La pagina nera

LA CHIESA DEI CANOSSA
PRETENDE UNA SCOSSA

Fabio Isman

Abbandonato da oltre cinquant’anni, il Tempio di San Giorgio, ormai sconsacrato, nell’omonimo borgo medievale (Comune di Vergato, Bologna) non si arrende. Certo, è circondato da rovi e l’interno è in rovina tra macerie, affreschi cancellati, altari caduti. ma lui pare proprio non volersi rassegnare alla piaga dell’indifferenza. È ancora lì che aspetta.

Vergato è a metà strada tra Porretta Terme e Bologna; lontana dal capoluogo quaranta chilometri: basta mezz’ora di automobile. Il Comune, settemila abitanti al centro della valle del Reno, ha avuto nobili trascorsi: è appartenuto anche a Matilde di Canossa; con l’occupazione francese, a fine Settecento, è divenuta capoluogo del distretto; con lo Stato pontificio, perfino sede di governo; con il Regno d’Italia, dopo il 1859, la capitale del mandamento. E, di quei tempi, conserva le tracce.

Nel IX secolo, soltanto il suo borgo medievale di San Giorgio vantava oltre un migliaio di abitanti, e tre parrocchie: una consacrata all’arcangelo Michele; le altre due a San Niccolò e San Giorgio, entrambe dette “di Monte Cavalloro” (o “Monte Cava l’oro”), forse a ricordare l’attività di cercatori del prezioso metallo nel luogo. La zona ha poi sofferto lo spopolamento delle aree interne, e, in particolare, dell’Appennino.

Nel 1928, arriva la nuova strada statale Porrettana, che facilita il tragitto tra Pistoia e Ferrara, passando per Bologna, Oggi, la chiesa di San Giorgio rimane una larva semidistrutta, abbandonata almeno dal 1966: quando a Riola, non lontano, si progetta Santa Maria Assunta, commissionata dall’arcivescovo di Bologna Giacomo Lercaro (1891-1976), un grande innovatore nel Concilio vaticano II, all’archistar finlandese Alvar Aalto (1898-1976).

Nessuno dei due, tuttavia, riuscirà a vederla: il progetto è presentato nel 1966; ma, per la carenza di finanziamenti, i lavori iniziano solo nell’anno in cui i due se ne vanno; e terminano nel 1978; alla fine, il campanile è eretto appena nel 1994, e ha per martinelle quelle sottratte proprio a San Giorgio. A parte l’effimero padiglione finlandese per la Biennale di Venezia del 1956, questo è il solo progetto, in Italia, dell’architetto di Kuortane: un’unica navata; finestre sulla sommità, che fanno filtrare la luce con maggiore intensità sull’altare; sei archi, che comportano dodici basamenti (quanti erano gli apostoli); la luminosità, favorita anche dal nitore del rivestimento interno, domina la struttura, fortemente asimmetrica.

Ma ritorniamo al nostro San Giorgio di Monte Cavalloro: dopo essere appartenuto a Matilde di Canossa e ai vescovi di Ravenna e Bologna, i tempi in cui era tra i monumenti più conosciuti nell’Appennino vengono impietosamente a cadere.

È sconsacrato e abbandonato. Nessuno pensa più a lui, né, quasi certamente, lo farà in futuro. A terra, piccoli cumuli di macerie di altari ormai collassati; le volte slabbrate e prive di intonaco; cadute le pitture, di ignote maestranze locali; paraste e capitelli, quando esistono ancora, anneriti dal tempo; dell’antico organo restano le tracce. Pare che la chiesa voglia rimanere in piedi a tutti i costi, e nessuno le dà la scossa di un restauro, di cui pure avrebbe bisogno. Eppure, esiste dal IX secolo, quando obbediva alla diocesi di Ravenna; dal 1320, le tre costruzioni ecclesiastiche di quel borgo di Vergato sono divenute patrimonio di Bologna. Durante i secoli, a San Giorgio, non sono neppure mancati i ripristini e gli adeguamenti.

Oggi, sulla cima del poggio, di quelle antiche tre parrocchie, che sono esistite fino al XV secolo, ne resta soltanto una: San Giorgio appunto. Il numero degli abitanti del borgo si è da tempo ridotto in modo sensibile; tanti hanno perfino dimenticato l’esistenza di San Giorgio; molti ne ignorano la storia e il più che dignitoso passato, pur se l’edificio, già dismesso, dal 1993 è vincolato per l’importanza, anche storica, che ha rivestito. Il campanile è corroso dai secoli, ma ancora in piedi; dal colle, fantastico il panorama, ma tutt’intorno alla chiesa sono soltanto rovi, e la natura, al solito impietosa, ne ha cancellato perfino il sentiero d’accesso.

Non siamo lontani da due capisaldi dell’Italia più recente: Marzabotto, teatro di una tra le tragedie più immani dell’occupazione nazista dopo il 1943; e Grizzana, dove l’immenso pittore Giorgio Morandi usava trascorrere le vacanze, motivo per cui, giustamente, il Comune, al proprio, ha aggiunto ormai il nome dell’artista. Poco più in là, Sasso Marconi, che da solo dice tutto: nella villa paterna, il grande inventore iniziò i propri esperimenti.

Vergato non è certo tra le mete tradizionalmente più famose del turismo, anche se il catalogo dei suoi beni culturali (soprattutto oggetti chiesastici, o dipinti anonimi) comprende ben duecentottantasette opere di ogni natura: monumenti, case ed edifici storici, templi, casse d’organo, giusto per elencarne qualcuna. Qui, non ci sono Michelangelo e neppure Raffaello; la chiesa di San Giorgio è un frammento di un’Italia certamente minore, però non per questo da dimenticare e da lasciar andare inesorabilmente alla malora.

È un brandello del contesto in cui il nostro paese è vissuto; una briciola della polverizzazione dei beni culturali anche rispetto ai luoghi più famosi, che rappresenta la vera ricchezza italiana, la più autentica unicità nel mondo di cui possiamo vantarci: altro che i “giacimenti”, o simili fanfaluche, pur se maggiormente impressive e roboanti. Ogni città, o paesino, ha il suo San Giorgio da salvare, e Vergato, provincia di Bologna, non meno degli altri.


Chiesa di San Giorgio (Vergato, Bologna), edificata nel IX secolo e totalmente trascurata da diversi decenni. L’interno completamente distrutto.


L’esterno di San Giorgio roso dal tempo.


Ancora un interno in rovina della chiesa.


L’interno di Santa Maria Assunta a Riola (Vergato, Bologna), commissionata dall’arcivescovo di Bologna Giacomo Lercaro all’architetto finlandese Alvar Aalto.


L’esterno di Santa Maria Assunta a Riola (Vergato, Bologna), commissionata dall’arcivescovo di Bologna Giacomo Lercaro all’architetto finlandese Alvar Aalto.
Il progetto di costruzione viene presentato nel 1966 ma per mancanza di fondi i lavori di costruzione iniziano nel 1976 e terminano nel 1978. Il campanile, eretto solo nel 1994, ha per campane quelle sottratte a San Giorgio.

ART E DOSSIER N. 407
ART E DOSSIER N. 407
MARZO 2023
In questo numero: STORIE A STRISCE: Avventure gastronomiche di Sergio Rossi; BLOW UP: Inge Morath: la rivelazione di un istante di Giovanna Ferri; GRANDI MOSTRE. 1 - Sayed Haider Raza a Parigi - Nero, the Mother Colour di Valeria Caldelli ; GRANDI MOSTRE. 2 - Warhol a Milano -  Gli stereotipi di massa come nuova classicità di Achille Bonito Oliva ...