L’ORIGINE E LA FINEDELL’IMPERO AZTECO

Agli Aztechi si deve la costruzione del più potente e importante Stato dell’antica Mesoamerica,

l’area archeologico-culturale che andava dalle regioni semidesertiche del Messico centro-settentrionale alle foreste pluviali dell’Honduras e della penisola di Nicoya in Costa Rica. 

Molte culture e civiltà si sono succedute nella Valle del Messico (abitata fin dall’11 - 12.000 PP - Prima del Presente, secondo le stime più prudenti) e nell’Altopiano Centrale dopo il lungo e lento passaggio dalla caccia e raccolta all’agricoltura. 

Durante il Preclassico Antico (2500 - 1200 a.C.) e Medio (1200 - 400 a.C.) (in questo testo si fa sempre riferimento solo alla cronologia dell’Altopiano Centrale) nelle regioni a Est, Sud e Ovest della Valle del Messico si erano formati diversi villaggi. In due di questi, a Tlapacoya e a Tlatilco, si fece sentire l’influenza olmeca, la “madre” delle culture mesoamericane. 

Successivamente, soprattutto nel Tardo Preclassico (400 a. C. - 200 d.C.), tra i centri della Valle del Messico si affermò Cuicuilco, una città situata vicino alla sponda sudoccidentale del lago che alla fine del Tardo Preclassico arrivò ad avere ventimila abitanti. 

Tuttavia tra il 245 e il 315 d.C., secondo recenti datazioni che hanno imposto di cambiare radicalmente lo scenario dei primi decenni del Periodo Classico (200 - 650 d.C.), Cuicuilco fu sommersa da una colata di lava dello spessore di una decina di metri.


La fondazione di Tenochtitlan, dal Codex Mendoza, f. 2r; Oxford, University of Oxford, Bodleian Libraries.
Al centro di uno spazio quadripartito, che rappresenta i quattro quartieri dell’isola-città e i quattro quadranti del piano orizzontale, è disegnata un’aquila sul glifo della città (il Fico d’India sulla Pietra). I cinquantuno anni del regno di Tenoch scorrono lungo i bordi del foglio. In alto a sinistra l’anno «2 Casa», che corrisponde al 1325.


I guerrieri della società azteca divisi per funzione e ruolo, dal Codex Mendoza, f. 67r; Oxford, University of Oxford, Bodleian Libraries.

Nel frattempo sul versante opposto della Valle del Messico, a circa quindici chilometri dalla sponda nord-orientale del lago di Texcoco in una zona decisamente meno ricca di piogge, era nata Teotihuacan, che verso il 150 d.C. arrivò ad avere una popolazione di sessanta-ottantamila abitanti. 

Anche se non è noto quali fossero i rapporti tra Cuicuilco e Teotihuacan, è evidente che dopo il 245 e il 315 d.C., la seconda si trovò spianata la strada per imporre il suo dominio su tutta la Valle del Messico e le aree adiacenti e per utilizzare questa posizione di forza per affermare la sua egemonia sul resto della Mesoamerica.


Malinalco: Edificio I.
Per quanto questa città fosse lontana da Tenochtitlan, aveva un centro cerimoniale che assunse importanza durante il regno di Motecuhzoma Xocoyotl. Probabilmente era utilizzato per i riti d’iniziazione dell’élite azteca.


La piramide di stile mexica di Tenayuca, un piccolo centro della Valle del Messico non lontano da Tenochtitlan.

Nel momento del suo apogeo Teotihuacan era la sesta città al mondo: aveva una popolazione di circa centoventicinquemila abitanti e si estendeva per ventidue chilometri quadrati. 

Tuttavia, verso il 650 d.C. il centro cerimoniale di Teotihuacan fu distrutto e incendiato con una ferocia implacabile. 

Successivamente nell’Altopiano Centrale, nell’Epiclassico (650-900 d.C.) si svilupparono alcune città che per qualche tempo arrivarono a diventare potenze regionali: Xochicalco e Cacaxtla. 

Nei primi secoli del Postclassico (900- 1519) il vuoto di potere causato dalla fine di Teotihuacan e delle potenze regionali dell’Epiclassico fu colmato da Tula, una città situata nella zona meno fertile dell’Altopiano Centrale, dieci-venti chilometri oltre il limite settentrionale della Valle del Messico.


Teotihuacan, veduta parziale della Strada dei Morti dalla piazza della Piramide della Luna.

Veduta aerea dei resti del centro cerimoniale di Tlatelolco, Città del Messico.
Tlatelolco (“Il Luogo del Cumulo di Terra”) era la città gemella di Tenochtitlan. Fu fondata secondo la tradizione nel 1338 (secondo altri nel 1358) da un gruppo di Mexica, che, essendo scontenti della ripartizione delle terre fatta a Tenochtitlan, si erano spostati sul lato settentrionale dell’isola. Anche se aveva un grande centro cerimoniale con grandi piramidi come la città vicina, Tlatelolco si distingueva da Tenochtitlan per il suo immenso mercato dove dalla Valle del Messico e dagli angoli più lontani della Mesoamerica si veniva a comprare e a vendere di tutto.


Gli avvenimenti dell’anno 10 Coniglio quando Ahuitzotl (rappresentato nel fardo funerario) muore e gli succede Motecuhzoma Xocoyotl (1502-1520), dal Codex tellerianus-remensis (XVI secolo), f. 41r; Parigi, Bibliothèque Nationale de France.

Per circa due secoli, dal 950 al 1150, Tula esercitò una netta egemonia sull’Altopiano Centrale e su buona parte della Mesoamerica. 

Verso il 1370 si affermò una Triplice Alleanza formata da Colhuacan, Coatlinchan e dalla città tepaneca di Azcapotzalco in una posizione prevalente. 

Nel frattempo, nel 1325, secondo fonti in cui storia e mito si confondono, i Mexica avevano fondato Tenochtitlan. Nel 1428 Azcapotzalco fu sconfitta e saccheggiata dai Mexica di Tenochtitlan e dai Culhua di Texcoco, che per ragioni di equilibrio crearono subito dopo una nuova Triplice Alleanza con la città tepaneca di Tlacopan. Con questa alleanza, che segnò la nascita dell’impero azteco, i Mexica fecero il loro ingresso sulla scena della grande politica mesoamericana.

Con la vittoria su Azcapotzalco, “ipso facto”, Tenochtitlan si trovò a dominare non solo la città rivale ma anche tutti i territori che erano sottoposti alla precedente Triplice Alleanza e che comprendevano tutta la Valle del Messico e vaste regioni dell’Altopiano Centrale. In un primo tempo, tuttavia, gli imperatori aztechi furono impegnati a stroncare le velleità delle città che volevano approfittare della caduta della capitale tepaneca per rendersi “indipendenti” e solo successivamente furono in grado di organizzare una spedizione vittoriosa nell’attuale Stato del Guerrero. 

Negli anni successivi la politica del consolidamento e dell’espansione fu seguita anche da Motecuhzoma Ilhuicamina, che tra il 1458 e il 1468 riuscì a sottomettere la vicina e potente Chalco e vaste ragioni della Costa del Golfo e della Mixteca. Molto brillante fu, in un primo momento, il regno di Axayacatl che conquistò la regione di Toluca. Il suo più grande successo, tuttavia, fu l’“annessione” di Tlatelolco a seguito di un conflitto scoppiato per oscuri motivi. Tuttavia nel 1479 Axayacatl fu nettamente sconfitto dai Taraschi, che, in condizioni di superiorità numerica, fermarono per sempre le mire degli Aztechi verso Occidente. 

Dopo il breve regno di Tízoc (1482- 1486), che non brillò molto per le sue imprese militare e che essendo poco “desideroso di ingrandire la gloria messicana” fu aiutato a morire “con un qualche boccone”, fu incoronato Ahuitzotl (1487- 1502). Con lui la spinta espansionistica degli Aztechi riprese vigore. Secondo il Codex Mendoza furono conquistate quarantacinque città e vaste regioni degli attuali Stati del Guerrero e dell’Oaxaca, e furono raggiunti l’istmo di Tehuantepec e il Soconusco (il versante pacifico dell’attuale Chiapas).


Motecuhzoma Xocoyotl incontra Cortés, dal Lienzo de Tlaxcala, tav. 11.


Antonio Rodriguez, Ritratto di Motecuhzoma Xocoyotl (seconda metà del XVII secolo); Firenze, Palazzo Pitti, Tesoro dei Granduchi.

Dopo Ahuitzotl, il 15 luglio 1503 fu incoronato Motecuhzoma Xocoyotl, che era figlio di Axayacatl e che allora aveva trentacinque anni. Nel campo della politica estera seguì le orme dei suoi predecessori conquistando o riconquistando quarantaquattro città, soprattutto nella Costa del Golfo, nel Pacifico e nell’Oaxaca. In quello della politica interna avviò una serie di riforme radicali che tendevano a portare alla realizzazione di un vero Stato assoluto, analogo a quelli del Vecchio Mondo (Graulich, 1994). 
Con una singolare convergenza, le fonti indigene e quelle spagnole lo presentano «come una sorta di Amleto tropicale, schiacciato da un fato ineluttabile, che trasforma un sovrano accecato dall’orgoglio e da una folle “hybris” in un pavido irresoluto, che si lascia “ipnotizzare” da Cortés, dai presagi che ne annunciano l’arrivo e dalla convinzione che i “conquistadores” siano gli emissari di Quetzalcoatl» (Aimi, 2002). Questo racconto, tuttavia, è smentito da recenti ricerche, che hanno dimostrato che esso è il risultato della convergente riscrittura della storia dei sacerdoti aztechi e dei soldati spagnoli.

Alcuni personaggi della corte di Motecuhzoma Xocoyotl incontrano Cortés, dal Codex florentinus III, f. 425r; Firenze, Biblioteca Medicea Laurenziana. L’incontro avviene sulle montagne tra il Popocatepetl e l’Iztaccihuatl, i vulcani che dominano il versante orientale della Valle del Messico.


Morte di Motecuhzoma Xocoyotl, dal Codex florentinus III, f. 447v; Firenze, Biblioteca Medicea Laurenziana.

Infatti, mentre i secondi dovevano giustificare una serie di azioni contrarie alle stesse leggi dei re cattolici, i primi si opponevano alle riforme di Motecuhzoma, che voleva togliere autonomia alle città conquistate e creare uno Stato assoluto e centralizzato. 

Alla vigilia del confronto con gli Spagnoli l’impero azteco controllava un’area di circa duecentomila chilometri quadrati nella quale vivevano circa cinque-sei milioni di persone (Sanders, 1981: 194). Nonostante le sue dimensioni e nonostante le riforme che Motecuhzoma Xocoyotl cominciava ad avviare, era ancora priva degli elementi più importanti degli imperi del Vecchio Mondo: un ceto burocratico professionale e un esercito professionale permanente e sufficientemente numeroso da mantenere il controllo diretto del territorio. 

Soprattutto era uno Stato giovane che non aveva amalgamato le città e le etnie conquistate e che aveva nemici in alcuni casi molto, molto agguerriti. Particolarmente grave era la situazione della vicina Valle di Puebla, dove erano rimaste indipendenti le città di Cholula e di Huejotzinco e la confederazione di Tlaxcala. Motecuhzoma Xocoyotl, sfruttando la loro rivalità, era riuscito a far entrare Cholula nell’orbita della Triplice e a neutralizzare per qualche tempo Huejotzinco, ma la cosiddetta “repubblica” di Tlaxcala, pur circondata da territori soggetti alla Triplice Alleanza, era riuscita a resistere, coltivando un rancore sempre crescente conto i Mexica. 

Nella sua marcia verso Tenochtitlan Cortés si rese conto di questo rancore e riuscì a portare Tlaxcala dalla sua parte. 

A seguito di questa alleanza, a partire dal settembre del 1519 migliaia di guerrieri Tlaxcaltechi furono al fianco degli Spagnoli in ogni fase della Conquista. 

In un primo tempo, dall’entrata degli Spagnoli a Tenochtitlan (8 novembre 1519) fino al massacro del Toxcatl (14 maggio 1520, secondo le fonti indigene) si creò una curiosa situazione che, grazie alla cattura di Motecuhzoma Xocoyotl, consentiva a Cortés di controllare l’impero azteco senza interferire in modo particolarmente significativo nella struttura della società e della vita quotidiana. 

Dopo questa strage, tuttavia, scoppiò una guerra senza quartiere. In un primo tempo gli Spagnoli furono costretti ad abbandonare Tenochtitlan e a rifugiarsi a Tlaxcala, ma nel maggio del 1521, dopo essere riusciti a portare al loro fianco altre città della Valle del Messico, diedero l’assalto alla capitale dei Mexica.  Tenochtitlan, dopo una strenua resistenza, si arrese ai “conquistadores” il 13 agosto 1521 e l’ultimo imperatore azteco, Cuauhtemoc, fu catturato e portato davanti a Cortés che, dopo averlo trattato in un primo tempo con grande rispetto, lo fece poi impiccare nel 1525 durante la spedizione verso l’Honduras perché gli erano arrivate voci che fosse coinvolto in un progetto di rivolta.


Scuola spagnola, Conquista di Tenochtitlan (XVII secolo).

La Conquista: com’è stato possibile?

A cinquecento anni di distanza la Conquista del Messico non cessa di affascinare perché la storia di un pugno di circa cinquecento avventurieri che si fanno padroni di un impero con cinque-sei milioni di abitanti è un grande racconto di epica. 

Questo racconto è noto da tempo attraverso la penna dell’indiscusso protagonista della storia: Hernán Cortés, che a volte parla in prima persona nel corso stesso degli avvenimenti e che a volte parla attraverso la penna di López de Gómara, il suo cappellano privato, o quella di Bernal Díaz del Castillo, che, seguendo vie che probabilmente non si chiariranno mai, riuscì a utilizzare come prestanome. E Cortés, sicuramente, era un abilissimo scrittore e un eccezionale antropologo “ante litteram”, nonché un assassino freddo e senza scrupoli, che oltre ai noti massacri commessi nel corso della Conquista (dettaglio non marginale), molto probabilmente ammazzò anche la prima moglie. 

Le tappe di quest’ultima sono note (Thomas, 1994). Quello che finora non ha trovato spiegazioni plausibili e coerenti è l’atteggiamento degli Aztechi davanti all’avanzata spagnola e, in particolare, l’atteggiamento di Motecuhzoma Xocoyotl. 

Fino a qualche tempo fa, si davano queste chiavi di lettura: 1) gli Aztechi aspettavano la venuta dei discendenti di un sovrano mitico che nel passato aveva lasciato l’Altopiano Centrale raggiungendo la Costa del Golfo per immolarsi su un rogo e trasformarsi “nella Stella del Mattino”; 2) questo sovrano era «1 Canna» Topil Quetzalcoatl, che in parte si sovrappone e coincide col dio omonimo; 3) da questo grande sovrano derivava la legittimità del loro potere; 4) gli Spagnoli furono ritenuti gli inviati degli eredi di questo sovrano; 5) la loro venuta implicava necessariamente che a essi fosse devoluto lo Stato. 

Questa interpretazione, per quanto già rifiutata globalmente con obiezioni incontestabili da Eulalia Guzmán (1958) e Susan Gillespie (1989) e messa in discussione da molti altri su aspetti non marginali, aveva continuato a sopravvivere perché la visione dei vinti curiosamente finiva per sostenere quella dei vincitori. 

Tuttavia, l’analisi condotta da chi scrive in La “vera” visione dei vinti: la conquista del Messico nelle fonti azteche (2002) ha dimostrato che: 1) se si “leggono” i presagi della Conquista, l’unico elemento sfuggito alla censura dei cronisti e all’autocensura degli informanti, dimostra che la fine dell’impero azteco è attribuita a Tezcatlipoca (“Specchio Nero che Fuma”, la più importante divinità azteca) e non a Quetzalcoatl, del quale gli Aztechi non aspettavano affatto il ritorno; 2) l’associazione tra gli Spagnoli e Quetzalcoatl è una geniale invenzione di Cortés, che, durante la stessa Conquista, percepisce che alcune correlazioni astronomiche, calendariali e geografiche lo associano a Quetzalcoatl e approfitta di questa associazione per nascondere le sue violazioni delle stesse leggi spagnole; 3) successivamente, “post factum”, quando comincia la riflessione indigena sulla Conquista, gli eredi degli esponenti della casta sacerdotale ostili a Motecuhzoma la fanno propria per gettare sull’imperatore tutte le “colpe” del disastro.


Leandro Izaguirre, Il supplizio di Cuahtemoc (1893); Città del Messico, Museo Nacional de Arte.
Cortés fa bruciare i piedi di Cuauhtemoc e di Tetlepanquetzatl, re di Tlacopan, per costringerli a dire dove erano stati nascosti gli ori della città. Riferisce Francisco López de Gómara, il cronista che fu cappellano di Cortés, che Cuauhtemoc, di fronte ai lamenti di Tetlepanquetzatl, l’abbia guardato con dispezzo dicendo: «Credi forse che io sia in un posto di piacere o in un bagno?».

ARTE AZTECA
ARTE AZTECA
Antonio Aimi
La nascita, lo sviluppo del più grande impero della Mesoamerica e la sua tragica fine per mano degli spagnoli nel XVI secolo. La storia di una civiltà vissuta più di duemila anni, complessa e ancora oggi misteriosa per il suo sistema sociale, la sua lingua e la sua cultura. Le vicende di un popolo antichissimo che ha immaginato forme artistiche e tecniche che hanno influenzato profondamente anche l’Occidente. Questo dossier racconta l’arte degli Aztechi dall’architettura dei grandi templi piramidali alla ceramica e all’oreficeria, passando per la grande varietà di sculture legate alle credenze religiose, alla mitologia, al simbolismo cosmico e alla peculiare visione del mondo di quel popolo.