Grandi mostre. 2
FAUSTO MELOTTI A LUCCA

Una ceramica
imbrogliona

A Lucca, nelle sale della Fondazione Ragghianti, una mostra raccoglie le opere in ceramica di Fausto Melotti, uno dei più grandi artisti del secondo novecento italiano.

Sara Draghi

«Per me la ceramica è un pasticcio. È una cosa anfibia e sotto sotto c’è sempre un piccolo imbroglio perché non puoi mai sapere esattamente quello che fai. C’è un super regista che è il fuoco, che ti monta sulle spalle e alla fine una virgola ce la mette lui»(1). Così affermava Fausto Melotti alla fine degli anni Sessanta del secolo scorso.

Alla produzione in ceramica dell’artista è dedicata una mostra allestita a Lucca nelle sale della Fondazione Ragghianti sotto la curatela di Ilaria Bernardi e in collaborazione con la Fondazione Melotti e il MIC - Museo internazionale delle ceramiche in Faenza. Melotti, pittore, scultore e musicista, nato a Rovereto nel 1901, con una laurea in ingegneria elettrotecnica, si forma al Politecnico di Milano e all’Accademia delle belle arti di Brera. Negli spazi dell’ateneo, insieme a Lucio Fontana, studia sotto la guida dello scultore Adolfo Wildt, del quale segue il corso di plastica della figura, e apprende le tecniche della lavorazione della ceramica e della porcellana. Il successivo incontro con Gio Ponti sarà poi per lui fondamentale. Inizia infatti a realizzare piccole sculture in ceramica e ad avviare una collaborazione con la manifattura Richard-Ginori, producendo manufatti in ceramica con assiduità in un arco temporale limitato, dal 1945 al 1960 circa. Il 1948 è uno degli anni più importanti per la carriera dell’artista trentino: entra in contatto con lo storico e critico dell’arte Carlo Ludovico Ragghianti, Bruno Munari lo include nella mostra Handicraft as a Fine Art in Italy, ospitata nelle sale dell’allora House of Italian Handicraft a New York, e partecipa alla XIV Esposizione internazionale d’arte a Venezia.

La mostra lucchese, visitabile fino al 25 giugno, racconta questo percorso artistico, mettendo a confronto opere di Fausto Melotti con lavori di artisti a lui contemporanei come Afro, Casorati, Consagra, Fontana, de Pisis e molti altri. È così possibile ammirare le sculture in ceramica più importanti, come quelle a carattere sacro, i bassorilievi, gli animali, le figure femminili, i bambini della serie Onu e la sequenza Teatrini realizzata con la presenza della terracotta, oltre alla preziosa Lettera a Fontana (1944) esposta alla Biennale di Venezia nel 1950. Si realizza così un itinerario tra le opere di uno degli interpreti del rinnovamento artistico italiano del Novecento, un artista che ha saputo fare della ceramica uno strumento di invenzione, sperimentazione e trasformazione della sua scultura.

Il percorso espositivo è accompagnato da documenti provenienti dall’archivio dell’artista, per la prima volta è possibile visionare i suoi quaderni quadrettati ricchi di appunti e schizzi. Inoltre viene proiettato il video In prima persona. Pittori e scultori. Fausto Melotti della fotografa italiana Antonia Mulas registrato nel 1984, che include l’unica intervista in cui l’artista analizza il proprio percorso e la sua concezione dell’arte parlando dei suoi lavori in ceramica. La mostra mette poi in luce il legame tra Fausto Melotti e Italo Calvino. I due artisti hanno avuto una profonda relazione di amicizia e un comune interesse per il tema della leggerezza. Lo scrittore italiano in occasione di un’intervista arriva a dichiarare: «Mi veniva da scrivere città sottili come le sue sculture», affermazione che ha fatto propendere molti a credere in un’ispirazione di Calvino tratta dalle opere di Melotti per il suo Le città invisibili. La levità di Melotti si riscontra nelle sculture in ceramica degli animali, nelle giraffe e nei cavalli filiformi, nei bambini che sembrano appena appoggiati su carretti leggeri. Ultima sezione del progetto espositivo alla Fondazione è quella dedicata a differenti tipologie di ceramiche ispirate a oggetti d’uso quotidiano, come tazze, piatti, coppe o lampade, concepite da Melotti completamente svincolate dalla loro funzione originaria fino a diventare sculture pure. La mostra della Fondazione Ragghianti permette quindi di approfondire la produzione artistica di Fausto Melotti, arrivando ad aggiungere un tassello per comprendere al meglio quello che lo storico dell’arte Germano Celant ha definito come «galassia Melotti»(2) riferendosi alle diverse tipologie delle sue ceramiche, all’invenzione delle forme che come agglomerati di stelle ruotano intorno al nucleo centrale della poetica melottiana.


Cerchi (1960 circa).


Fausto Melotti con Gio Ponti a Milano nel 1962.


Bambini (1960 circa).


Carretto (1955 circa).