Grandi mostre. 7
RINASCIMENTO FERRARESE A FERRARA

UN MAESTRO
E IL SUO DEGNO EREDE

A NOVANT’ANNI DI DISTANZA, TORNA A PALAZZO DEI DIAMANTI UN’ESPOSIZIONE DEDICATA AL RINASCIMENTO FERRARESE CON DUE ARTISTI TRA I PIÙ ILLUSTRI DELL’EPOCA: ERCOLE DE’ ROBERTI E IL SUO EREDE, LORENZO COSTA. L’UNO, RICERCATO, INNOVATORE E FANTASIOSO; L’ALTRO, INTERPRETE DI UNO STILE CLASSICO MA MAI RIPETITIVO.

Michele Danieli

Nel 1933 apriva a Ferrara l’irripetibile Esposizione della pittura ferrarese del Rinascimento, allestita a Palazzo dei diamanti. Pochi mesi dopo, lo storico dell’arte Francesco Filippini scriveva: «Ma, dopo avere ammirato tante opere belle, si esce dalla sala di Ercole [de’ Roberti] un poco pensosi. Quando mai potremo ancor vedere riuniti tanti capolavori! Oh, gli stranieri hanno avuto buon gusto nello scegliere! E un altro dubbio ci assale: com’è possibile studiare seriamente la storia dell’arte italiana, quando le opere principali sono smembrate e disperse, sicché soltanto a pochi privilegiati è concesso di vederle?».

Filippini centrava due punti fondamentali. Primo, la bellezza delle opere di Ercole non può lasciare indifferenti. Secondo, la dispersione delle sue opere ostacolava (e ostacola tuttora) la sua comprensione e la sua notorietà presso il grande pubblico.

Novant’anni più tardi, la grande mostra ospitata ancora una volta nel Palazzo dei diamanti offre la possibilità di incontrare da vicino i due artisti ferraresi più celebrati tra la fine del Quattrocento e l’inizio del Cinquecento: Ercole de’ Roberti, appunto, e Lorenzo Costa. Molte cose da allora sono cambiate. Lo stesso Palazzo dei diamanti accoglie i visitatori in una veste rinnovata e con un percorso espositivo più vasto e articolato. Tuttavia, la potenza evocativa di Ercole de’ Roberti si è mantenuta intatta e una migliore definizione del suo catalogo ha contribuito a focalizzarne meglio l’importanza e la statura. Roberto Longhi, il maggior storico dell’arte del XX secolo e artefice della rinascita degli studi sull’argomento con la sua incandescente Officina ferrarese (1934), aveva le idee molto chiare: «Per merito di Ercole, Ferrara siede, verso l’ultimo decennio del secolo, più alto che qualunque altro punto d’Italia».

Per incominciare a scoprire questo artista indimenticabile, non si può che partire dal Salone dei mesi del ferrarese palazzo Schifanoia, dove Ercole esordì appena ventenne affrescando il mese di Settembre. La sua carriera si può seguire attraverso una sequenza di prestiti straordinari.

La predella della Pinacoteca vaticana e i ritratti dei Bentivoglio giunti da Washington sono i meravigliosi testimoni della sua stagione bolognese durante la quale, insieme a Francesco del Cossa (anche lui proveniente da Ferrara), diede nuova linfa all’arte felsinea. Purtroppo, i suoi affreschi nella cattedrale di San Pietro, ammirati anche da Michelangelo, sono andati perduti, ma il frammento superstite con la Maddalena piangente è una delle immagini più potenti dell’intero Quattrocento italiano. Ercole de’ Roberti trascorse gli ultimi anni della sua vita come pittore di corte degli Este. Fu artista apprezzatissimo, e amico personale del duca Ercole I e di suo figlio Alfonso. Tra i quattro dipinti in mostra giunti dalla National Gallery di Londra vi è un dittico, piccolo ma di qualità scintillante, che appartenne alla duchessa Eleonora d’Aragona, consorte di Ercole.

Come piccola, ma preziosa come un gioiello, è la Madonna col Bambino della Gemäldegalerie di Berlino. Attraverso le opere riunite a Palazzo dei diamanti, si può scoprire un artista che riesce a fondere una fantasia inesauribile e vivacissima con una ricercatezza di esecuzione e un’eleganza sopraffine. La figura di Porzia, nell’opera conservata al Kimbell Art Museum di Fort Worth in Texas (Porzia e Bruto, 1490-1493 circa), che compare nel manifesto della esposizione, ne è un perfetto esempio. Al momento della morte, Ercole de’ Roberti non aveva più di quarantacinque anni.

L’accelerazione del suo stile era stata talmente impetuosa che nessuno, tra i pittori locali, era riuscito a tenere il passo.


L’ACCELERAZIONE DELLO STILE DI ERCOLE DE’ ROBERTI ERA STATA TALMENTE IMPETUOSA CHE NESSUNO, TRA I PITTORI LOCALI, ERA RIUSCITO A TENERE IL PASSO


Ercole de’ Roberti Dittico Bentivoglio (Giovanni II e Ginevra Bentivoglio), (1473-1474), Washington, National Gallery of Art.


Ercole de’ Roberti: Stimmate di san Francesco e visione di san Girolamo (1486-1493), Londra, National Gallery;


Madonna col Bambino (1495), Berlino, Staatliche Museen zu Berlin, Gemäldegalerie.

Ercole de’ Roberti, Porzia e Bruto (1490-1493 circa), Fort Worth, Kimbell Art Museum.


Lorenzo Costa: Fuga degli argonauti dalla Colchide (1483 circa), Madrid, Museo Nacional Thyssen-Bornemisza;


San Sebastiano (1492-1493 circa), Firenze, Uffizi.

Soltanto Lorenzo Costa, più giovane di un decennio, dimostrò di saper mettere a frutto l’eredità di Ercole. A Palazzo dei diamanti, Costa è per la prima volta protagonista di una mostra a lui dedicata. Le accuse di eclettismo che gli venivano rivolte ai primi del Novecento hanno lasciato spazio alla comprensione di una personalità curiosa e sempre attenta a cogliere le novità più cariche di significato.

Il percorso espositivo segue le tre fasi principali della sua carriera, a partire dai primi anni dedicati al confronto con Ercole de’ Roberti, che non fu probabilmente il suo maestro (Costa proveniva da una dinastia di pittori e la sua formazione avvenne in famiglia), ma che di certo fu il suo punto di riferimento principale: lo si osserva in opere di piccole dimensioni, come le dibattute Storie degli argonauti (qui riunite per la prima volta) o in una elegante Storia di Susanna di collezione privata. Durante un lungo soggiorno bolognese, Costa partecipò da protagonista al rinnovamento della pittura in senso moderno. Sempre attento alla luce di Giovanni Bellini, seppe recepire le richieste di ordine e geometria che venivano dall’Italia centrale, e da Pietro Perugino in particolare. Le sue radici ferraresi gli consentirono di mettere a punto uno stile accurato ma mai noioso, classico ma mai rigido, sempre percorso da un fremito di vita che lo rende immune dal pericolo di ripetere sempre la stessa formula. L’ultima sezione della mostra indaga i suoi anni mantovani a partire dal 1506, quando prese il posto di Andrea Mantegna come pittore di corte dei Gonzaga. Questa lunga stagione, negletta dagli studi, svela un pittore sognante, poetico, alle prese con la novità di maestri più anziani (come Leonardo) e più giovani (come Correggio).

Ad accompagnare i due protagonisti, compaiono ricche testimonianze dei loro maestri e dei loro compagni di viaggio. Mantegna, Donatello, Giovanni Bellini, Niccolò dell’Arca sono le premesse necessarie alla nascita del complesso e stratificato linguaggio pittorico del secondo Quattrocento ferrarese. E non può mancare il geniale Cosmè Tura, l’artista più apprezzato al momento in cui Ercole de’ Roberti muoveva i primi passi. Mentre a fianco di Costa saranno Perugino e Francesco Francia, per evocare un dialogo decisivo per le sorti della pittura cinquecentesca in area padana.

Grazie alle oltre cento opere esposte, la mostra si annuncia come una pietra miliare nella riscoperta di due artisti di grandissima levatura, e costituisce il primo, spettacolare capitolo di un progetto espositivo sul Rinascimento ferrarese destinato a svilupparsi nei prossimi anni.


Lorenzo Costa: La lapidazione dei vecchi (1485-1486 circa);


Santa Veronica (1508), Parigi, Musée du Louvre.

Rinascimento a Ferrara. Ercole de’ Roberti e Lorenzo Costa

a cura di Vittorio Sgarbi e Michele Danieli
Ferrara, Palazzo dei diamanti
fino al 19 giugno
orario 10-20
catalogo Ferrara Arte
www.palazzodiamanti.it

ART E DOSSIER N. 407
ART E DOSSIER N. 407
MARZO 2023
In questo numero: STORIE A STRISCE: Avventure gastronomiche di Sergio Rossi; BLOW UP: Inge Morath: la rivelazione di un istante di Giovanna Ferri; GRANDI MOSTRE. 1 - Sayed Haider Raza a Parigi - Nero, the Mother Colour di Valeria Caldelli ; GRANDI MOSTRE. 2 - Warhol a Milano -  Gli stereotipi di massa come nuova classicità di Achille Bonito Oliva ...