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MONTAGNE RUSSE
PER MARTINI

di Daniele Liberanome

Mercato fluttuante per le opere di Arturo Martini. Nel nostro secolo, valori discreti (e in un solo caso milionario) nel primo decennio, sensibilmente ridotti nel secondo. Ma ora, forse, potrebbe esserci una risalita

Da morto di fame agli altari della gloria, alla ricaduta nella polvere: questo è il saliscendi che la vita ha riservato ad Arturo Martini (1889-1947) e che ora caratterizza anche il suo mercato. Quel grande scultore, presente in un buon numero di musei italiani, nacque da una famiglia povera e anche quando poté dedicarsi all’arte si trovò di fronte a un muro di critiche o disinteresse. Le sue sculture figurative parevano fuori dal tempo, vecchie rispetto al cubismo e all’astrazione delle avanguardie. Poi però arrivò il fascismo e in genere il “ritorno all’ordine”, il movimento di idee che negli anni Trenta del Novecento riscoprì i canoni classici dell’arte, rivalutò la tradizione, e Martini, che mai aveva cambiato la sua posizione, si trovò dalla parte giusta.

È di quegli anni La pisana - II versione, dedicata alla protagonista di Confessioni di un italiano di Ippolito Nievo, romanzo storico oggi, forse, poco conosciuto, ma all’epoca di grande impatto e popolarità. Intrigava particolarmente proprio il personaggio della Pisana, una donna anticonformista, ricca di sensualità, passionale, attratta da diversi uomini ma sostanzialmente innamorata del cugino e a lui fedele. Martini le aveva dedicato nel 1928 una prima versione della scultura in pietra naturale in due esemplari, di cui uno conservato ai Musei civici Treviso, e poi una seconda versione nel 1933 circa, anche questa in due esemplari, ma in bronzo, e in cui la protagonista appare con un’espressione più addolcita rispetto alla prima versione. Sotheby’s di Milano, nel lontano 27 maggio 2008, ne offrì un esemplare della seconda versione spuntando l’ottimo prezzo di 264.250 euro, al di sopra perfino della stima massima.

Per molti versi simili è Nena, ritratto in terracotta della figlia dell’artista, ripresa a mezzobusto in una postura particolare, che conferische alla bambina ritratta movimento e un profondo senso di intimità. Anche qui siamo di fronte a un’opera rara, unica, datata all’inizio degli anni Trenta, con una provenienza interessante perché passata di mano solo un paio di volte di cui l’ultima intorno al 1985. Christie’s di Milano fu così capace di venderla per 197mila euro, triplicando la stima iniziale; era il 21 maggio 2007, cioè uno degli anni migliori del mercato per Martini. Già, perché sempre nel primo decennio del nuovo secolo sono state aggiudicate a buoni livelli di prezzo diverse altre rare sculture degli anni Trenta, come Odalisca in cui le reminiscenze etrusche risultano particolarmente accentuate. In questa opera si percepisce l’originalità delle scelte artistiche che Sotheby’s di Milano seppe tradurre il 22 novembre 2011 in un prezzo di circa 150mila euro.

Inaspettatamente, il top lot dell’artista, Donna che nuota sott’acqua (qui riprodotta a p. 30), si colloca invece totalmente al di fuori del percorso di mercato prima delineato. Difatti è un’opera del 1941-1942, creata in mezzo a venti di crisi e a immagini di guerra che invitavano a nuovi percorsi artistici, tanto è vero che Martini aveva deciso da qualche anno di abbandonare la statuaria monumentale tipica del suo periodo precedente. Si concentrò qui invece su una figura di donna che sembra cercare un equilibrio improbabile in un mondo in difficoltà, ma anche ignorare quanto avviene in superficie, tanto che l’autore arriva al gesto estremo di mozzarle la testa. L’artista fu tanto soddisfatto del risultato da considerare l’opera come la più importante realizzata in quel periodo, inserita poi dal Ministero dei beni culturali nella lista del patrimonio italiano non esportabile. Christie’s riuscì a offrirla il 24 maggio 2005 a Milano – Martini non ha mercato fuori dalla nostra penisola – e ad aggiudicarla per oltre 2 milioni di euro, quasi triplicando la stima. L’acquirente fu la Fondazione Cariverona, che volle così rendere omaggio a uno degli artisti veneti più significativi del secolo scorso. Si tratta comunque di un’aggiudicazione ormai datata, perché in tutto l’ultimo decennio le opere di Martini si sono scambiate per valori decisamente più contenuti rispetto al passato.

D’altro canto, l’importante recente crescita del mercato dell’arte in genere (compreso quello dedicato alle sculture) sta iniziando a spingere in alto di nuovo anche i valori dello scultore originario di Treviso, o almeno così pare. Lo scorso 5 ottobre, Cambi di Milano ha presentato Tragedia greca, opera di richiamo per i collezionisti, ossia rara e degli anni Trenta, seppure di piccole dimensioni. Il prezzo di 122mila euro spuntato nell’occasione, cinque volte più della stima, testimonia non solo un’asta dall’andamento inconsueto e non facilmente ripetibile, ma anche che Martini, una volta ancora, sta risorgendo dalle ceneri di mercato. Per gli appassionati potrebbe essere il momento buono per aggiungere una delle sculture dell’artista alle proprie collezioni.


La pisana - II versione (1933 circa).


Odalisca (1930).

ART E DOSSIER N. 408
ART E DOSSIER N. 408
APRILE 2023
In questo numero: FINESTRE SULL’ARTE: Il potere della duchessa di Federico D. Giannini; BLOW UP: Werner Bischof:L’occhio, inedito, per il colore di Giovanna Ferri; GRANDI MOSTRE. 1 - Arturo Martini a Treviso - Frammenti di realtà di Sileno Salvagnini ; GRANDI MOSTRE. 2 - Manet e Degas a Parigi - Amici e rivali di Valeria Caldelli ...