Secondo la credenza di tutti i primitivi le sue facoltà sono comunicate da uno spirito che dimora in lui, dalla nascita o che è entrato durante un sonno estatico o un’iniziazione.
A distanza di millenni, in alcuni ambienti filosofici e religiosi del mondo ellenistico e tardo antico, la magia è ancora considerata una forma superiore di conoscenza, una via per comprendere e controllare le forze della natura. Secondo una concezione del mondo retto da forze spirituali, intermedie tra l’uomo e la divinità, con la magia si cerca di entrare in contatto con loro tramite riti e pratiche religiose. Nel pensiero greco antico, il termine “mageia” designa l’arte dei magi, indica sia la teologia dei sacerdoti persiani sia il complesso di teorie e pratiche (conoscenze soprannaturali, predizione del futuro, incantesimi) collegate a realtà diverse da quelle che sono state considerate oggetto della scienza filosofico-razionale. Solitamente, in ogni periodo storico, le autorità civili e religiose condannano la magia nera, la negromanzia, e gli stregoni capaci di evocare e di usare forze malefiche e infernali. Tutto quello che la Chiesa ha cercato di combattere e ha condannato (tramite l’inquisizione contro i maghi, i taumaturghi e la caccia alle streghe) Cristo e i santi l’hanno messo in pratica, attraverso prodigiosi miracoli, testimoniati nei Vangeli canonici e nelle agiografie ufficiali, tramite l’intervento di Dio(2).
La lotta contro i maghi neri e le streghe contrappone la venerazione di reliquie, i pellegrinaggi, le rogazioni, la consacrazione di nuovi santi. Le credenze taumaturgiche, gli esorcismi e le tradizioni pagane vengono trasformate e inglobate nei rituali liturgici cristiani. E anche se mai ufficialmente ammesse sono ampiamente tollerate le pratiche degli amuleti, degli oroscopi, delle premonizioni legate ad alcuni fatti naturali straordinari, come eclissi, comete, invasioni di cavallette o di bruchi, nascite deformi. Nonostante la polemica antimagica di alcuni scrittori cristiani, come Origene, Sant’Agostino e Tommaso d’Aquino, e l’ostilità della Chiesa nei riguardi delle arti occulte, il substrato culturale della magia ha una certa rilevanza nel pensiero medievale. La produzione letteraria di carattere magico è molto ricca nel periodo umanistico, grazie anche alla mediazione di scrittori arabi. Vi sono testi antichi esoterici, ovvero il Tetrabiblos (II secolo) di Claudio Tolomeo, l’Introductorum magnum (IX secolo) di Albumasar, il Liber Vaccae, la traduzione latina del Kitab ‘n-nawamis, un perduto apocrifo del IX secolo, e il celeberrimo Picatrix(3), che hanno un’enorme influenza sulla speculazione magica dell’età rinascimentale e del Cinquecento(4). Anche se alcuni autori, come Isidoro da Siviglia e più tardi Ugo da San Vittore, accomunano la magia all’idolatria, in quanto scienza conferita dai demoni, è nel XIII secolo, con Guglielmo d’Alvernia e Alberto Magno, che si inizia a porre l’accento sulla categoria della magia naturale, che tanta fortuna avrà nei secoli immediatamente successivi. Sempre nel XIII secolo torna in auge anche l’astrologia, con il forlivese Guido Bonatti, la cui influenza sarà notevole ancora nel XVI secolo. Nel Rinascimento si cerca di mettere in atto la deificazione dell’uomo. Tutto ciò che Cristo ha compiuto (e così pure le azioni “magiche” degli dèi della mitologia greca) può essere imitato dall’uomo superiore. Tutta l’eredità magica-alchemica-astrologica del pensiero medievale viene inserita in un vasto e organico quadro platonico ed ermetico.