XXI secolo
Intervista a Barbara Jatta,
direttore dei Musei Vaticani

LA BELLEZZASALVERÀ IL MONDO

Dal 1° gennaio 2017 Barbara Jatta è il primo direttore donna dei Musei Vaticani. Il bilancio di quest’anno, l’eredità di chi l’ha preceduta, i progetti futuri sostenuti da un forte entusiasmo, disciplina ed esperienza sono alcuni dei punti salienti del suo racconto ad “Art e Dossier”.

Marco Bussagli

Da poco più di un anno, Barbara Jatta, storica dell’arte specializzata nello studio del disegno e dell’incisione, siede sullo scranno di direttore dei Musei Vaticani. “Art e Dossier”, e chi scrive, hanno dedicato, già negli anni scorsi, un’intervista alle personalità che si sono succedute in questo importante incarico per capire quali siano le dinamiche culturali a cui guarda il più alto responsabile di questa straordinaria collezione di capolavori d’arte, unica al mondo. Così, su queste pagine, si sono raccontati Francesco Buranelli, direttore dal 1996 al 2007 e Antonio Paolucci che ha guidato i Musei Vaticani dal 2007 al 2016. Adesso è il momento di Barbara Jatta, prima donna a ricoprire questo incarico, la cui dicitura, però, rimane quella di «direttore» perché questa è la denominazione del dicastero. Sposata, con tre figli, affabile, gentile, solare, di grande fascino, Barbara Jatta è, felicemente, quanto di più lontano si possa immaginare dal polveroso cliché dello studioso pedante e da quello dell’austero direttore, pur avendo al suo attivo un curriculum scientifico e professionale di tutto rispetto. Laureata presso l’Università La Sapienza di Roma, dopo varie specializzazioni in Italia e all’estero, con tirocini in Inghilterra, Portogallo e negli Stati Uniti, dal 1981 al 1996 ha collaborato con quello che oggi è l’Istituto centrale della Grafica di Roma, prima come restauratrice e, poi, quale storica dell’arte impegnata nella catalogazione dei fondi di disegni, incisioni, xilografie e litografie dell’ente. 

Titolare dal 1994 del corso di Storia delle tecniche e delle arti grafiche presso l’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli, dal 1996 è stata responsabile del Gabinetto delle stampe della Biblioteca Apostolica Vaticana presso la quale era anche membro della Commissione mostre, della Commissione accessioni, della Commissione acquisti e della Commissione delle catalogazioni. Ha collaborato e organizzato personalmente diverse mostre e ha partecipato a numerose imprese editoriali nel campo della storia della grafica e dell’arte. L’8 settembre del 2010 il Santo Padre Benedetto XVI l’ha nominata curatore delle stampe presso la Biblioteca Apostolica Vaticana. Poco meno di sette anni più tardi, il 1° gennaio 2017, Papa Francesco l’ha scelta per guidare i Musei Vaticani. 

Gentile direttore, la sua nomina risale al 1° gennaio 2017. Può farci un consuntivo di questo primo anno di lavoro? 

Positivo. L’esperienza di questo primo anno di lavoro è stata molto positiva, soprattutto mi ha fatto piacere come sono stata accolta… non voglio dire con affetto, ma certo con grande disponibilità da tutto il personale, dai tecnici di laboratorio, dagli storici dell’arte. Insomma un bilancio decisamente positivo. 

La sua nomina a direttore dei Musei Vaticani ha molto colpito perché lei è la prima donna a ricoprire questo ruolo. Tuttavia, la sua vita professionale si è svolta ed è cresciuta fra i codici della Biblioteca Vaticana. Cosa ha portato con sé della sua precedente esperienza? 

Beh, prima di tutto, il rigore, la serietà, l’impegno a cui mi ha abituato il mio precedente ruolo; ma anche l’entusiasmo e l’amore per questo nuovo incarico che, di fatto, già profondevo nella mia precedente esperienza. Poi, il gusto per la ricerca e l’indagine scientifica che caratterizza entrambe le attività. 

L’eredità della direzione lasciata dal professor Antonio Paolucci è sicuramente un’eredità illuminata. Cosa ritiene sia necessario conservare della precedente impostazione e cosa pensa vada modificato? 

Il professor Paolucci ha fatto un lavoro straordinario. La sua direzione ha avuto come cifra caratterizzante quella dell’attenzione alla valorizzazione della collezione museale e alla didattica e, dunque, mi sento di seguitare nello stesso solco. Poi, naturalmente, siamo persone diverse, ciascuna con le proprie idee. 

Ho tanti progetti in testa che spero di realizzare. Ecco, una differenza può essere che il professor Paolucci, quando prese la direzione dei Musei Vaticani, aveva già una lunga esperienza nello Stato, come soprintendente, come ministro dei Beni culturali. Io, invece, non ho avuto questo tipo di esperienze, ma posso vantare il fatto che, lavorando in Biblioteca, già prima di arrivare a occupare questo posto, avevo accumulato una lunga consuetudine con l’ambiente vaticano e una profonda conoscenza dei suoi meccanismi di gestione e delle sue dinamiche. Uno dei punti qualificanti della mia direzione è quello della messa online di tutta la collezione. 

Siamo già a buon punto. Tutto il Gregoriano Profano è in rete, tutta la Pinacoteca è in rete e via di questo passo. La mia intenzione è, però, quella di rendere fruibili anche le opere che sono nei depositi.


Barbara Jatta e sullo sfondo la cupola di San Pietro a Roma.