Componenti rituali, esoteriche, ritmano il succedersi delle scene come nell’incontro con Le Graie, chiuse nelle circolarità di un gelido sabba anche se le loro forme si ispirano alle statue di Afrodite e Dione del frontone del Partenone, mentre il nodo centrale della storia - l’uccisione di Medusa - è come evitato fra un prima e un dopo, il riconoscimento della Gorgone e la fuga dell’eroe con il capo di lei. Mondo cerimoniale, che risolve i conflitti in solenni rappresentazioni, mentre la passione è corretta dalla meditazione e gli elementi visionari sono trattenuti sotto una patina di levigata impenetrabilità (Il compimento dell’impresa). Nell’ultima scena, che evoca i giardini oxoniani della giovinezza dell’artista, secondo un ideale di ricchezza necessaria, il compiersi del destino di Perseo e di Andromeda è siglato inevitabilmente dalla contemplazione attraverso lo specchio d’acqua, della morte.
Come si è notato, l’artista si alimenta attraverso un’esperienza mediata, non aggredisce la realtà, ma rende tangibile un sogno, «riflesso di un riflesso di qualcosa di assolutamente immaginario», secondo una sua affermazione. Non a caso, l’idea del riflesso appare spesso nella sua opera, come se lo specchio o ancora di più l’acqua fossero elementi caratterizzanti un’identità.
Lo specchio di Venere mostra infatti un gruppo di fanciulle accordate secondo un ritmo armonioso, mentre liberano il sogno in direzione di un’autocontemplazione. E l’acqua risulta esperienza poetica, atta a dare a ogni cosa la coscienza di una sua bellezza.
Dotato della capacità di individuare quanto gli corrisponde di un clima, di un segno, l’artista istituisce sempre un rapporto appassionato con i suoi modelli: rispecchiarsi nelle testimonianze del passato significa scoprire l’unico valore in cui crede: lo stile. Confida in un paziente colloquio con i grandi maestri, Ruskin lo definisce «maestro della verità spirituale dei miti» e anch’egli propende a ritenere la sua arte depositaria di un indefinito mistero. In realtà, sia che esalti la complessa ricchezza delle superfici, sia che scelga l’elusione e l’allusività del simbolo, egli indica lo spazio nel quale si trova a operare la cultura europea alla fine del secolo.