“DENUNCE” SOCIALITRA MARE E TERRA

Il 1890-1900 è un decennio felice per la nascita di altri due figli, Joaquín nel 1892 ed Elena nel 1895,

la realizzazione di numerose opere di successo e premi, come la medaglia per Boulevard de Paris (ubicazione sconosciuta), dipinto su schizzi fatti a Parigi nel 1885 e 1889 e presentato all’Esposizione nazionale di Belle arti di Madrid inaugurata il 5 maggio 1890. Grandi soddisfazioni anche per opere realistiche dal sapore romantico come Dopo il bagno, un nudo di donna un po’ accademico, e Un’altra Margherita, presentate all’Esposizione internazionale di Belle arti di Madrid del 1892. 

La seconda tela, indicata nelle lettere come il Vagone, era ispirata a temi sociali allora dibattuti sulla stampa e in letteratura. La Spagna stava vivendo un periodo difficile per i disordini interni, il crollo del suo impero d’oltremare e aspirava a un rinnovamento sociale, politico e culturale. Uno dei maggiori rappresentanti di questa tendenza era il giornalista e scrittore spagnolo Benito Pérez Galdós, a Madrid dal 1862, che nei suoi scritti e romanzi realisti rifletteva sulla società spagnola confrontandola con quella europea, con un ruolo simile ai francesi Honoré de Balzac, Émile Zola, Gustave Flaubert. 

Sorolla, amico dello scrittore e sensibile ai temi sociali, che caratterizzano gli inizi della sua attività, rappresenta nel dipinto una prigioniera trasportata in un vagone di terza classe sotto la sorveglianza di due gendarmi. La donna ha le manette ai polsi per aver ucciso il suo bambino, nato fuori dal matrimonio. 

L’artista aveva visto una scena simile in uno dei suoi tanti spostamenti in treno e l’aveva dipinta in due settimane, con studi e schizzi preparatori, in un vagone ferroviario della stazione di Valencia, facendo posare tre modelli. Sosteneva di «odiare dipingere nello studio, luogo artificiale», e che in atelier si potevano dipingere solo ritratti.


Dopo il bagno (1892); Madrid, Museo Sorolla.


Un’altra Margherita (1892); Saint Louis, Mildred Lane Kemper Art Museum, Washington University.

Il dipinto è premiato all’Esposizione di Madrid del 1892 e a Chicago, dove nel 1893 viene presentato all’Esposizione universale e acquistato per la cifra favolosa di 1800 pesetas da Charles Nagel. Il collezionista acquirente lo donerà l’anno successivo al Kemper Art Museum della Washington University di Saint Louis, dove l’opera si trova tuttora. Il forte richiamo di pubblico in quella occasione creò un primo legame tra l’artista e l’America, dove si recherà di persona molti anni dopo. 

Il bacio della reliquia del 1893, premiato in quell’anno a Parigi al Salon de la Société des Artistes Français e l’anno dopo alla IV Esposizione internazionale di Vienna, è un altro dipinto a sfondo sociale. Sorolla riprende una scena dal vero nella sacrestia di una chiesa di Valencia, e ne rende tutta l’atmosfera mistica, con le donne in fila per baciare il reliquiario tenuto in mano dal sacerdote. Un profondo studio psicologico accompagna volti e gesti dei protagonisti. 

Il ritorno dalla pesca del Musée d’Orsay di Parigi, realizzato a Valencia, firmato e datato 1894, inaugura un genere nuovo. La grande tela infatti, ancora a sfondo sociale, affronta una tematica più libera e personale, fuori dagli schemi, legata alla vita del mare e dei pescatori, gente dall’esistenza grama in una natura solare. Alcuni uomini tornano affaticati e mesti dalla pesca con il loro scarso bottino di pesce, la barca trainata a riva da due buoi, il mare scuro spumeggiante. Il dipinto, esposto al Salon de la Société des Artistes Français di Parigi nel 1895, riceve il primo premio e viene acquistato dallo Stato francese per 6000 franchi. Il severo critico francese Charles Yriarte scriveva sul “Figaro” del 30 aprile di quell’anno, a proposito del quadro: «È ancora uno straniero M. Joaquín Sorolla, di Valencia, che dà il tocco clamoroso e produce una forte impressione». 

Un altro dipinto a tema marino, E dicono ancora che il pesce è caro! del 1894, premiato a Madrid nel 1895 e acquistato dal Prado, rappresenta due uomini bruciati dal sole che, all’interno di una malandata barca, cercano di curare un ragazzo che si è ferito durante la pesca. L’opera, dall’intenso realismo, racconta quanto fosse duro e mal compensato il lavoro dei pescatori. 

Pescatori valenciani, del 1895, una scena di grande suggestione, ha come protagoniste le reti da pesca in primo piano, che due uomini stanno pulendo, mentre un terzo attende su una barca. Una materia densa rende lo sciacquio delle onde verdastre e spumose, il chiarore e il calore del sole a fine giornata. Anche Cucendo la vela del 1896 e Mangiando nella barca del 1898, due tele monumentali, si ispirano alla vita del mare che il pittore viveva nella sua quotidianità a Valencia.


Il ritorno dalla pesca (1894); Parigi, Musée d’Orsay.

Il bacio della reliquia (1893); Bilbao, Museo de Bellas Artes.


E dicono ancora che il pesce è caro! (1894); Madrid, Museo Nacional del Prado.


Pescatori valenciani (1895).

Nella prima lo spazio centrale è occupato da una vela bianca, che si snoda in fuga prospettica in una grande massa di volumi candidi e dorati, che le donne stanno cucendo con l’aiuto di un paio di uomini. 

Sullo sfondo, il mare. Il capolavoro, che mescola abilmente realismo e impressionismo, esposto nel 1905 alla 6.a Biennale internazionale di Venezia, verrà acquistato dalla Galleria d’arte moderna di Ca’ Pesaro, dove si trova tuttora. La seconda, Mangiando nella barca, porta ancora alla ribalta la vita dei pescatori, che mangiano pane e pesce dopo ore di lavoro assolato. Ed evoca idealmente I mangiatori di patate di Van Gogh, del 1885, che si cibano del frutto delle loro fatiche nella terra. 

Nei vari viaggi parigini per ritirare i premi, studiare l’ambiente e prepararsi a nuove esposizioni, Sorolla stringe i contatti con gli artisti di Parigi. Nel giugno 1895, in occasione del premio ottenuto per Il ritorno dalla pesca, conosce il pittore francese Léon Bonnat, grande ritrattista, che lo introduce nella sua casa-museo con i vari Rembrandt, Greco, Ribera: «Dopo pranzo sono andato da Bonnat», scrive alla moglie il 18 giugno, «dove ho passato un momento squisito perché ha uno studio ben organizzato con una collezione di quadri preziosi, Rembrandt, Greco, Ribera ecc. Non avrei mai immaginato si potesse possedere un tale museo». 

Si divide tra Madrid e Valencia, creando opere a ritmo incalzante su diverse tematiche. Mentre dipinge, ha nuove emozioni, che riempiono i suoi quadri di vitalità, luce e poesia: «Jávea, sublime, immensa, ineguagliabile da dipingere, fonte di ispirazione», scrive il 7 ottobre 1896 a Clotilde che si trova a Valencia. Sta ritraendo il paesaggio marino ed è incantato (Il Capo di Sant’Antonio. Jávea, 1896, collezione privata). I suoi dipinti ricevono premi a Madrid, Parigi, Vienna, Berlino. La Galleria d’arte moderna di Udine acquista alla Biennale di Venezia del 1899 Il giorno gioioso del 1892. 

La Triste eredità! del 1899, uno struggente e audace dipinto, rappresenta un gruppo di bambini poliomielitici che, sulla riva del mare, sta entrando in acqua. Magri, sciancati, appoggiati a stampelle, i bambini insicuri e abbagliati dal sole sono aiutati da un confratello dell’Ordine ospedaliero di San Giovanni di Dio. L’opera, col forte contrasto tra il blu cobalto del mare e il rosa pallido dei corpi nudi, è una denuncia della triste situazione in cui si trovava allora l’infanzia e un omaggio all’Ordine religioso, che nel Cinquecento aveva fondato un ospizio Ospedale a Granada. Molto apprezzato, il dipinto ottiene il Grand Prix alla Esposizione universale di Parigi nell’aprile del 1900, insieme a Madre, Cucendo la vela, Mangiando nella barca e altre opere. Tra i membri della giuria c’era l’amico pittore Aureliano de Beruete. 

Sorolla non può essere presente alla cerimonia per motivi di famiglia. Lo sarà qualche mese dopo, a metà luglio, quando tornato a Parigi, incontra John Singer Sargent, Giovanni Boldini, il danese Peder Severin Krøyer, lo svedese Anders Zorn, che, ammirati, lo invitano nei propri studi. Nonostante il successo personale, l’artista è critico nei confronti del padiglione spagnolo. Scriveva infatti il 16 luglio 1900 alla moglie a Valencia: «La nostra sezione è pessima, sia per l’allestimento che per il contenuto […] nel complesso figuriamo come i peggiori e i più arretrati; io sono più al passo con i tempi rispetto alla maggior parte dei nostri conterranei, ma posso e devo esserlo di più, e mi ci impegnerò, che già mi ribolle il sangue per non aver iniziato prima».


Cucendo la vela (1896); Venezia, Ca’ Pesaro - Galleria internazionale d’arte moderna.


Mangiando nella barca (1898); Madrid, Museo de la Real Academia de Bellas Artes de San Fernando.


Triste eredità! (1899); Valencia, Fundaci—n Bancaja.

SOROLLA
SOROLLA
Maurizia Tazartes
Uno dei talenti migliori della pittura impressionista è il finora poco conosciuto (ma decisamente in crescita, tanto che la National Gallery di Londra gli dedica ora una grande mostra) Joaquín Sorolla, spagnolo di Valencia (1863-1923), disegnatore prodigioso fin da bambino. Si forma in Spagna, poi a Roma e a Parigi. Torna in Spagna a ventisei anni e nel suo studio madrileno (e con alcuni soggiorni in Francia) dà forma al “luminismo” che ne caratterizza la pittura: una luce abbagliante costruita con una tavolozza chiara, una pennellata rapida e sicura di sé che gli valsero un successo enorme soprattutto negli Stati Uniti. I suoi soggetti spaziano dal paesaggio mediterraneo al ritratto, dalle scene domestiche e paesane ai bagnanti e soprattutto a meravigliosi giardini carichi di fiori.