Cortoon 

ANNA HA I CAPELLI ROSSI
(E LA PELLE SCURA)

Luca Antoccia

Il film di animazione Anna Frank. Il diario segreto di Ari Folman (Valzer con Bashir, 2006, e Il congresso, 2013) inizia con una strana didascalia: «A un anno da oggi» e si vede un bivacco di immigrati davanti alla Casa di Anna Frank (Amsterdam) che viene spazzato via da un temporale. Lo stesso che fa andare in frantumi la teca di cristallo nella casa-museo olandese a protezione del prezioso diario. 

Il film è già tutto in questa premessa di legare la storia di Anna Frank al presente dei richiedenti asilo, dei perseguitati di oggi, disgrazie purtroppo destinate a non risolversi a breve (è questo il senso della didascalia iniziale). Ma quella rottura del cristallo ha anche l’effetto di liberare Kitty, l’amica immaginaria alla quale Anna si rivolse nei due anni di clandestinità, per farla diventare una creatura in carne e... cartone. La ragazza esce dalla prigione del museo dove frotte di turisti si avvicendano in modo routinario. Per poche ore, sarà davvero una ragazza “vera” proprio come Pinocchio (interessante l’ossessione di tanto cinema contemporaneo per la storia del celebre burattino). 

Tuttavia, l’invenzione dell’amica immaginaria Kitty che prende forma a poco a poco, a partire dai capelli rossi, come personaggio a tutto tondo, spodesta via via Anna dal ruolo di protagonista, riducendo i brani dedicati all’alloggio segreto e ai passi del diario a frammenti, a favore della storia nel presente. Kitty “ruba” il diario per portarlo in salvo dopo la rottura della teca di cristallo in seguito al temporale. È una scommessa questo attualizzare una storia risaputa – un po’ come è successo per Il piccolo principe (Mark Osborne, 2015) – in quanto il rischio è appunto che le digressioni (quelle legate alla storia di Kitty e quelle proprie delle fantasticherie di Anna) scompaginino il film in un’alternanza di troppi livelli di realtà. 

D’accordo, Folman vuole sottrarre Anna Frank all’agiografia, ai tradimenti (quelli a fin di bene del padre per cominciare, che ha rimosso parti del diario prima di sottoporlo alla casa editrice) e alle edulcorazioni (la pièce teatrale cui si ribella Kitty dalla platea: «Anna non parlava così…»), vuole mostrare tutta la contraddizione di chi onora Anna e nello stesso tempo perseguita oggi altri essere umani, i richiedenti asilo dalle varie guerre del mondo. 

Peccato che, coloratissimo e levigato com’è, quasi al limite del disneyano (con solo qualche tratto spigoloso che ricorda il lavoro di Sylvain Chomet in Appuntamento a Belleville, 2003), il film di Folman rivela una preoccupante normalizzazione del linguaggio rispetto al coraggioso Valzer con Bashir che stride proprio col suo dichiarato tentativo del suo autore di non voler “normalizzare” l’olocausto rendendolo ancora attuale, vero, presente.


Un frame da Anna Frank. Il diario segreto (2021), di Ari Folman.