Una sorta di “staffetta” fra i due: Traiano, l’“optimus princeps”(come lo definì ufficialmente il senato) che, con le sue guerre quasi incessanti, porta l’impero al massimo dell’espansione (quasi sei milioni di chilometri quadrati); Adriano che, soprattutto con i suoi viaggi e sopralluoghi, procede alla necessaria riorganizzazione. Una schematizzazione non priva di fondamento, che però non deve indurci a un eccesso di semplificazione come il seguente: a Traiano il guerriero tiene dietro, in maniera indolore, Adriano il pacifista.
Vediamo. È vero che fra Traiano e Adriano, che erano anche legati da rapporti di parentela (Traiano era lo zio), il legame era divenuto particolarmente stretto fin da quando, nell’86 d.C., il primo aveva adottato il secondo, che aveva dieci anni: era morto il padre di cui aveva preso per intero il nome, Publio Elio Adriano. Più tardi, c’era stata l’esperienza sul fronte renano, dove i due si trovavano insieme nel momento in cui il saggio imperatore Nerva, dopo un breve regno (96-98 d.C.), era morto lasciando Traiano suo erede. Inoltre, certamente Traiano stesso apprezzava tutte le doti del suo pupillo: capacità di comando nell’amministrazione e nell’esercito, grande cultura, spiccato interesse per le arti figurative e soprattutto per l’architettura.