Studi e riscoperte. 1 
MANET E LA MODA
NEL SECONDO OTTOCENTO

tipi su tela
all'ultima moda

UN CONTESTO IN EVOLUZIONE , QUELLO DI PARIGI NELLA SECONDA METÀ DELL’OTTOCENTO, ANCHE DAL PUNTO DI VISTA DELLA MODA . GLI ABITI, CHE ACQUISTANO UN’IMPORTANZA SEMPRE MAGGIORE, RACCONTANO MOLTO DI CHI LI INDOSSA . LE OPERE DI ÉDOUARD MANET NE SONO UNA PROVA ESEMPLARE.

Giulia Perin

Nel 1862 Édouard Manet dipinge Musica alle Tuileries, un ritratto della società parigina nel parco della capitale per un concerto. Nonostante il titolo, l’artista non concentra la sua attenzione sulla musica ma si focalizza sulla descrizione dettagliata dello stile delle figure rappresentate. Abiti vaporosi, ombrellini, cappelli e ventagli per le donne, cilindri, giacche scure e scarpe di vernice per gli uomini. Nella parte sinistra della composizione, catalogo dei tipi parigini, spicca un profilo conosciuto, si tratta del poeta Charles Baudelaire, autore del coevo saggio Il pittore della vita moderna, che già in un commento al Salon del 1845 scrive: «Il vero pittore sarà quello che riuscirà ad estrarre dalla vita moderna il suo lato epico, e ci farà vedere e comprendere, con il colore e il disegno, quanto siamo grandi e poetici nelle nostre cravatte e nei nostri stivali di vernice»(1).

Per catturare l’essenza di una città in continua crescita culturale e commerciale come la Parigi dell’epoca, gli artisti comprendono di non poter svincolare le loro ricerche creative dal contesto nel quale sono immersi quotidianamente. Con l’avvento del prêt-à-porter, l’ascesa dei grandi magazzini e la diffusione delle riviste di moda, diviene quindi naturale rivolgere incuriositi uno sguardo nuovo all’abbigliamento contemporaneo che incarna le qualità di transitorietà dell’epoca moderna.



Musica alle Tuileries (1862), Londra, National Gallery.

« L’ABITO ROSA , CHE INDOSSA QUESTA GIOVANE [...] SI DRAPPEGGIA AMMIREVOLMENTE SU UN CORPO VIVO» ÉMILE ZOLA

Il balcone (1868-1869), Parigi, Musée d’Orsay.


Giovane donna nel 1866 (Donna con il pappagallo) (1866), New York, Metropolitan Museum of Art.


La ferrovia (1872-1873), Washington, National Gallery of Art.

Anche lo scrittore Émile Zola, ritratto da Manet nel 1868, condivide la necessità dell’arte di descrivere la contemporaneità così come appare. Nello stesso anno commenta il dipinto di Manet Giovane donna nel 1866 (Donna con il pappagallo): «Io consiglio solamente agli uomini abili, che vestono le loro donne con i vestiti copiati dalle incisioni di moda, di andare a vedere l’abito rosa che indossa questa giovane; non si distingue, è vero, la grana della stoffa, o non sapremmo contare i buchi dell’ago; ma si drappeggia ammirevolmente su un corpo vivo [...] appartiene alla famiglia di quei panni flessuosi e riccamente dipinti che i maestri hanno gettato sulle spalle dei loro personaggi. Oggi i pittori si riforniscono dallo stilista come le dame»(2). Sia Baudelaire nel già citato Il pittore della vita moderna sia Théophile Gautier nel saggio De la mode del 1858 identificano negli abiti e nei trucchi artifici che concorrono a perfezionare la bellezza naturale. Manet nella Donna con ventaglio (Ritratto di Nina de Callias) sembra seguire le indicazioni dei colleghi scrittori quando contorna di nero gli occhi e tinge di rosso le labbra della modella. I motivi decorativi sulla parete alle spalle di Nina sono gli stessi dello sfondo del ritratto di Stéphane Mallarmé, si tratta dello studio di Manet. È proprio Mallarmé un’altra figura chiave per le relazioni tra il mondo dell’arte e quello della moda.

Tra il 6 settembre e il 20 dicembre del 1874 pubblica otto numeri dell’elegante rivista bisettimanale “La Dernière Mode” che delizia le donne parigine con consigli di moda e lettura, programmi dei teatri, notizie sulle esposizioni e liste di destinazioni per i viaggi. Nel primo numero c’è un editoriale dedicato ai gioielli firmato da Marguerite de Ponty, che si rivelerà essere lo stesso Mallarmé. In realtà tutte le firme che compaiono sui numeri della rivista sono pseudonimi del poeta che trova nel mondo dell’editoria femminile un porto felice e un riparo dalle critiche ricevute per la sua produzione più significativa. I giudizi negativi da parte della critica lo accomunano all’amico Manet che proprio nel 1874 vede rifiutate due sue opere delle tre presentate al Salon. Una di queste è Ballo mascherato all’Opéra che Mallarmé esalta «per la deliziosa gamma dei neri: frac e domini, cappelli e mascherine, velluti, panno, raso e seta»(3).

Nella Ferrovia, unico dipinto di Manet ammesso al Salon del 1874, l’ambientazione è solo un pretesto urbano che permette al pittore di ritrarre Victorine Meurent in un brillante abito blu primaverile. I capelli sciolti che le scendono sulle spalle indicano che interpreta il ruolo di sorella maggiore o giovane governante della bambina accanto a lei che indossa un vestito bianco con un grande fiocco azzurro.

I dettagli degli abiti e delle acconciature raccontano molto di chi li indossa. Le figure femminili del Balcone di Manet, Berthe Morisot e Fanny Claus, pur avendo entrambe un abito bianco, la prima da interno, lungo con morbide maniche a pagoda, la seconda corto da passeggio, accessoriato da guanti, cappello e ombrellino, rappresentano l’una la sfera privata e l’altra quella pubblica. Lo stesso abito da interno di Morisot è indossato da Suzanne, la moglie di Manet, nella Lettura, in uno straordinario studio di bianco su bianco: il tessuto velato di mussola bianca che contemporaneamente nasconde e svela il corpo della donna si lega armoniosamente al candore della poltrona e alle trasparenze delle tende drappeggiate davanti alla finestra illuminata.

Emblema delle eleganti parigine alla moda è il ritratto di Ellen André in abito da passeggio che Manet realizza nel 1875. Una veste di seta nera senza mantello né scialle, cappello di feltro con piuma nera, La parigina è per Mallarmé una delle opere più moderne realizzate dall’amico. Joris-Karl Huysmans nel 1877 dedica un articolo a Nana, dipinto di Édouard Manet non ammesso al Salon che ritrae l’attrice Henriette Hauser intenta a incipriarsi davanti a uno specchio nel suo camerino in presenza di un ammiratore in abito scuro. Nana indossa un corsetto di raso azzurro, indumento definito da Manet il nudo della sua epoca, calze dello stesso colore, una sottoveste bianca e ha le labbra dipinte di rosso. Huysmans ammira l’audacia del soggetto, «l’aristocrazia del vizio», scrive, «è oggi riconoscibile per la sua lingerie»(4).

Lo stile rapido e naturalmente elegante di Manet «dal soprabito mastice, barba e biondo capello raro, volgente al grigio con spirito»(5) è il perfetto interprete del legame tra l’arte e la moda nella Parigi tra il Secondo impero e la Terza repubblica.

«La moda deve dunque considerarsi come un sintomo del gusto dell’ideale, che galleggia nel cervello umano al di sopra di tutto ciò che la vita umana vi accumula di volgare, di terrestre e di immondo, come una deformazione sublime della natura o meglio come un tentativo inesauribile e ricorrente di riforma della natura»(6).


Nana (1877), Amburgo, Hamburger Kunsthalle.

La parigina (1875), Stoccolma, Nationalmusem.


La lettura (1865-1873), Parigi, Musée d’Orsay.


La donna con ventaglio (Ritratto di Nina de Callias) (1873), Parigi, Musée d’Orsay.


ART E DOSSIER N. 409
ART E DOSSIER N. 409
MAGGIO 2023
In questo numero: STORIE A STRISCE: Il papà di Pimpa e Cipputi di Sergio Rossi; BLOW UP: Newton, l’elegante provocatore Erwitt, l’ironico osservatore di Giovanna Ferri; GRANDI MOSTRE. 1 - Pistoletto a Roma - Nella bellezza tutto si rigenera di Ludovico Pratesi ; GRANDI MOSTRE. 2 - Lucio Fontana a Firenze - Contemplando l’infinito di Lauretta Colonnelli...