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Abbott
non attira il mercato

Daniele Liberanome

I suoi scatti realizzati a New York rimangono memorabili, eppure nelle case d’asta Berenice Abbott gode di scarsa considerazione. Presenti perlopiù in quelle newyorchesi, le sue opere raggiungono cifre piuttosto contenute

Sono la memoria storica della Grande mela; eppure, non appassionano i collezionisti. Le fotografie di Berenice Abbott (1898- 1991) non raggiungono le quotazioni di Alfred Stiglitz, anche se hanno contribuito a creare il mito di New York, cresciuto sul piano culturale grazie ai grandi intelletuali che vi si trasferirono con l’avvento del nazismo in Europa, e a rendere iconico il suo celebre skyline. Né serve troppo all’incremento delle sue quotazioni il fatto che Abbott fu una pioniera nel rompere pubblicamente i tabù dell’omosessualità divenendo quindi una sorta di madrina del crescente movimento LGBTIQ+.

L’artista si avvicinò alla fotografia senza alcuna preparazione accademica, e proprio per questo venne scelta da Man Ray come sua assistente, e continuò a lavorare per tutta la vita convinta che l’artista dovesse intervenire nel modo meno invasivo possibile sul soggetto che andava proposto nel modo più oggettivo possibile. Sceglierlo accuratamente era il pilastro della sua attività. Abbott si contrapponeva quindi al pittorialismo di Stieglitz e di molti prima di lui che arrivavano a ritoccare decisamente le stampe, non di rado con la china. Alcuni degli scatti più celebri di Abbott hanno per soggetto la New York notturna, in particolare la zona di Midtown Manhattan, oggi regno dei grandi grattacieli dei colossi della finanza, ma allora sede di edifici di dimensioni piuttosto modeste. Si dice che la fotografa americana non esitasse ad arrampicarsi in cima ai palazzi più alti e a procurarsi i lasciapassare per pubblicare le foto a suon di dollari passati sottobanco.

Certo è che in New York Art Night poté tenere l’otturatore della sua macchina fotografica aperto abbastanza a lungo, addirittura quindici minuti, per cogliere le forme delle case sottostanti e le loro luci che le animavano di una vita sommessa e misteriosa, laddove oggi i riflettori e il rumore la fanno da padroni. Lo scatto, del 1933, venne presentato in mostra al MoMA nei primi anni Quaranta per celebrare proprio la nascita del mito della Grande mela.

In tempi recenti, è stato offerto prima da Sotheby’s di New York il 24 maggio 2001 e venduto per 77mila euro e di nuovo nella stessa casa d’asta l’8 aprile 2008 quando il prezzo crollò a poco più di 28mila euro. Il risultato del 2001 resta infatti di gran lunga il più elevato per Abbott. In una vendita del 23 novembre 2015, quando a proporre New York Art Night fu William Doyle, casa d’asta tipicamente statunitense, il prezzo era risalito a 33mila euro, ma è poi sceso di nuovo il 10 febbraio 2022, quando Swann Galleries, casa d’asta specializzata in fotografie e multipli, ben radicata a New York, l’ha piazzata per 26mila euro.

Una cifra in qualche misura vicina al top lot è stata pagata per Retrospective Portfolio, che però è un insieme di cinquanta stampe tutte incentrate sugli angoli più noti della New York degli anni Trenta. Alcuni lo sono tuttora, come Penn Station, altri sono invece scomparsi, come l’antico mercato del pesce di Fulton Street. Vero è che quel portfolio venne edito in trenta copie, ma tutto insieme è stato venduto al meglio per 75mila euro il 28 febbraio 2012 da Swann Galleries.

Relativamente buono fu il risultato di Flatiron Building, 23rd Street and Fifth Avenue, Manhattan, foto quasi “oggettiva” del famoso e particolare edificio che tuttora richiama milioni di turisti all’incrocio fra Broadway e la Fifth Avenue. Venne aggiudicato per 56mila euro il 23 ottobre 2002 da Sotheby’s di New York, ma da allora le sue quotazioni sono in forte calo. Probabilmente i collezionisti non vedono in questo come in altri scatti di Abbott la mano di un artista, hanno forse la sensazione di poter ottenere un risultato non troppo dissimile con il loro smartphone e quindi non gli danno molto credito. Comunque, anche le foto che Berenice dedicò ai grandi intellettuali europei giunti a New York, che evidentemente non possono essere oggi ricreate, non hanno miglior fortuna, anzi. Lo scatto più prezioso di quel filone è dedicato a Jean Cocteau, ripreso nel 1927 mentre punta una pistola contro l’obiettivo della fotografa. Il miglior prezzo in asta l’ha spuntato Christie’s di New York un quarto di secolo fa, il 5 ottobre 1998, quando lo vendette per 38.500 euro circa.

La stampa di uno scatto dedicato a un James Joyce, pensieros0, è passato di mano al meglio per 26mila euro sempre circa un ventennio fa, ossia il 27 aprile 2005 da Sotheby’s di New York.

Non è quindi detto che avere in New York il centro del proprio lavoro e della propria vita sia per un artista garanzia di successo – almeno dal punto di vista del mercato –, anche postumo. Abbott è ora poco trattata dalle grandi case d’asta internazionali, rimanendo presente in quelle locali, newyorchesi, che sono in grado di difendere relativamente le sue quotazioni. Se vogliamo, questa è una consolazione per gli attori di un mercato provinciale come quello italiano (dove molto spesso accade che solo case d’asta locali vendano opere di un artista locale, i cui valori finoscono per abbassarsi sempre più), ma resta il dispiacere per lo scarso apprezzamento che gode oggi un’artista che ha ritratto la storia.


Flatiron Building, 23rd Street and Fifth Avenue, Manhattan (1938).


New York Art Night (1933).


Jean Cocteau (1927).