NEL SEGNODI VELçZQUEZ

Un altro tema trattato dall’artista è il ritratto, ripreso dalla grande tradizione ritrattistica di El Greco, Goya, Velázquez, interpretata con moderne istantanee “fotografiche”.

Benito Pérez Galdós, scrittore, romanziere, pittore, conosciuto dall’artista a Madrid, è rappresentato nel 1894 come un elegante cinquantenne. Seduto di fronte a un grande dipinto marino, certamente di Sorolla, si appoggia al bastone, in un momento di relax. In quello sguardo profondo e riflessivo si avverte tutta l’esperienza e la conoscenza del mondo, che lo scrittore trasmette all’amico pittore. Galdós, nato a Las Palmas de Gran Canaria nel 1843, era l’ultimo di dieci figli di un tenente colonnello. Ottenuto il diploma di liceo artistico a La Laguna (Tenerife), nel 1862 si era trasferito a Madrid dove aveva cominciato a scrivere articoli giornalistici e romanzi a sfondo sociale e realistico. 

Moglie e figli di Sorolla sono immortalati dall’artista in ogni istante di vita in opere che si collocano accanto al ricco repertorio fotografico creato dal suocero Antonio García Peris. È evidente l’amore di Joaquín per la famiglia. Nel 2011 Bianca Pons Sorolla, leggendo le numerose lettere del bisnonno pittore, nota che «Sorolla aveva un cuore meravigliosamente dotato per gli affetti», riprendendo le parole scritte il 7 ottobre 1923 dal giornalista Ramón Pérez de Ayala su “La Prensa” di Buenos Aires, a qualche mese dalla morte dell’artista. 

Per la moglie Joaquín nutre una vera e propria passione che dura tutta la vita, verso i figli si comporta con tenerezza e attenzione. Quand’era lontano scriveva a Clotilde ogni giorno e, da vicino, la coccolava con fiori, gioielli, vestiti, con cui poi la ritraeva. Clotilde e la Venere di Milo, una tela del 1897-1898, rappresenta la donna esile ed elegante accanto a una statua che raffigura la Venere di Milo, chiara allusione alla sua bellezza. Un parallelismo evidente anche nella posizione delle due figure, rese con tocco impressionista, con qualche ricordo di Matisse.


Clotilde e la Venere di Milo (1897-1898); Valencia, Museo de Bellas Artes.

Madre del 1895-1900 la rappresenta in un grande letto bianco dopo il parto della piccola Elena. Scriverà Sorolla nel 1907 alla moglie: «Tutto il mio amore ti appartiene, e sebbene i bambini siano i bambini, tu sei per me molto di più, molto di più per molte ragioni che non c’è bisogno di ricordare. 

Tu sei la mia carne, la mia vita e il mio spirito». Clotilde ha riempito il vuoto di una vita senza genitori, è il suo ideale di donna, ciò che dà senso alla sua esistenza. 

Tutta la famiglia è importante. La famiglia, del 1901, presenta in un interno la moglie Clotilde, la figlia più grande Maria che tiene l’album su cui il fratello Joaquín disegna e la più piccola, Elena, vestita di bianco su una poltroncina. Bellezza, eleganza, compostezza. Il dipinto è preceduto da una fotografia del gruppo, cui si aggiunge la figura del pittore, fatta nello stesso 1901 dal suocero Antonio García Peris. 

Nella pittura il padre-pittore si trasferisce in un “quadro nel quadro” sullo sfondo, con un chiaro richiamo a Las meninas di Velázquez, ammirato più volte al Prado. 

Il grande pittore spagnolo, mito non solo di Sorolla, torna infatti fortemente alla ribalta nella svolta pittorica dell’artista dopo il 1900. Un evidente richiamo a Velázquez e alla sua Venere allo specchio è nel sensuale e levigato Nudo di donna del 1902, che riprende probabilmente Clotilde, adagiata su una lussuosa e scintillante coperta di seta rosa. L’artista proprio nel 1902, dopo un viaggio in varie città andaluse, aveva fatto una sosta a Parigi, con la moglie, e a Londra, accompagnato dall’amico Pedro Gil Moreno de Mora, per vedere di persona alla National Gallery l’opera di Velázquez.


Diego Velázquez, Venere allo specchio (Venere Rokeby) (1647-1651); Londra, National Gallery.


Benito Pérez Galdós (1894); Las Palmas de Gran Canaria, Casa-Museo Pérez Galdós.


Madre (1895-1900); Madrid, Museo Sorolla.

La famiglia (1901); Valencia, Museo de la Ciudad, Municipio.


Nudo di donna (1902).
In questo morbido e sensuale dipinto Sorolla si ispira alla Maja desnuda di Goya, ammirata dal 1881 al Museo Nacional del Prado e alla Venere allo specchio di Velázquez, vista nel 1902 alla National Gallery di Londra. Nell’anonimo nudo si celano certamente le forme della bella moglie Clotilde.

«Ho fatto una breve visita a Velázquez», scriveva, «e sebbene sia piacevole e comunicativo, ci rende seri e ci mette di cattivo umore, che pittore colossale, cosa c’è di meglio al mondo». 

Anche i dipinti ispirati al mare rivelano una rinnovata attenzione a Velázquez. Aggiustando le reti, un olio del 1901, riflette chiaramente l’ispirazione al celebre quadro di Velázquez Le filatrici, conservato al Prado, nel colore filamentoso e lampeggiante, nell’impostazione della scena su due piani, nelle acconciature delle donne, nella cadenza dei movimenti e nello sfondo. 

L’artista lo ha studiato a lungo, fornendoci una visione contemporanea di un soggetto diverso, ma simile, cui aggiunge note impressioniste e tagli fotografici. 

Sulla stessa linea si pongono Spiaggia di Valencia. Sole del mattino (Messico, Collezione Pérez Simón), firmato dal pittore nel 1901 e Dopo il bagno del 1902 (collezione privata) in cui a predominare è la prospettiva fotografica, mentre di Velázquez rimane la stesura pittorica ricca e luminosa dei tessuti. Si tratta di un ulteriore passo verso la modernità, che ha il suo apice di questi anni nei Bambini sulla riva del mare del 1903, un’istantanea in cui i riflessi di luce sui corpi dei bambini diventano folgoranti.


Diego Velázquez, Le filatrici (1655 - 1660); Madrid, Museo Nacional del Prado.


Aggiustando le reti (1901); Città del Messico, Museo Nacional de San Carlos.

Dopo il bagno (1902).


Bambini sulla riva del mare (1903); Filadelfia, Philadephia Museum of Art.

Un taglio fotografico è anche quello con cui Sorolla ritrae nel 1902, nel suo studio a Madrid, l’amico pittore Aureliano de Beruete mentre, seduto in poltrona, guanti e cappello, la giacca appoggiata allo schienale, si rivolge a lui come per dirgli qualcosa («Non ci mettere troppo!», magari). Un istante di vita, studiato nella psicologia del personaggio. Sorolla, del resto, ha accanto dei professionisti della fotografia, come il suocero Antonio García e l’amico Christian Franzen, che ritrae nel 1903 proprio mentre sta scattando una fotografia. Franzen, un danese vissuto dal 1864 al 1923, era uno dei migliori fotografi di Madrid, impegnato per intellettuali, nobili e famiglia reale. Il ritratto di Franzen non è solo un omaggio al bravo fotografo, ma un messaggio di Sorolla ai posteri sull’importanza che ha avuto questa tecnica nella sua arte.

Il pittore Aureliano de Beruete (1902); Madrid, Museo Nacional del Prado.


Il fotografo Christian Franzen (1903).
Chiamato “fotografo dei re e re dei fotografi”, il danese Christian Franzen (1864-1923) fu un pioniere della fotografia in Spagna. Ricercato da re e nobili, fotografò tutta la famiglia reale. Sorolla lo immortala con il suo strumento di lavoro, lanciando un messaggio sull’importanza della fotografia per la pittura.

SOROLLA
SOROLLA
Maurizia Tazartes
Uno dei talenti migliori della pittura impressionista è il finora poco conosciuto (ma decisamente in crescita, tanto che la National Gallery di Londra gli dedica ora una grande mostra) Joaquín Sorolla, spagnolo di Valencia (1863-1923), disegnatore prodigioso fin da bambino. Si forma in Spagna, poi a Roma e a Parigi. Torna in Spagna a ventisei anni e nel suo studio madrileno (e con alcuni soggiorni in Francia) dà forma al “luminismo” che ne caratterizza la pittura: una luce abbagliante costruita con una tavolozza chiara, una pennellata rapida e sicura di sé che gli valsero un successo enorme soprattutto negli Stati Uniti. I suoi soggetti spaziano dal paesaggio mediterraneo al ritratto, dalle scene domestiche e paesane ai bagnanti e soprattutto a meravigliosi giardini carichi di fiori.