IL GIARDINO DELL’ARTISTAE I SUOI ULTIMI ANNI

Il 26 gennaio del 1917 Sorolla era stato invitato da Alfonso XIII a Lachar (Granada) a una caccia sulle terre del conte di Benalúa,

subito annullata per le cattive condizioni del tempo. Così ne aveva approfittato per recarsi a Granada e dipingere nuove vedute dell’Alhambra, del Generalife (residenza estiva dei sultani di Granada) e della Sierra Nevada. Anche questa terra del Sud lo aveva colpito come l’Andalusia. Ci era andato quattro volte, nel 1902, 1909, 1910, 1917, dipingendo nei diversi soggiorni quarantasei paesaggi. 

Era entrato nel “milieu” delle persone più in vista di Granada, e la sua presenza sin dal 1909 era stata segnalata dalla critica su diverse testate giornalistiche. In un’intervista del 23 novembre di quell’anno l’artista spiegava il carattere della città come la vedeva lui: «Esistono due Granada […], una Granada femminile, deliziosa, squisita; la Granada delle bifore, degli orticelli, dei patii colmi di vasi di fiori, dei piccoli dettagli; e c’è un’altra Granada, virile, grande, sublime che vedo dappertutto, ma senza sapere dove si trovi, che tuttavia esiste e forse è l’insieme di questa imponente catena montuosa e di questa pianura sconfinata». I paesaggi di Granada dipinti da Sorolla mostrano questo doppio carattere, grandioso nelle vedute montuose innevate della Sierra Nevada, poetico nei patii e giardini dell’Alhambra o nelle varie strade della città con case colorate e ricca vegetazione (Patio de Comares, Alhambra, Granada; Fontana e giardino dell’Alcazaba, Granada, entrambi del 1917). 

La visione di tanti giardini sparsi per la Spagna, da Granada a Siviglia a Segovia, invogliano l’artista a crearne uno suo, nella propria casa di Madrid. Un “giardino alla spagnola”, in stile moresco, come quelli che allora andavano di moda. Molti erano stati ideati dall’ingegnere idraulico e forestale francese Jean Claude Nicolas Forestier (1861-1930), giunto in Spagna nel 1911, dopo aver lavorato a diverse realtà parigine. Sorolla lo ospita, con tutta probabilità, nella sua casa di Madrid nell’ottobre 1911, secondo quanto riporta Luis de Errazu in una lettera del 25 ottobre di quell’anno.


Patio de Comares, Alhambra, Granada (1917); Madrid, Museo Sorolla.


Prendendo il tè (1918); Madrid, Museo Sorolla.

I due devono essersi scambiati molte idee sui giardini, dalla loro progettazione al valore storico alla tutela. Parlano certamente di quello in corso d’opera nella casa dell’artista, che si era avvalso, nel concepirlo, di un ricco materiale tra disegni, bozzetti, dipinti e fotografie raccolti in tanti viaggi. 

Il giardino circondava e illuminava la nuova casa costruita nel 1909-1910 con i ricchi proventi delle mostre americane, sui terreni dell’odierno paseo General Martínez Campos, una zona in espansione battuta da artisti e intellettuali. Una villa borghese dell’epoca con spazi comunicanti tra loro ma indipendenti e tre studi contigui. Da ogni angolo dell’edificio, sede oggi del Museo Sorolla, si aprivano spazi verdi, logge, archi, cortili, rotonde, portici e patii, per illuminare gli interni. Il “giardino d’artista” in stile neo-spagnolo aveva un carattere intimo e famigliare, serviva a riposo, salute, lavoro e rappresentanza come un “salotto all’aperto”. 

Realizzato in circa sette anni, dal 1910 al maggio 1917, con un processo lungo e vari interventi, era ispirato ai giardini andalusi, con fontane, piastrelle smaltate decorate (“azulejos”), colonne, statue, alberi da frutta e piante ornamentali rare portate dall’Andalusia. L’artista ne seguiva la creazione riproducendo, tra il 1918 e il 1920, ogni angolo, i magnifici roseti, le violacciocche, i cespugli fioriti (Il giardino di casa Sorolla, circa 1918; Prendendo il tè, 1918). Clotilde in giardino è immortalata come una moderna signora vestita di bianco seduta su una poltrona di vimini tra violacciocche rosate, i piedi appoggiati a un muretto, un grande cappello di paglia. Le scene dipinte, oltre sessanta, sono spesso precedute da fotografie, che ci restituiscono un diario per immagini della vita dell’artista.

Soddisfatto, nel 1917 Sorolla invia una fotografia del giardino finito al mecenate e amico Huntington suggerendogli di farne uno simile nella sede della Hispanic Society of America. 

Proprio in quel giardino l’artista passa gli ultimi anni di vita, continuando a viaggiare e a dipingere. Tornato a Madrid nel febbraio 1917, dopo il soggiorno a Granada, è nominato membro dell’Alto comitato creato per organizzare l’Esposizione nazionale di Belle arti da inaugurarsi a maggio nel palazzo del Buon Ritiro. 

Gli nasce un nipotino, Francisco Pons Sorolla e, tra la primavera e l’autunno, dipinge ben diciassette ritratti, tra cui quello, intenso, malinconico, di Joaquín Sorolla García seduto. Il figlio venticinquenne, studente a Londra, è ritratto, seduto in poltrona, come un “gentleman” inglese, elegante, i guanti, il soprabito, lo sguardo pensoso e malinconico.


Il giardino di casa Sorolla (1918); Madrid, Museo Sorolla.


Fontana e giardino dell’Alcazaba, Granada (1917); Madrid, Museo Sorolla.

Joaquín Sorolla García seduto (1917); Madrid, Museo Sorolla.


Clotilde in giardino (1920); Madrid, Museo Sorolla.

L’artista passa l’estate a San Sebastián, località turistica nei paesi baschi, dove ha una villa sulle pendici del monte Igueldo nella regione di Guipúzcoa. Lì continua a dipingere paesaggi “en plein air” come Il molo di San Sebastián realizzato nel 1918, molto impressionista, con qualche esito macchiaiolo. Nominato membro del Comitato del Museo di arte moderna di Madrid e presidente d’onore del primo Congresso spagnolo di Belle arti, organizzato dall’Associazione di pittori e scultori della città, nel mese di marzo si reca a Siviglia, dove dipinge dodici “impressioni” del grande giardino dell’Alcázar (Il bacino dell’Alcázar di Siviglia, 1918). 

L’anno seguente viaggia senza sosta in diverse località spagnole per dipingere nuovi scenari. Spesso lo accompagnano gli allievi Alfredo Carreras ed Emilio Varela. Continua a inviare dipinti ad importati rassegne come Goya e l’arte spagnola, aperta in primavera a Parigi e in estate a Bordeaux. Deve anche concludere gli ultimi pannelli per l’Hispanic Society of America, e si reca a Siviglia e in Andalusia sino ad Ayamonte, con l’allievo Santiago Martínez, per realizzare l’ultimo e più bel dipinto: Ayamonte. La pesca del tonno. Il 29 giugno concluderà l’intero ciclo con i complimenti del re. Ormai Sorolla è ammirato e celebrato in tutta Europa e negli Stati Uniti. 

Completato il lavoro per l’Hispanic Society of America, soggiorna per un certo periodo a Maiorca e a Ibiza, con la moglie e la figlia Elena, per rimettersi dalle fatiche. Nella seconda località dipinge I contrabbandieri (1919) per un altro collezionista americano, Thomas Fortune Ryan: una visione del Mediterraneo, in cui la pittura sembra farsi meno nitida in una fusione di forme, colore e luce, quasi fauve. 

Tornato a Madrid, il 27 giugno 1919 accetta l’incarico come professore per l’insegnamento di Colore e composizione all’Accademia di Belle arti di San Fernando. Nel 1920 alterna insegnamento e pittura facendo vedute del suo giardino e ritratti di membri dell’Hispanic Society of America, cui avrebbe dovuto consegnare i quattordici pannelli finiti con la Visione della Spagna. La partenza in nave per New York era già stata programmata per il mese di ottobre. Ma Sorolla è colpito da un’emorragia cerebrale proprio in quel giardino tanto amato mentre lavorava al Ritratto della signora Pérez de Ayala. 

Il marito della donna descrive quei momenti drammatici: «Era una bella, tiepida mattina madrilena del mese di giugno e Sorolla dipingeva nel suo giardino il ritratto di mia moglie, mentre io gli stavo accanto e lo osservavo. Eravamo solo noi tre, sotto un frondoso pergolato. A un certo punto egli si alzò e si avviò verso lo studio. Nel salire le scale, cadde». Marito e moglie accorrono in suo aiuto. Il pittore, nonostante il malore, si rimette a dipingere: «Diede quattro pennellate, larghe e incerte, disperate, poi quattro urli muti, come se fosse già sulla soglia dell’altra vita. […] “Non posso” mormorò con le lacrime agli occhi». 

La sua malattia durerà ancora tre anni impedendogli di lavorare. Sarà il figlio a portare i pannelli con la Visione della Spagna in America. E lui, Sorolla, morirà il 10 agosto 1923 a Cercedilla, piccolo villaggio della Sierra di Madrid, nella casa della figlia María, circondato da moglie, figli, il genero Francisco Pons Arnau e l’allievo Fernando Viscaí. L’amico Mariano Benlliure prende l’impronta del volto per la maschera facciale e della sua mano destra. L’artista viene sepolto con grandi onori nella cappella di famiglia nel cimitero di Valencia. 

La moglie nel testamento, fatto due anni dopo, lascerà tutti i suoi beni, con migliaia di opere del marito e novecentottantotto lettere (pubblicate nel 2008 e 2009), allo Stato spagnolo per fondare la Casa-Museo Sorolla, che ancora oggi si può visitare a Madrid, in paseo del General Martínez Campos 37. Il museo vedrà la luce l’11 luglio 1932 e avrà come primo direttore il figlio del pittore sino alla sua scomparsa nel 1948.


Il bacino dell’Alcázar di Siviglia (1918); Madrid, Museo Sorolla.


Il molo di San Sebastián (1918); Madrid, Museo Sorolla.


I contrabbandieri (1919). Questa tela suggestiva, dai timbri quasi fauve, dipinta a Ibiza tra agosto e settembre 1919, dopo la Visione della Spagna, era stata ordinata a Sorolla nel 1913 da Thomas Fortune Ryan, soprannominato il “re del tabacco” .

SOROLLA
SOROLLA
Maurizia Tazartes
Uno dei talenti migliori della pittura impressionista è il finora poco conosciuto (ma decisamente in crescita, tanto che la National Gallery di Londra gli dedica ora una grande mostra) Joaquín Sorolla, spagnolo di Valencia (1863-1923), disegnatore prodigioso fin da bambino. Si forma in Spagna, poi a Roma e a Parigi. Torna in Spagna a ventisei anni e nel suo studio madrileno (e con alcuni soggiorni in Francia) dà forma al “luminismo” che ne caratterizza la pittura: una luce abbagliante costruita con una tavolozza chiara, una pennellata rapida e sicura di sé che gli valsero un successo enorme soprattutto negli Stati Uniti. I suoi soggetti spaziano dal paesaggio mediterraneo al ritratto, dalle scene domestiche e paesane ai bagnanti e soprattutto a meravigliosi giardini carichi di fiori.