I RITRATTI
DELLA FASE FINALE
Ma ammettiamolo, dopo il 1880, nei circa due decenniche gli restano ancora da vivere e operare,
Va molto più avanti per estenuata eleganza il ritratto dedicato a George W. Vanderbilt (1897-1903, Washington, National Gallery), dove quasi a permetterci di valutare e apprezzare la magrezza spettrale, affusolata, stilizzata del personaggio viene posto nelle sue mani un esile bastone, proteso in orizzontale, a rigare, a graffire come imprimendo una stilettata lo sfondo altrimenti compatto nella sua oscurità.
Ma non sempre l’artista si affidava a una verticalità preziosa, rastremata, come di levriero di razza. Altre volte adottava uno schema quasi opposto, di volto tondeggiante, come avviene per esempio nel Ritratto di Richard A. Canfield (1901-1903, collezione privata), che era un suo amico di dubbia fama, ma detto per contrapposto il Reverendo, per il suo faccione pienotto e pacifico, di persona ben sicura di sé. Vivace anche il ritratto di cui insignisce un suo grande ammiratore e protettore, Charles Freer, cui si deve una prima importante collezione di dipinti del nostro artista, poi confluita nella fondamentale Smithsonian Institution di Washington, dove infatti ancora oggi si può ammirare questo dipinto, animato dall’inclinazione della testa con cui la persona ci si presenta, quasi occupando lo spazio della tela, una volta tanto, non in verticale ma in diagonale, e girandosi verso di noi, quasi rispondendo all’invito di un fotografo che ne voglia richiamare l’attenzione. Ma forse sono i soggetti femminili quelli che hanno ancora il maggior potere di sollecitare l’artista e di stimolarne le residue doti creative. Lo sollecitava la vista di Lillie, una giovane di periferia, che però si segnalava per la capigliatura rossa, quasi un ricordo dell’indimenticabile Jo sempre riaffiorante dal suo passato. In questo caso, oltre alla dominante colorazione fulva, a rendere originale il dipinto contribuisce pure la sua iscrizione entro un formato ovale che le dà forza e concentrazione. Posa per lui anche la sorella della moglie Trixie, il cui volto oblungo emerge dalle tenebre, debolmente rischiarate da una collana di giade che in qualche modo riprendono il motivo delle lucine e fosforescenze con cui Whistler amava contrappuntare i suoi cieli e marine (1896-1900, Glasgow, Hunterian Art Gallery). Diciamolo pure, se la conduzione generale dei vari ritratti talora risulta alquanto sfocata e generica, ne emerge pur sempre qualche dettaglio di moda che lo rianima e lo accende, come succede in una ulteriore apparizione di Lillie, sempre col berretto civettuolo e la diffusa atmosfera fulva a caratterizzarla, ma con l’aggiunta di un Piccolo guanto rosso (1896-1902, Washington, Smithsonian Institution, Freer Gallery of Art). Qualche volta riemergono alcune delle sopite virtù dei tempi migliori, come avviene per Phryne, non per nulla detta la Superba, con tanto di punto esclamativo (1898-1901, Washington, Smithsonian Institution, Freer Gallery of Art) in cui l’artista ritrova l’energia di darci un ritratto in piedi, a tutto campo, per giunta con qualche cenno di ambientazione, quasi interamente scomparsa negli altri dipinti di quella fase estrema.
WHISTLER
Renato Barilli
James Abbot McNeill Whistler (Lowell, Mass., 1834 - Londra 1903) è figlio di un ingegnere, pioniere della costruzione di linee ferroviarie negli Stati Uniti che, su richiesta dello zar Nicola I, si trasferisce a San Pietroburgo nel 1842. È quindi in Russia che James, ancora bambino, si appassiona al disegno e alla pittura. Si trasferisce poi a Londra e poi di nuovo negli Stati Uniti. Nel 1855 lascia per sempre la sua patria e sceglie la bohème parigina. Entra nel mondo dei caffè, degli artisti e dei poeti. Il suo carattere difficile, i toni spavaldi, lo stile libero da accademismi e centrato sul colore gli attirano consensi e critiche; si lega a Courbet, Monet, Lautrec, a Oscar Wilde. Sostiene un'arte che vive solo dei propri valori estetici, libera da intenti morali o pedagogici come dall'imitazione della natura. I suoi quadri sono come impressioni musicali, armonie cromatiche, improvvise esplosioni di luce.