INTRODUZIONE

Il mistero circonda Cecco del Caravaggio. Lo circonda ancora in gran parte, nonostante le recentissime aperture della mostra di Bergamo (tuttora in corso)1 e le ricostruzioni degli ultimi trent’anni, in gran parte mia responsabilità, che hanno provocato alcune crepe nello spesso strato di nebbia che da sempre ha circondato il pittore2. Mistero per quanto riguarda il preciso luogo di nascita, mistero per la data di tale nascita, mistero per il luogo di morte e per quando quella morte avvenne. Cecco continua a essere l’unico fra tutti i grandi protagonisti del mondo caravaggesco di cui non conosciamo quei quattro fondamentali dati biografici. Per tutti gli altri cosiddetti “caravaggeschi”, gli studi sono ormai arrivati a conoscere tutti e quattro questi dati (per la maggior parte di loro), e per una minoranza almeno alcuni di tali dati.

Ma tutto questo mistero, ulteriormente aumentato da dipinti straordinariamente enigmatici e anticonformisti, dei quali in molti casi non conosciamo i committenti, aumenta senza dubbio il fascino irresistibile del pittore.

Anche in occasione della mostra di Bergamo quel mistero è rimasto denso e abbiamo solo potuto affinare le ipotesi già proposte. Se per la nascita, sulla base di una serie di elementi che espongo fra poco, è lecito proporre che Cecco abbia avuto un’origine bergamasca (ma potrebbe essere nato in città o in provincia, o a Brescia, o a Venezia, tutti luoghi dove esistevano membri dei Boneri, una famiglia molto diramata) intorno al 1586 probabilmente, per la morte si brancola davvero nel buio. Sembra quasi che intorno al pittore si sia alzato un muro, una sorta di “damnatio memoriae”, una specie di congiura (consapevole o inconsapevole?) che ne ha voluto ricacciare nell’ombra la stessa sua esistenza, compresi i suoi dati anagrafici.


Maddalena orante (1607-1613); ubicazione ignota (già Milano, Gallerie Salamon Agustoni Algranti).


Andata al Calvario (1613-1614); Bratislava, Slovenská Národná Galéria.

CECCO DEL CARAVAGGIO
CECCO DEL CARAVAGGIO
Gianni Papi
Bergamo – insieme a Brescia Capitale della Cultura 2023 – celebra con una grande mostra uno dei più misteriosi artisti del gruppo dei caravaggeschi italiani. Di Francesco Boneri (1580-1630), detto Cecco del Caravaggio, non si sa davvero quasi niente, quella aperta in questi mesi a Bergamo (della quale l’autore del dossier è cocuratore) è la prima mostra che gli viene dedicata, con una ventina di dipinti di Cecco a confronto con opere di suoi contemporanei, comprese quelle del suo maestro. Maestro nel senso che Cecco era detto “del Caravaggio” perché ne era un servitore, fin da giovanissimo e, sembra, anche amante. Una condizione di “familiarità” che lo vedeva nel ruolo di modello (forse per Amore vincitore, Davide e Golia e altre opere) ma anche in un certo senso di allievo, poiché dal maestro imparò a dipingere (e anche a usare il coltello nelle risse, pare). Un’occasione per capire meglio il suo percorso, e per apprezzare correttamente l’elevata qualità della sua pittura.