L’ASSEDIO DI FIRENZEE L’EPILOGO

Poco prima dell’assedio, Ottaviano de’ Medici, cui Andrea era grato «per i benefizii ricevuti

e per aver avuto egli sempre in protezzione l’ingegni buoni nella pittura» (Vasari), gli commissionò una Madonna col Bambino, santa Elisabetta e san Giovannino, la cosiddetta Sacra famiglia Medici. Fu portata a termine in quel periodo tormentato da Andrea, che informò il committente di aver concluso l’opera, ma Ottaviano, rendendosi conto di essere in pericolo con la seconda cacciata della famiglia e l’avvento della Repubblica, gli consigliò di venderla. L’esecuzione deve dunque essere fissata a prima dell’ottobre 1529, quando Ottaviano fu rinchiuso in Palazzo vecchio insieme ad altri partigiani medicei. Andrea serbò invece la tavola per lui fino alla fine dell’assedio, quando poté consegnargliela. 

Schieramenti politici opposti si rivolsero in quel periodo ad Andrea, cui la Repubblica chiese di affrescare sul Palazzo della mercanzia i ritratti di tre capitani che nel febbraio 1530 avevano disertato e vennero impiccati in effigie per un piede, secondo la consolidata tradizione delle pitture infamanti.

Distrutti gli affreschi dopo il ritorno dei Medici, ne resta il ricordo in alcuni accurati disegni dedicati allo studio, prima delle figure nude e poi rivestite delle vesti militari riprodotte con particolare accuratezza. Per progettare la complessa posizione dei corpi Andrea utilizzò forse modelli in cera fornitigli dall’amico scultore Niccolò Tribolo, ma temendo che il lavoro potesse penalizzarlo - e forse anche ritenendo possibile la caduta della città e il ritorno dei Medici - il Sarto eseguì gli affreschi di notte, e sotto il nome dell’allievo Bernardo del Buda. 

Il 2 febbraio 1529 Andrea si ascrisse alla compagnia di San Sebastiano con sede all’interno del convento della Santissima Annunziata, e a cui si accedeva dalla via dedicata al santo, oggi al numero 3a di via Gino Capponi, quasi di fronte alla casa di Andrea. Fino al 1785 nell’oratorio era conservato il San Sebastiano. Il dipinto «fatto da lui in luogo di dar l’entratura quando fu amesso di detto luogo», «fu l’ultima opera che ei facesse». È perduto, ma la sua fortuna è attestata dalle molte copie che ne sono state tratte. 

Il 12 agosto 1530 Andrea assistette alla resa di Firenze e al ritorno dei Medici ma, colpito dalla peste che seguì alla capitolazione, rinchiuso in una stanza della sua casa, il 27 settembre aggiunse un codicillo al proprio testamento dettandolo al frate servita che lo confessava restando sulla porta, mentre la figliastra Maria assisteva dalla stanza a fianco. E furono i confratelli della Misericordia - e non quelli dello Scalzo come afferma Vasari - a seppellirne il corpo alla Santissima Annunziata il 29 settembre; in chiesa gli fu dedicata una memoria. Un omaggio ad Andrea, maestro insuperato nel disegno dal naturale, solenne e maestoso, eppur equilibrato, cui hanno guardato gli artisti, soprattutto toscani, che dal suo linguaggio hanno tratto ammaestramenti fondativi.


Madonna col Bambino, santa Elisabetta e san Giovannino (Sacra famiglia Medici) (1529); Firenze, palazzo Pitti, Galleria palatina. L’intero.


Madonna col Bambino, santa Elisabetta e san Giovannino (Sacra famiglia Medici) (1529); Firenze, palazzo Pitti, Galleria palatina. Un particolare;

Studio per l’affresco dei capitani disertori impiccati in effigie (febbraio-marzo 1530); Firenze, Gallerie degli Uffizi, Gabinetto dei disegni e delle stampe. I disegni ripropongono con cura scrupolosa sia la torsione del corpo nudo, studiata grazie all’uso di modelli in cera, sia la resa dell’abbigliamento militare.


Studio per l’affresco dei capitani disertori impiccati in effigie (febbraio-marzo 1530); Firenze, Gallerie degli Uffizi, Gabinetto dei disegni e delle stampe.

ANDREA DEL SARTO
ANDREA DEL SARTO
Ludovica Sebregondi
Un dossier dedicato ad Andrea del Sarto (Firenze, 1486 - 1530). In sommario: Pittore senza errori in un'età tumultuosa; Primi committenti: confraternite e ordini religiosi; Mondo profano; Committenze reali e non solo; L'assedio di Firenze e l'epilogo. Come tutte le monografie della collana Dossier d'art, una pubblicazione agile, ricca di belle riproduzioni a colori, completa di un utilissimo quadro cronologico e di una ricca bibliografia.