LETTURE ICONOLOGICHE
IL VENTO

Come un soffio
o un uragano

INCORPOREO, MA CARICO DI SIGNIFICATI ALLUSIVI, IL VENTO, FORZA INCONTROLLABILE E MUTEVOLE, O BREZZA LEGGERA E DELICATA, NELLE SUE INFINITE E SFUGGENTI POSSIBILITÀ EVOCATIVE È STATO ED È TUTT’OGGI FONTE DI ISPIRAZIONE IN ARTE E IN LETTERATURA.

Rossana Mugellesi, Stefania Landucci

«Qualche volta il destino somiglia a una tempesta di sabbia che muta incessantemente la direzione del percorso [...] Questo si ripete infinite volte, come una danza sinistra con il dio della morte prima dell’alba. Perché quel vento non è qualcosa che è arrivato da lontano, indipendente da te. È qualcosa che hai dentro. Quel vento sei tu. Perciò l’unica cosa che puoi fare è entrarci, in quel vento, camminando dritto, e chiudendo forte gli occhi per non fare entrare la sabbia».
(Haruki Murakami, Kafka sulla spiaggia).

Delle forze naturali il vento è la più enigmatica. Invisibile; eppure, impossibile da ignorare, può alludere a moltissimi stati d’animo, sentimenti, pensieri fino a diventarne la metafora per eccellenza, una presenza iconografica in arte e letteratura, distribuita, nel corso dei secoli, tra destino, religione, natura e amore. Amore, passione, vento: fu Saffo, poetessa di Lesbo (fine VII secolo - prima metà del VI secolo a.C.), la prima a cantare l’interiorità, la forza dell’amore, la violenza della passione paragonata al vento: «Eros mi ha scosso la mente / come il vento che colpisce gli alberi dal monte» (frammento 47).
Nel tempo, il forte legame tra amore e passione si è allargato alla sfera dell’irrazionale, della follia, del furore divenendo fonte d’ispirazione per poeti e artisti che ne sono stati così affascinati da creare immagini potenti, destinate a restare nella memoria culturale di ogni tempo. Gustave Doré, pittore e incisore francese del XIX secolo, illustrò l’Inferno della Divina commedia e tra le sue figure più suggestive e quasi oniriche s’impongono le anime famose di Paolo Malatesta e Francesca da Rimini: il corpo di Francesca è nudo e sensuale, centrale nel suo biancore, appoggiato alla figura di Paolo che rimane oscuro ma avvolgente, quasi in atto di protezione. Come si legge nel canto V, i due si completano in una figura unica, a sottolineare l’amore profondo che ancora li lega: «Peccatori carnali / che la ragion sommettono al talento» (vv. 38-39), sono adesso trascinati violentemente da un vento tempestoso come nella vita lo sono stati dalla follia d’amore, e Dante chiede a Virgilio di poter parlare proprio a loro, «a quei due che ‘nsieme vanno, / e paion sì al vento esser leggeri» (vv. 74-75).

«Io venni in loco d’ogni luce muto, / che mugghia come fa mar per tempesta, / se da contrari venti è combattuto. / La bufera infernal, che mai non resta, / mena gli spirti con la sua rapina: / voltando e percotendo li molesta» (vv. 28-33): una tragica rappresentazione che impressionò e rimase soggetto ispiratore per molti artisti fino al XX secolo, come la visione evocativa di Gaetano Previati che raffigurò la drammatica storia d’amore in un intreccio di forme che ascende a vortice, rese con pennellate fluide e a tratti sfumate, in linea con la sua vena simbolista e decadente. Un’espressività che si fa dirompente con Oskar Kokoschka e la sua Sposa nel vento, dove l’amore non si vede, è quasi una brezza, un brivido. Quadro di forte sensualità, qui il vento diviene la cifra interpretativa della scena di amore e passione: «La superficie è un turbine di grumi blu, verdi e viola, i colori sono arroganti e dolorosi, come graffi, le forme sottolineate da tocchi di bianco, la profondità dello spazio dalla luce». I due amanti, il pittore e Alma Mahler, riconoscibili pur nel frammentarsi dei colori, sono come trascinati da una tempesta che li travolge, in una scena lussuriosa, «privatissima, quasi oscena», e insieme universale: «il sesso, l’abbandono, l’illusione del possesso, l’enigma dell’altro»(1).

Già nelle Metamorfosi di Ovidio il furore d’amore era stato mitologicamente associato al vento freddo del Nord nella figura di Borea, il dio proveniente dalla Tracia. Innamorato di Orizia e ostacolato dal padre di lei, Eretteo, re di Atene, irrompe nel racconto con parole durissime che lasciano intravedere il ricorso alla sua feroce natura: «La forza è quella che meglio mi si adatta. Con essa scaccio le nere nubi, metto in agitazione il mare, sradico nodosi alberi, faccio della neve ghiaccio e tempesto di grandine la terra». Così «sbatté le ali e tutta la terra fu allora percorsa da una folata di vento e l’immenso mare s’increspò », poi, rapita Orizia, la strinse in un abbraccio amoroso, e «mentre volava, portandola via, s’infiammò col moto ancor più fortemente, e non pose fine a quella corsa sfrenata per l’aria che quando ebbe raggiunto la regione e le mura dei Cíconi»(2). Pieter Paul Rubens descrisse il momento centrale del mito con grande effetto visivo: i due corpi appaiono investiti dalla forza del vento che agita le vesti mentre la giovane ninfa spicca nel suo candore e Borea appare scuro, con i capelli bianchi e le guance gonfie(3).

Nell’iconografia classica i venti furono raffigurati prima in forma equina, poi con sembianze antropomorfe e ancora come volti con grandi bocche e guance spiranti aria: così li rappresenta Giulio Romano nella Camera dei venti di palazzo Te a Mantova. Nella sala si configura una stretta connessione con lo zodiaco, tema centrale della stanza, a dimostrare l’influenza delle stelle sul destino degli uomini ma anche forse a evidenziare come le sorti umane siano in balìa dei venti, divenendo così anch’esse alterne e mutevoli. Il pittore preraffaellita John William Waterhouse ha scelto di rappresentare la forza di Borea forse riecheggiando il mito, ma solo attraverso la figura di una giovane donna, inquadrata in un paesaggio del Nord dalle tinte scure, con abiti di un blu intenso, gonfiati dal vento.

Alla durezza di Borea si oppone Zefiro, il vento delicato, il Favonio latino, dotato di grazia seduttiva, etereo, sensuale come appare nella Venere di Botticelli. In questa ricerca metaforica, accanto alle immagini sopra individuate, si muovono le figure che rappresentano un ruolo diverso del vento, l’accostamento di una sua leggerezza con la dimensione serena dell’amore: esse suggeriscono sogno e felicità come nella Passeggiata di Marc Chagall dove è gioiosa la delicatezza con cui il pittore dipinge sorridente e libera l’amata moglie Bella, ritratta in volo, con l’abito viola e i capelli corvini. Traspare il profondo amore che li legò, come sospeso in un vento che è brezza.

«Il vento è quasi tutto ciò che vogliamo sia. Ci sono poche cose così costanti e mutevoli, così feroci o gentili, così instabili o determinate, così leggere o coraggiose, così furenti, così balsamiche e così proteiformi come il vento... E in tutte le lingue c’è la stessa incertezza di confini, radici e significati tra le parole per vento, spirito, respiro e anima (4) come se tutti avessero sentito che si raggruppavano attorno allo stesso mistero essenziale»(5). È proprio quel mistero che sembra evocato dal suggestivo The Flower di Szymon Brodziak: in bianco e nero, della donna si vedono solo le gambe tornite in atto di sollevarsi da terra (pensando ai versi di Emily Dickinson: «Fra le vivaci braccia del vento. / Se potessi insinuarmi») e un’elegante veste scura che, gonfiata dal vento, la copre dalla vita in su, quasi una sorta di ovidiana “metamorfosi” da donna a fiore. Impalpabile, il vento attraversa le nostre vite e può suggerire energia e speranza: evocativa la celebre canzone di Bob Dylan, Blowin’ in the Wind: «Quante strade deve percorrere un uomo / prima di essere chiamato uomo? /... E per quanto tempo dovranno volare / le palle di cannone / prima che vengano bandite per sempre? / La risposta, amico mio, se ne va nel vento, / la risposta se ne va nel vento...»

ART E DOSSIER N. 412
ART E DOSSIER N. 412
SETTEMBRE 2023
In questo numero: FINESTRE SULL’ARTE: Il MAGA?: Una fabbrica culturale di Federico D. Giannini; CORTOON:Tecnica mista con conchiglia di Luca Antoccia;  GRANDI MOSTRE. 1 - Plessi a Brescia e a Milano- Nozze d’oro di Sileno Salvagnini ; GRANDI MOSTRE. 2 - Iperrealismo a Roma -  A onor del vero di Ilaria Rossi