BLOWUP 


LETIZIA BATTAGLIA
LIBERA DI ESSERE

di Giovanna Ferri

«Sono nata come persona solamente quando avevo trentanove anni: è stata la fotografia a reinventarmi come donna, a darmi un’identità, un’autonomia, a farmi superare timori e ostacoli. È stata la macchina fotografica, arrivata nelle mie mani un po’ per caso, un po’ per necessità, che ha aperto le porte di quella prigione interiore in cui ero rimasta intrappolata, facendomi scoprire me stessa e la mia intima libertà»(1).
Letizia Battaglia, scomparsa poco più di un anno fa, all’età di ottantasette anni, ha sempre avvertito l’urgenza di affermarsi seguendo le proprie inclinazioni al di là di ruoli, etichette, protocolli, privilegi, ereditati o acquisiti. Nata nel 1935 a Palermo da una famiglia borghese, soffre fin da piccola la presenza di un padre ingombrante e punitivo. Difficile crescere in un ambiente del genere. Che fine avrebbe fatto la sua indole gioiosa, vulcanica e, neanche a dirlo, combattiva? Non sarebbe stato nei suoi piani scappare e sposarsi a sedici anni ma è l’unica via di uscita. Almeno sulla carta. La vita con il marito, con il quale ha avuto tre figlie, già dopo breve tempo si rivela incompatibile con quello spazio di «intima libertà» profondamente radicato nel suo DNA. Per lei studiare e lavorare sono al primo posto, per lui no. L’essere madre e sposa non è abbastanza?

Dopo diciannove anni di matrimonio arriva la separazione. E la fotografia? Nel 1969, con il primo scatto realizzato su commissione del giornale “L’Ora” di Palermo, dichiaratamente schierato contro Cosa Nostra e le collusioni con le organizzazioni di potere. Ecco la premessa per un nuovo inizio, che Battaglia consolida al principio degli anni Settanta con il trasferimento a Milano – in pieno scontro sociale e generazionale – e successivamente con il ritorno nel 1974 nell’amata città di origine. Sì, perché dalla sua città Letizia non è mai voluta scappare. Certo, i viaggi non sono mancati ma Palermo per lei ha rappresentato fino alla fine il centro del mondo. Il luogo con il quale ha avuto un rapporto carnale, simbiotico e dove, come nel resto della Sicilia, ha documentato come ben sappiamo la drammatica e sanguinosa guerra di mafia. Testimonianze fondamentali, che sicuramente hanno reso internazionalmente famoso il suo nome. Ma il suo contributo è stato anche altro.

Con tagli diretti, perlopiù frontali, inquadrature selettive, prive di scorciatoie e compromessi, usando un grandangolo (mai il teleobiettivo), fotografando sempre da vicino e rigorosamente in bianco e nero (raramente usando il colore), Battaglia ha rivolto una particolare attenzione all’universo femminile, nucleo pulsante del suo lavoro. A partire dalle bambine. «Mi sono accorta con il tempo che la fotografia non mi permetteva solamente di raccontare il mondo, ma anche me stessa, la mia inquietudine, l’incanto che mi sembrava perduto. E di cercare l’innocenza e la bellezza. Un’innocenza che ho trovato nelle bambine»(2).
Ritratti (quelli delle bambine) che esprimono un’autenticità innegabile. Alla purezza trasmessa dai loro occhi fa da contraltare un forte senso di gravità e, quasi, di sospensione, attesa. Aspetti verso i quali la fotografa risponde con un atteggiamento giocato sul filo dell’empatia, del rispetto e di una sincera comprensione. Il medesimo approccio riservato nei confronti delle donne, giova- ni, adulte, mature che sente il bisogno di accogliere al centro del suo progetto creativo così come sono: fragili, aggressive, dolci, tristi, fiere, ingenue, splendide nella loro nudità.
Alla poetica polifonica di Letizia Battaglia, dispiegata nell’arco di cinquant’anni, Palazzo ducale di Genova dedica fino al 1° novembre una mostra con oltre cento fotografie dalle quali emerge il calibro del suo percorso umano e professionale, affrontato in contemporanea in un’esposizione alle Terme di Caracalla di Roma (fino al 5 novembre) che ricorre nel trentesimo anniversario degli attentati mafiosi alle chiese di San Giovanni in Laterano e San Giorgio in Velabro.
Attivista impegnata per l’affermazione della giustizia sociale, giornalista, scrittrice, fondatrice di riviste, case editrici e spazi per la fotografia (l’ultimo il Centro internazionale di fotografia di Palermo, inaugurato il 25 novembre 2017), Battaglia ha lasciato un patrimonio di immagini che, in un corpo a corpo di sguardi, manifesta una nuova grammatica della visione.

IN BREVE:

Letizia Battaglia. Sono io
a cura di Paolo Falcone
Genova, Palazzo ducale
fino al 1° novembre
catalogo Contrasto
www.palazzoducale.genova.it

Letizia Battaglia. Senza fine
a cura di Paolo Falcone
Roma, Terme di Caracalla
fino al 5 novembre
www.soprintendenzaspecialeroma.it

ART E DOSSIER N. 412
ART E DOSSIER N. 412
SETTEMBRE 2023
In questo numero: FINESTRE SULL’ARTE: Il MAGA?: Una fabbrica culturale di Federico D. Giannini; CORTOON:Tecnica mista con conchiglia di Luca Antoccia;  GRANDI MOSTRE. 1 - Plessi a Brescia e a Milano- Nozze d’oro di Sileno Salvagnini ; GRANDI MOSTRE. 2 - Iperrealismo a Roma -  A onor del vero di Ilaria Rossi