Un tema che viene ripreso da Camille a fine anno, quando comunica al fratello a New York di lavorare a un gruppo di tre sculture, la prima versione che chiamerà Il destino o L’età matura. L’opera rappresenta un uomo in bilico tra due donne: una vecchia che lo sostiene e lo trattiene e, dalla parte opposta, una giovane in ginocchio che si attacca a lui per non essere lasciata. Nella figura della supplice Camille ha rappresentato se stessa, disperata per l’abbandono, che paventa la fine dell’amore, che non vuole rinunciare al suo sogno; è la separazione di due destini: Rodin che trasloca fuori Parigi, prima a Bellevue e poi a Meudon, nella Villa dei brillanti, trainato da Rose Beuret, e Camille che si rifugia al numero 11 dell’avenue de la Bourdonnais. Rodin cercherà di farsi perdonare l’abbandono aiutando Camille nel lavoro, presentandola ai critici in auge come Alphonse Gauchet e Maurice Morhardt, facendo anche pressione sul Ministero delle belle arti per ottenere commissioni e finanziamenti. Ironia della sorte, proprio il gruppo dell’Età matura (o del Destino), come lo chiama Camille, sarà in un primo momento commissionato con la variante della copertura del nudo e, per ragioni tecniche, del distacco della figura della Supplice.
Con questo gruppo si realizza la vendetta di Camille che denuncia pubblicamente l’abbandono di Rodin e la sua sudditanza nei riguardi dell’anziana amante di sempre. Armand Silvestre, critico ispettore delle Belle arti che ha proposto la commissione dell’opera, ne sottolinea il valore e riferisce al ministero il desiderio dell’autrice di realizzarlo in marmo. Di fronte al diniego per l’eccessiva spesa, Camille ripiega sulla fusione in bronzo ma il pagamento per la fusione non verrà mai effettuato. Questo diniego, nel dicembre del 1898, provocherà un’adirata risposta della scultrice al direttore delle Belle arti: «Egregio Signore, quattro anni fa mi ha fatto l’onore di commissionarmi un gruppo L’Età matura per il quale mi ha dato 100 franchi: restano 1500 che speravo di ricevere al termine del lavoro. Dopo un primo rifiuto da parte sua, mio padre le ha scritto una lettera a cui non si è degnato di rispondere. È molto probabile che se la mia richiesta fosse stata appoggiata da uno dei suoi amici, come ad esempio Rodin o Monsieur Morhardt o qualcun altro, lei non avrebbe esitato a saldarmi quanto mi deve […] piaccia o no a Rodin o Morhardt devo essere pagata, altrimenti saranno loro a risponderne».
Finalmente, nel 1899, L’età matura viene esposta al Salon. La fusione in bronzo non verrà però mai eseguita dallo Stato perché la pratica viene improvvisamente bloccata (per un probabile intervento di Rodin) e da allora la salute mentale di Camille comincia a divenire instabile, inizia quella mania di persecuzione di cui soffrirà nei confronti dell’amante, ritenuto anche responsabile del ritiro dall’Esposizione universale dell’Età matura. Sarà un militare appassionato d’arte, il capitano Louis Tissier, che salverà il gesso dalla distruzione facendolo fondere in bronzo e la sua famiglia lo conserverà fino al 1982, quando sarà venduto al Musée d’Orsay di Parigi dove si trova tuttora.
Dal punto di vista compositivo, L’età matura ricorda molto la struttura in diagonale del Valzer e mette in rilievo, come suggerisce il titolo datole dal critico Morhardt - Le vie del destino -, i diversi piani, da quello stabile della Parca Atropos, che trascina l’uomo, al piano scivoloso della supplice: l’uomo guarda solo per terra e tende il braccio verso la giovane, con le dita aperte ma senza toccarla, mentre lei gli tende le mani disperata, e c’è un vuoto tra le mani, il vuoto di un amore che rimane sospeso. Paul Claudel scriverà: «Questa giovinetta nuda è mia sorella, la sorella Camille supplice, umiliata, in ginocchio, lei superba, orgogliosa, è così che si è rappresentata, in ginocchio, e nuda!». E nel suo diario, il 19 ottobre del 1943, riporterà: «Mia sorella!! Che esistenza tragica! A trent’anni, quando si è resa conto che Rodin non voleva sposarla, tutto è crollato e la sua ragione non ha resistito. È il dramma dell’Età matura!». Il drappo che avvolge la vecchia e svolazza via rimanda a quello del Valzer ed è un motivo tipico dell’Art Nouveau, che ricorda il famoso velo che avvolgeva la danzatrice Loïe Fuller nel 1892 alle Folies Bergère, e che porterà alla morte Isadora Duncan - strangolata dalla sua lunga sciarpa impigliatasi nei raggi di una ruota dell’auto su cui stava viaggiando -, mentre l’uomo che guarda a terra senza speranza ricorda una delle figure scolpite da Rodin nei Borghesi di Calais. La figura della supplice prefigura il destino di Camille, l’abbandono nel manicomio e la sua costante richiesta di aiuto, mentre l’uomo che guarda a terra, senza il coraggio di voltarsi verso di lei, allude ovviamente a Rodin, incapace di scegliere, trascinato dallo scorrere del tempo, mentre lei, Camille, rimane la derelitta, destinata a invecchiare come la vecchia dell’Età matura.