Camera con vista


CI VUOLE OCCHIO
(E ORECCHIO)

di Luca Antoccia

Con solo uno stacco di montaggio il cinema costruisce geografie inesistenti, connette luoghi di città lontane, in modo programmatico almeno fin dal Kino-Pravda n. 18 di Dziga Vertov del 1924 e dalle coeve teorizzazioni sul cineocchio (l’uso della macchina da presa per esplorare il mondo). Quando ciò accade all’interno di una stessa grande città, come è il caso di Roma, in Orecchie di Alessandro Aronadio, una delle migliori uscite del 2016 da poco in dvd (edizioni CG Entertainment), ciò crea un rimescolamento e uno spaesamento, specie se il tessuto connettivo principale del film sembra quello della dispersa e periferica Street Art romana. Molti tra gli stessi romani ancora non sembrano infatti consapevoli di vivere in uno dei centri mondiali più ricchi per quantità e qualità di opere di Street Art. Ed è paradossale che a proporre questa inedita visione di Roma ci pensi un film in bianco e nero e per buona parte girato in un inconsueto formato verticale (memore forse di Mommy di Xavier Dolan). Accade così che immagini appartenenti a diverse periferie, distanti tra loro parecchi chilometri, inizino a dialogare nel continuum spazio temporale di un film di formazione, quasi a comporre una grammatica del disorientamento e del ritrovamento. Due tra i vari graffiti citati nel film meritano una menzione particolare: quello dello street artist spagnolo Escif a Torpignattara, che rappresenta un grande orecchio e sembra fatto apposta per la pellicola, e quello del cosiddetto Bambino redentore dell’artista francese Seth a Tor Marancia, che diventa chiave di lettura del percorso di progressivo abbandono dell’infanzia da parte del protagonista. Il film descrive infatti, con surreale comicità, la possibile liberazione di un precario professore di filosofia in crisi dai fastidiosi acufeni e da un’ancora più tormentante paralisi esistenziale: un glorioso inetto sveviano o un Ulisse joyciano trapiantato in una a tratti esilarante commedia romana. Il contrappunto visivo della Street Art non si sa se contribuisca al caos del protagonista o a indicargli invece, nel segno della bellezza, che un altra città, un altro mondo è possibile.

ART E DOSSIER N. 353
ART E DOSSIER N. 353
APRILE 2018
In questo numero: CORPI DI PASSAGGIO Jenny Saville: materia in disfacimento. Leon Golub: la violenza del potere. Pompier: bellezza come intrattenimento. Roma repubblicana: il volto verista. PAGINA NERA Come sta il ponte di Bassano? IN MOSTRA Il figurativo inglese a Londra; Nascita di una nazione a Firenze; Impressionismo e avanguardie a Milano; Gaudenzio Ferrari in Piemonte; Bellini e Mantegna a Venezia.Direttore: Philippe Daverio