Grandi mostre. 3
JOSEPH MALLORD WILLIAM TURNER
A MARTIGNY

Il sole è Dio

LA LUCE DECLINATA ATTRAVERSO COLORE E ATMOSFERA. UN’IMPORTANTE MOSTRA ALLA FONDATION GIANADDA PRESENTA – ATTRAVERSO OLTRE CENTO DIPINTI, ACQUERELLI, DISEGNI E SCHIZZI – L’OPERA DI WILLIAM TURNER, GENIALE PRECURSORE DEL PAESAGGISMO ROMANTICO E DELL’IMPRESSIONISMO, FINO A UN ASTRATTISMO SUBLIME E RAREFATTO. CE NE PARLA QUI IL CURATORE, STORICO CONSERVATORE CAPO DELLA TATE DI LONDRA.

David Blayney Brown

Secondo il suo giovane ammiratore John Ruskin, Turner proferì queste parole – «Il sole è Dio» – durante le ultime settimane di vita, nel 1851, quando la sua salute era ormai compromessa(1). In alcuni resoconti successivi è indicata addirittura come l’ultima frase detta dall’artista il mattino del 19 dicembre, giorno della sua morte, che il suo medico descrisse come «una giornata molto fosca e uggiosa, ma poco prima delle nove il sole fece capolino, splendendo direttamente su di lui con quella brillantezza sulla quale amava posare lo sguardo»(2).

La luce è vita nei dipinti di Turner, declinata attraverso colore e atmosfera, le qualità celebrate in questa mostra, Turner. The Sun is God alla Fondation Pierre Gianadda. Più che una retrospettiva cronologica, ambisce a offrire un’esperienza immersiva. I dipinti sono circondati da schizzi, studi e lavori incompiuti nei quali le sue idee e osservazioni emergono in modo più o meno nitido.

Figlio di un barbiere londinese, Turner raggiunse la fama ancora giovanissimo, con l’ausilio del suo talento e di un’intelligenza acuta. Entrò nelle Royal Academy Schools nel 1789, a quattordici anni, e nel 1802, a ventisette anni, fu nominato membro della Royal Academy alla più giovane età consentita. Si fece un nome realizzando piccoli acquerelli paesaggistici e topografici per collezionisti e incisori, contribuendo poi a diffondere la moda dei grandi acquerelli da esposizione, in concorrenza con i dipinti a olio, e in seguito passò egli stesso alla pittura a olio.

Nei quarant’anni successivi, nessun artista britannico tenne testa alla sua vasta produzione: scenari ideali e vita quotidiana; soggetti storici, moderni, urbani e industriali; la topografia britannica ed europea; la guerra; illustrazioni per la letteratura; arte raffinata e popolare; omaggi a Rembrandt, Claude Lorrain, Poussin, Tiziano, Raffaello e Canaletto (gli ultimi due maestri compaiono nei rispettivi omaggi); inoltre, scelta singolare per un pittore serio, incluse nelle sue opere anche la tecnologia dell’età del vapore. Fu inevitabilmente lui a sancire la transizione dalla vela al vapore in ambito marittimo, ed espose per la prima volta un treno sulle pareti della Royal Academy.

Turner studiò l’ottica, la teoria dei colori e i relativi processi, e adottò con entusiasmo nuovi pigmenti più sgargianti.

Eppure non guardava al colore come a un elemento puramente realistico, ma come a uno stato mentale con un proprio linguaggio espressivo. I suoi studi sull’oscurità e come dipingerla si aprivano all’uso del nero puro (ritenuto volgare da buona parte dei colleghi), con il rimpianto per non averne trovato uno ancora più nero. Affascinato da contrasti e paradossi, faceva un uso prodigo del bianco e andava in cerca dei gialli più brillanti.

Approfondì la teoria dello spettro di Goethe e i valori visivi ed emotivi degli elementi collocati agli antipodi – caldo e freddo, scuro e chiaro(3) – tentando di stabilire se il colore fosse il prodotto della loro interazione o soltanto della luce.

Sempre incline ad associare il colore al tempo, un tempo presente o dotato di profondità storica, aveva già rappresentato il dualismo della luce nel buio raffigurando l’alba e il tramonto sul Lake District inglese in Mattina tra le Coniston Fells e Lago Buttermere, esposti entrambi nel 1798. Queste prime opere fortemente suggestive, in cui tutta la natura si muove e cambia, dimostrano la sua comprensione della luce come colore e sorgente dell’arte. La luce condiziona ciò che vediamo e come lo vediamo: la sua assenza occulta, la sua presenza abbaglia, acceca, mette in rilievo le cose oppure le offusca in un senso di dissoluzione e trascendenza.

L’illuminazione diffusa in dipinti come Sole nascente attraverso la foschia non era un semplice sviluppo tecnico ma si rifaceva a due maestri della luce del passato, Claude Lorrain e Aelbert Cuyp. Ma negli anni Quaranta dell’Ottocento, Ruskin riteneva che Turner avesse messo in ombra i due predecessori, i quali avevano dipinto la «luce solare.

Turner era il solo ad avere dipinto il colore del sole»(4).

Nel corso della guerra con la Francia rivoluzionaria e napoleonica (1793-1815), Turner fu perlopiù confinato in Gran Bretagna. Nel 1802, durante una tregua nelle ostilità in seguito alla pace di Amiens, attraversò la Manica per raggiungere Francia e Svizzera, e trascorse diverse settimane a Parigi, visitando il Louvre e le collezioni storiche inaugurate dopo la Rivoluzione. La sua reazione allo scenario alpino a tratti cupo si può evincere dagli studi spettacolari del passo del San Gottardo, il punto più vicino all’Italia che raggiunse, o di Les Contamines all’alba, ricordo della volta in cui si era alzato presto per una lunga escursione in montagna.


«TURNER ERA IL SOLO AD AVERE DIPINTO
IL COLORE DEL SOLE»
JOHN RUSKIN


Il lago Buttermere, con una parte di Cromackwater, Cumberland, un acquazzone (esposto nel 1798), Londra, Tate, come tutte le opere che illustrano questo articolo.


Il San Gottardo (1806-1807).


Bacco e Arianna (esposto nel 1840).


Mosella (?) (1830 circa).


Turner non dimenticò mai l’insegnamento appreso alla Royal Academy per cui l’arte – in particolare quella paesaggistica, a patto che non fosse imitativa come la ritrattistica – era elevata da associazioni e soggetti storici o mitologici. Possedeva una copia del Bacco e Arianna di Tiziano, opera esposta alla nuova National Gallery di Londra dal 1826, e in uno dei suoi dipinti (1840) si ispirò al racconto di Ovidio in cui il dio offre una costellazione in dono alla sua sposa. Lo scenario e «la letterale esplosione di luce solare»(5) presentano maggiori affinità con Lorrain, il cui paesaggio marino con Bacco e Arianna era inserito in una collezione britannica ed era stato inciso da François Vivares.

Forse Turner aveva dipinto un soggetto notoriamente associato a Tiziano per calarsi nell’atmosfera veneziana in occasione della sua ultima visita in questa città, che aveva visto per la prima volta nel 1819 ed era diventata uno dei suoi luoghi prediletti. I dipinti di Venezia, a partire dai delicati acquerelli in cui fluttua come un miraggio in una luce acquatica, sono tra le sue opere tarde più accessibili e popolari. Ne raffigurò i lati luminosi e oscuri, in pieno giorno, al chiaro di luna e al crepuscolo, “l’ora del pittore”, un momento denso di possibilità in cui, per usare le parole di un altro amante di Venezia, lord Byron, citato spesso da Turner: «In cielo appar la luna; Ma notte ancor non è»(6).

Nei suoi ultimi anni, alle prese con l’ostilità e la derisione della critica e abbastanza ricco da non essere costretto a vendere le proprie opere, Turner si ritirò nel suo studio dove realizzò i suoi dipinti più visionari. Trovò un certo conforto nei lunghi soggiorni a Margate, una cittadina marittima nel Kent, in compagnia di Mrs Booth, vedova di un marinaio nonché sua ultima amante e domestica. La casa della donna affacciava sulla spiaggia e sul pontile, e si presume che Turner vi abbia realizzato numerosi dipinti a olio di onde e tempeste, e acquerelli dei «cieli più incantevoli d’Europa»(7).

Nacquero così le sue ultime opere esposte alla Royal Academy nel 1850. Nonostante i diffusi colori gioiello e le atmosfere eteree, sono tutt’altro che astratte in quanto narrano la storia d’amore fra Didone ed Enea a Cartagine nello stile dei porti marittimi di Lorrain. Nella transizione dal giorno alla notte, parlano di morte, perdita, e di un futuro che deve ancora arrivare. Didone visita la tomba del defunto marito, Enea la abbandona per fondare un nuovo impero e, come scrisse Turner in un’epigrafe, «Il sole tramontò incollerito per questo inganno». Attribuendo all’astro un’azione morale sembra voler riaffermare le proprie convinzioni, e probabilmente sapeva che quei dipinti sarebbero stati il suo epitaffio. Se fossero stati i precursori di una nuova arte, quest’ultima avrebbe dovuto lasciarsi alle spalle il mondo classico per concentrarsi su quella che il “Times”, pur ammettendone le «eccentricità», definì «la mano di un grande maestro, una padronanza ineguagliabile dei materiali pittorici, incurante della forma e prodiga di luce»(8).


Questo articolo è un estratto del saggio di D. Blayney Brown, The Sun is God, contenuto nel catalogo della mostra Turner. The Sun is God (Martigny, Fondation Gianadda, 3 marzo - 25 giugno. 2023), a cura di D. Blayney Brown, Zurigo e Martigny 2023. Traduzione di Manuela Faimali.


Partenza per il ballo (San Martino) (esposto nel 1846).


Visita alla tomba (esposto nel 1850).


Turner. The Sun is God

in collaborazione con la Tate
a cura di David Blayney Brown
Martigny, Fondation Pierre Gianadda
fino al 25 giugno
orario 10-18
catalogo Fondation Pierre Gianadda
www.gianadda.ch

ART E DOSSIER N. 408
ART E DOSSIER N. 408
APRILE 2023
In questo numero: FINESTRE SULL’ARTE: Il potere della duchessa di Federico D. Giannini; BLOW UP: Werner Bischof:L’occhio, inedito, per il colore di Giovanna Ferri; GRANDI MOSTRE. 1 - Arturo Martini a Treviso - Frammenti di realtà di Sileno Salvagnini ; GRANDI MOSTRE. 2 - Manet e Degas a Parigi - Amici e rivali di Valeria Caldelli ...