VERMEER A DELFT

LA CITTà
DELLA SFINGE

IN CONCOMITANZA CON LA MOS TRA DI AMSTERDAM, IL PRINSENHOF DI DELFT CI PORTA NEI L UOGHI IN CUI VERMEER TRASCORSE LA SU A VITA. A CERCARE QU ALCHE RISPOSTA AGLI ENIGMI CHE PONE L’ARTISTA CHE IL SUO SC OPRITORE OTTOCENTESCO, THORÉ-BURGER, DEFINÌ «LA SFINGE DI DELFT ».

La chiusura dell’articolo precedente suggeriva una riflessione sul modo in cui Vermeer ci porta a essere vicinissimi ai personaggi che mette in scena ma ci lascia sempre al di qua del loro mondo.

Di che mondo parliamo? Una mostra a Delft, al Prinsenhof, lo ha ricostruito e ci aiuta a entrarci dentro.

La città in cui Johannes Vermeer nacque nel 1632 e morì nel 1675 godeva in quel tempo di un benessere crescente; era una città di traffici commerciali, di produttori delle famose ceramiche “blu di Delft” e birrerie. Una cittadina brulicante di chiatte e carretti, cesti di verdure e di pane, di osterie e negozi, ma ordinata e tranquilla, come è ancora adesso. Città di vite ordinarie, senza architetture particolarmente spettacolari ma sottilmente elegante. Le due vedute urbane che Vermeer ci ha lasciato, La stradina e Veduta di Delft, ci mostrano esterni semplici e funzionali. La mostra espone un centinaio tra oggetti d’uso, incisioni, mappe, inventari. Traccia i profili delle persone che incrociarono le proprie vite a quella del pittore, dalla famiglia della moglie al fornaio van Buyten, che possedeva suoi dipinti, ai membri della guardia civica di cui faceva parte. Possiamo vedere opere di artisti di Delft o che lavorarono per qualche tempo in città, da Pieter de Hooch a Hendrick van der Burgh, a Jan Steen (col bellissimo Ritratto di Adolf e Catharina Croeser, del 1655), Gerard Houckgeest, Antonie Palamedesz e Maria van Oosterwijck. Il percorso racconta alcuni degli eventi che segnarono quel periodo, come il disastro del 1654, quando l’esplosione di una polveriera distrusse parte della città, uccidendo fra gli altri anche il pittore Carel Fabritius e causando danni anche alla famiglia di Vermeer. E dà modo di entrare nel clima religioso del tempo, fatto di tensioni e tolleranza, come in quello del vivace dibattito scientifico e intellettuale che vi si svolgeva.

I quadri di interni di Vermeer mostrano immagini di armonia domestica che contrastano con un mondo esterno in cui dominano logiche diverse: quelle del lavoro, del viaggio, dei pericoli, del denaro. Un mondo a volte evocato da carte geografiche o dipinti con scene di mare che probabilmente alludono all’assenza di una persona cara partita per terre lontane; oppure da allegorie o simboli religiosi. La mostra di Delft presenta due di questi “quadri nel quadro” che compaiono in opere di Vermeer e appartenevano realmente alla sua famiglia. Uno di essi è La mezzana, di Dirk van Baburen, che raffigura una scena di postribolo in cui una donna anziana sta mettendo in contatto una delle sue ragazze con un cliente. Il dipinto è riprodotto su una parete del Concerto a tre rubato a Boston (e mai più ritrovato) e in Donna seduta alla spinetta, che raffigurano giovani ben vestite intente a suonare e cantare nella quiete di casa loro; un evidente contrasto, rispetto al soggetto principale, ma in questo caso il ruolo del dipinto di Baburen è proprio quello di marcare la differenza tra una situazione “protetta”, luogo di armonia familiare e passatempi onesti, e il suo contrario: una casa di piacere.

La mostra è il centro ideale di un percorso che non può trascurare una visita ai luoghi in cui la vita di Vermeer si svolse, in un fazzoletto di centro storico solcato da canali e aperto dall’ampia piazza del Mercato. Solo così si può mettere insieme un mosaico fatto di molti pezzi sparsi e farsi un’idea del contesto. Un’idea piuttosto vaga, va detto, perché a parte i monumenti principali – Oude Kerk, dove il pittore fu sepolto con tutti gli onori, Nieuwe Kerk, municipio – molti di quei luoghi – la casa natale dell’artista, il quartiere dei cattolici in cui si trasferì col matrimonio, la stradina che dà il nome a uno dei suoi dipinti più famosi – sono stati sostituiti da altri edifici. Dal luogo in cui dipinse la Veduta di Delft, per esempio, la visione è assai diversa, oggi, ma un occhio attento coglierà ancora i due campanili che svettano sui tetti; e uno spirito accogliente non potrà opporre resistenza al fascino di quello che è stato il luogo in cui Vermeer ha acceso una luce capace di fermare il tempo.


Johannes Vermeer, Veduta di Delft (1660-1661), L’Aja, Mauritshuis.


Dirk van Baburen, La mezzana (1622), Boston, Museum of Fine Arts


Placca con scena biblica (1658), ceramica, Delft, Prinsenhof.

Het Delft van Vermeer

Delft, Prinsenhof, Sint Agathaplein
a cura di David de Haan, Arthur Wheelock Jr, Babs van Eijk,
Ingrid van der Vlis
fino al 4 giugno
orario 11-17
percorso Discover Vermeer’s Delft sul sito www.delft.com
catalogo Prinsenhof-Waanders Uitgevers, Zwolle
www.prinsenhof-delft.nl

ART E DOSSIER N. 408
ART E DOSSIER N. 408
APRILE 2023
In questo numero: FINESTRE SULL’ARTE: Il potere della duchessa di Federico D. Giannini; BLOW UP: Werner Bischof:L’occhio, inedito, per il colore di Giovanna Ferri; GRANDI MOSTRE. 1 - Arturo Martini a Treviso - Frammenti di realtà di Sileno Salvagnini ; GRANDI MOSTRE. 2 - Manet e Degas a Parigi - Amici e rivali di Valeria Caldelli ...