nel Palazzetto Baviera a Senigallia

Una modella che, secondo un’ipotesi avanzata da Dario Fo, certo romantica e suggestiva, ma difficilmente verificabile, potrebbe essere la moglie Jeronima (o Girolama): una giovane bellissima, stando alla tradizione. La tavola è tornata all’attenzione del pubblico dacché nei mesi scorsi è stata acquistata dall’associazione Amici del Correggio, desiderosi di destinarla alla città natale dell’artista. Non prima però d’averla mostrata in anteprima al Palazzetto Baviera di Senigallia (Ancona), nel corso dell’esposizione Il Correggio ritrovato. La Sant’Agata di Senigallia in programma fino al 2 settembre, curata da Giuseppe Adani. L’opera, infatti, si trovava nelle Marche dalla fine dell’Ottocento, quando un gentiluomo inglese la donò al proprio medico, Angelo Zotti, senigalliese, che gli salvò la vita. Per vie ereditarie passò poi tra le mani di diversi proprietari fino ad arrivare nella collezione di due sorelle marchigiane di Fano, ultime proprietarie, che hanno ceduto l’opera agli Amici del Correggio.


«Nella storia artistica italiana, in diverse epoche», ci ha dichiarato Giuseppe Adani, «compaiono talune figure che segnano i grandi momenti della civiltà del nostro popolo, sempre protagonista della simbiosi tra pensiero e azione. Fra queste si può ora collocare, senza enfasi ma consapevolmente, anche la Sant’Agata del Correggio». Si tratta di un’opera che «determina il passaggio tra l’altissima iconicità della cultura toscana e la nuova immersione nella trepidezza corporale che il Correggio, come straordinario precursore, ricercava. Possiamo guardare la semplice solitudine di questo volto, che ritrae stupendamente giovinezza e bellezza, e comprendere come qui l’artista abbia raggiunto la sintesi appagante tra corporeità e trascendenza. Un piccolo capolavoro, fontale per il procedere del Rinascimento italiano, consegnato ad un aperto futuro per l’arte».

Il Correggio ritrovato.
La Sant’Agata di Senigallia

Senigallia (Ancona), Palazzetto Baviera
a cura di Giuseppe Adani, fino al 2 settembre
orario 10-13 / 16-20 (da giovedì a domenica,
compresi giorni festivi e prefestivi) fino al 2 giugno;
17-23 (da martedì a domenica, compresi
giorni festivi e prefestivi) dal 3 giugno al 2 settembre
catalogo Silvana Editoriale
www.feelsenigallia.it

ART E DOSSIER N. 354
ART E DOSSIER N. 354
MAGGIO 2018
In questo numero: MOSTRE D'ESTATE Guttuso a Torino, De Chirico a Rivoli, Arte e fascismo a Milano, Wolf Ferrari a Conegliano, Rodin a Treviso, High Society ad Amsterdam, Italia e Spagna a Firenze, Dürer a Milano. VILLA CARLOTTA Trecento anni di collezionismo. CAMILLE CLAUDEL Il genio, il dolore, la perdita.Direttore: Philippe Daverio