L’AVVENTURA AMERICANA
E L’INCARICO DELLA
VISIONE DELLA SPAGNA

Nel gennaio 1909 Sorolla affronta l’avventura americana.
Si imbarca per New York con la moglie e i figli Maria e Joaquín.

All’inizio di febbraio si inaugura la sua personale nella sede della Hispanic Society of America con trecentocinquantasei opere. 

Il successo è travolgente, maggiore che in Europa: centosessantanovemila visitatori in due mesi e ventimila cataloghi venduti, lunghe file all’ingresso e articoli sui quotidiani. L’esposizione, in forma ridotta, passa poi da New York alla Fine Arts Academy di Buffalo e alla Copley Society of Art di Boston. Il presidente degli Stati Uniti, William Howard Taft, gli commissiona, per la bella cifra di 3000 dollari, il suo ritratto e quello della moglie (conservati oggi al Taft Museum di Cincinnati). Il viaggio americano frutta all’artista la vendita di centonovantacinque opere per 181.760 dollari, oltre a una ventina di ritratti per committenti privati. In omaggio all’evento la Hispanic Society of America pubblica, nello stesso 1909, il libro Eight Essays on Joaquín Sorolla y Bastida, con articoli di Aureliano de Beruete, Leonard Williams e altri sei critici. 

Nei due anni successivi l’attività di Sorolla in Spagna è febbrile. Deve preparare un’altra mostra americana per il 1911. Continua perciò con le sue tematiche, spiagge valenciane, ritratti e giardini. A Valencia dipinge, nell’estate del 1909, quadri straordinari come Antonio García sulla spiaggia; L’ora del bagno; Le due sorelle; Il bagno del cavallo; Passeggiata sulla riva del mare e altri ancora. Il colore è sempre più fuso con la luce, le immagini più dinamiche, il taglio più fotografico, le scene naturali e dense di poesia.


Antonio García sulla spiaggia (1909); Madrid, Museo Sorolla.


Le due sorelle (1909); Chicago, Art Institute.

Il bagno del cavallo ha come protagonista un grande cavallo grigio che esce da un mare azzurro scintillante. 

Le tinte sono ormai molto chiare come nelle bellissime Due sorelle, una grande e una piccola, che si tira su la camiciola per non bagnarsi. L’apice di questa tendenza è Bambini sulla spiaggia, del 1910, in cui alcuni maschietti nudi e sodi si lasciano accarezzare dalle onde sulla battigia. Non mancano le passeggiate di moglie e figlie sul lungomare, eleganti nei loro abiti bianchi, i cappelli di paglia con fiori e nastri. 

L’Autoritratto del 1909, dedicato «a mi Clotilde», ci mostra un uomo maturo in veste di pittore, tavolozza in mano, cappello comprato a New York, sguardo sicuro. Ogni formalità sembra sparita. Moglie e figlie godono di un rinnovato benessere economico e psichico (Clotilde in abito da sera; Clotilde seduta in poltrona; Mia moglie e le mie figlie in giardino; tutti e tre del 1910).


Bambini sulla spiaggia (1910); Madrid, Museo Nacional del Prado.
Sorolla è un vero poeta dei bambini. Nessuno come lui ha saputo descriverne i corpi freschi e lucidi, le corse sulla spiaggia, la gioia fisica del sole e del mare, la bellezza e la freschezza.


Il bagno del cavallo (1909); Madrid, Museo Sorolla.

Autoritratto (1909); Madrid, Museo Sorolla.


Clotilde in abito da sera (1910 circa); Madrid, Museo Sorolla.

L’ultimo quadro è un omaggio all’impressionismo: le tre donne, luminose e solari, tracciate a tocchi e pennellate vivaci, si mescolano a piante e verdure del giardino in un’unica immagine fiorita. Sorolla rende le “sensazioni di luce”, di cui aveva parlato a proposito di Maria vestita da paesana valenciana.
L’artista si dedica anche ai paesaggi, raffigurando giardini e vedute urbane di Valencia, Siviglia e Granada, le spiagge di Zarautz e San Sebastián. Dipinge il proprio giardino con le rose (Giardino di casa Sorolla in calle Miguel Ánge 9, 1910). A Burgos, nell’inverno del 1910, si imbatte in una nevicata e la immortala in alcuni poetici oli, Arco e porta di Santa Maria. Burgos; La cattedrale di Burgos sotto la neve.


Mia moglie e le mie figlie in giardino (1910); Oviedo, Museo de Bellas Artes de Asturias, Collección Pedro Masaveu. Un momento di pace e relax nel giardino di casa Sorolla. Clotilde e le due figlie si godono aria e sole tra fiori e verzure. “Fiorite” anche loro, chiacchierano con ai piedi il fedele cagnolino. Riprese “en plein air”, sembrano vibrare come le foglie in un momento impressionista della pittura di Sorolla.

Alla fine del 1910 incontra a Parigi Huntington per decidere le date delle future mostre americane promosse dalla Hispanic Society of America. In quell’occasione gli viene proposta la realizzazione di un ciclo decorativo che rappresenti la Visione della Spagna per la biblioteca della stessa Società. Si trattava di realizzare una serie di pannelli di circa tre metri e mezzo di altezza per settanta di larghezza, che rappresentassero i diversi usi e costumi delle varie regioni della Spagna. Un progetto colossale, per 150.000 dollari, cui Sorolla si dedicherà con passione dal 1912 al 1919. 

Il 21 gennaio 1911 l’artista e la moglie partono per gli Stati Uniti passando per Parigi, da cui raggiungono l’Inghilterra dove il figlio Joaquín studiava. Arrivano a New York il 28 gennaio sulla nave Lusitania. Il 14 febbraio si inaugura all’Art Institute di Chicago l’esposizione personale Joaquín Sorolla y Bastida, che presenta sessantuno opere, tra cui alcune delle ultime. La mostra, che ha un notevole successo di pubblico e critica, il 22 marzo passa al City Art Museum di Saint-Louis (Missouri), che registra un gran numero di visitatori. Le vendite complessive a collezionisti e musei americani rendono a Sorolla 80.000 dollari. Molti anche i ritratti eseguiti, tra cui quello di Louis Comfort Tiffany, un artista statunitense, ripreso vestito di bianco con tavolozza e cavalletto nel suo giardino a Long Island. Il compenso per il dipinto, 800 dollari. 

Il ritorno dei due coniugi in Spagna avviene in maggio sul transatlantico Mauretania con le stesse modalità dell’andata, prima Inghilterra a salutare il figlio, poi Parigi, e infine Valencia a rivedere le figlie. L’estate a San Sebastián fornisce all’artista l’occasione di dipingere altre opere, tra cui La siesta, in cui le quattro donne sdraiate sono rese con materia di colore sciolto nella luce, quasi informale. A fine 1911 Sorolla, con i lauti compensi americani, può permettersi di trasferire casa e atelier in un nuovo importante edificio in costruzione in paseo del General Martínez Campos 37. Soddisfatto dei suoi successi, lavora a ritmi pazzeschi: «Sono affamato di pittura come non mai. La divoro. Scoppio. È proprio una cosa folle», scriveva a Clotilde.


La cattedrale di Burgos sotto la neve (1910); Madrid, Museo Sorolla.

Giardino di casa Sorolla in calle Miguel Ánge 9 (1910); Madrid, Museo Sorolla.


Louis Comfort Tiffany (1911); New York, Hispanic Society of America.

La realizzazione del ciclo Visione della Spagna obbliga Sorolla a girare tutto il paese per conoscere le caratteristiche di ogni regione e fissarle sulla tela. Era una vera sfida. Bisognava recarsi dappertutto per cogliere le atmosfere dei diversi luoghi, i volti degli abitanti, i paesaggi, alla «ricerca d’impressioni» da fissare nei dipinti. Un lavoro difficile e pesante, affrontato con scrupolo, ma che finirà per minargli la salute. 

Al progetto Sorolla lavora dal 1912 al 1919. Il primo anno perlustra il territorio. Viaggia nella provincia di Toledo, Oropesa, Lagartera e Talavera, poi da Segovia ad Avila, a Salamanca, sino a La Alberca e altre località. Elabora trentacinque studi di grande formato di figure e venticinque paesaggi, oltre a numerosi schizzi. Nei tre anni successivi passa alla pittura di undici monumentali tele relative a sette regioni, Castiglia, Andalusia, Aragona, Navarra, Guipúzcoa, Galizia, Catalogna. Altri quattro anni li impiega per realizzare altrettante tele dedicate a Valencia, Alicante, Estremadura e Ayamonte

Il risultato, quattordici enormi dipinti da collocare sulle pareti della biblioteca della Hispanic Society of America. Una parata dell’intera Spagna che si dipana a colori squillanti con le sue antiche usanze, dalla festa del pane ai balli di flamenco, dalla pesca dei tonni alle sfilate dei toreri, dalle processioni degli Incappucciati ai pellegrinaggi di uomini e animali ai mercati di bestiame. Una Spagna studiata a fondo e riproposta tra luce, colore, movimento. Tra le scene più riuscite c’è Ayamonte. La pesca del tonno, l’ultima, finita il 29 giugno 1919. Un efficace scenario di mare con barche, marinai, e tonni appena pescati adagiati sulla battigia, con i pescatori che li tirano su. Sei anni di lavoro per quel pannello, di lotte e sofferenze, ma una grande soddisfazione.


La siesta (1911); Madrid, Museo Sorolla. Quattro donne si riposano sull’erba dopo il pranzo, i vestiti luccicanti di riflessi sotto il sole. Il loro torpore, caldo e piacevole, si diffonde dai corpi all’erba, che sembra sciogliersi in rivoli di materia informale.

L’idea di recarsi nei luoghi più remoti della Spagna per conoscerne a fondo la realtà era stata promossa da alcuni scrittori, ma dipingere “sul posto” era una necessità dell’artista, in virtù di quella fedeltà alla natura sostenuta da sempre. 

Una delle terre che l’aveva colpito di più era l’Andalusia, la regione spagnola più conosciuta all’estero. Già il 22 febbraio 1908 il pittore scriveva alla moglie a proposito di un quadro dipinto in quella regione: «Esso fornirà il tono sivigliano; il che non guasta, considerata la passione degli stranieri per questa città [Siviglia] e per Granada». Perciò, nel ciclo per la Società americana, decide di dedicare più pannelli all’Andalusia rispetto alle altre regioni, tre a Siviglia e uno a Huelva. Ma cerca anche di evitare ogni tipo di folclore, di luogo comune, o di immagine commerciale. «Desidero fissare secondo verità, con chiarezza, senza simbolismi né letterature, la psicologia di ogni regione; desidero offrire una visione della Spagna conforme al verismo della mia scuola, cercando non delle filosofie, ma ciò che è tipico di ciascuna regione. Anche se nel mio caso non occorre dirlo, desidero che si percepisca quanto sono lontano dalle rappresentazioni spagnoleggianti», dichiarava qualche anno dopo, nel 1915.


Ayamonte. La pesca del tonno (1919); New York, Hispanic Society of America.

I penitenti. Siviglia (1914); New York, Hispanic Society of America.


Visione della Spagna (1912-1919), particolare dell’installazione di quattordici pannelli; New York, Hispanic Society of America.

Per il pannello con I penitenti. Siviglia, dipinto nell’aprile 1914, l’artista realizza, tra marzo e aprile, vari schizzi di figure e tre bozzetti preparatori. Nell’opera definitiva coglie un momento del rito in cui la processione passa in una strada gremita di gente, cercando di rappresentare il sentimento degli Incappucciati andalusi per la propria terra. Anche le tele che realizza in quegli anni, fuori dal ciclo, come Joaquina la gitana del 1914, una donna dai tipici caratteri andalusi seduta in un interno con un bambino in braccio, gli servono per capire a fondo il carattere degli abitanti. 

Durante l’esecuzione di queste scene Sorolla si emozionava. Scriveva alla moglie nel 1916 mentre dipingeva una delle tele dedicate a Valencia, La coppia a cavallo: «Ho lavorato tutta la mattina; non so se la mia sia debolezza o un eccesso di sensibilità, ma mi accorgo che oggi contemplare la natura mi emoziona più che mai. Oggi ho fatto montare “les banderoles” [gli stendardi raffigurati nel dipinto] e mi venivano le lacrime agli occhi guardandoli insieme ai costumi tradizionali, contro il bel cielo di Valencia. Tutto questo è talmente gioioso, talmente bello, che non ricordo di aver mai fatto una cosa così emozionante». 

L’artista è sempre più preso dalla pittura, ma si rende conto che la sua salute comincia a vacillare: «La mano e la vista si stancano, ma la voglia di dipingere non mi abbandona mai», scriveva nel 1915. Anche la sua psiche diventa più fragile, gli avvenimenti famigliari, la morte dei suoceri, una crisi depressiva del figlio, influiscono in profondità. Si appoggia alla pittura e alla moglie Clotilde che ha «talento, energia, tempra, più di tutti noi», le diceva in una lettera del 1919 da Ayamonte. 

Pur così impegnato e affaticato, continua a dipingere i suoi soggetti preferiti, scene di spiaggia, scorci di giardini, ritratti e figure. 

Spiegava in questi anni: «Il mio unico desiderio, da quando sono entrato all’Accademia di Belle Arti di Valencia, è stato di creare una pittura libera, una pittura che interpretasse la natura com’è veramente, così come la si deve vedere e credo di aver raggiunto quello che mi proponevo. Solo ora la mia mano obbedisce veramente alla mia retina e ai miei sentimenti: vent’anni dopo!». 

Tra le opere più liriche di questo periodo, Uscendo dal bagno. Valencia del 1915 e Dopo il bagno. La veste rosa del 1916, scene di grande naturalezza rese con dense pennellate di luce e tinte chiare. Nella prima una madre avviluppa il proprio bambino in un bianco asciugamano, nella seconda due donne sono in intima ed erotica conversazione dietro un canniccio, mentre una aiuta l’altra a togliersi la veste rosa. La pittura di queste e altre tele con ritratti, come quello del Poeta Juan Ramón Jiménez del 1916, rappresenta un momento di pausa dal lavoro estenuante della Visione della Spagna.


Uscendo dal bagno. Valencia (1915); Madrid, Museo Sorolla.


Dopo il bagno. La veste rosa (1916); Madrid, Museo Sorolla.

SOROLLA
SOROLLA
Maurizia Tazartes
Uno dei talenti migliori della pittura impressionista è il finora poco conosciuto (ma decisamente in crescita, tanto che la National Gallery di Londra gli dedica ora una grande mostra) Joaquín Sorolla, spagnolo di Valencia (1863-1923), disegnatore prodigioso fin da bambino. Si forma in Spagna, poi a Roma e a Parigi. Torna in Spagna a ventisei anni e nel suo studio madrileno (e con alcuni soggiorni in Francia) dà forma al “luminismo” che ne caratterizza la pittura: una luce abbagliante costruita con una tavolozza chiara, una pennellata rapida e sicura di sé che gli valsero un successo enorme soprattutto negli Stati Uniti. I suoi soggetti spaziano dal paesaggio mediterraneo al ritratto, dalle scene domestiche e paesane ai bagnanti e soprattutto a meravigliosi giardini carichi di fiori.