Architettura per l'arte

LA LOGGIA DI ISOZAKI:
UN VECCHIO ADAGIO

Aldo Colonetti

Si torna a parlare della grande loggia in acciaio e pietra progettata nel 1999, a seguito di un concorso internazionale, dall’architetto giapponese Arata Isozaki – scomparso pochi mesi fa – in collaborazione con Andrea Maffei. Un progetto mai realizzato che prevedeva una nuova uscita degli Uffizi a Firenze in dialogo con la Loggia dei lanzi in Piazza della Signoria. Si farà? Ci auguriamo di sì.

1999: Arata Isozaki e Andrea Maffei vincono il concorso internazionale, dedicato per l’ampliamento dello spazio espositivo della Gallerie degli Uffizi di Firenze. Si trattava nello specifico di una nuova uscita monumentale moderna, inserita tra gli edifici antichi, concepita come una grande loggia in acciaio e pietra, che avrebbe dovuto dialogare con la Loggia dei lanzi in piazza della Signoria. A distanza di più di ventitre anni, dopo la scomparsa del grande architetto giapponese, premio Pritzker 2019, avvenuta a Tokyo il 28 dicembre dello scorso anno, siamo ancora qui a discutere se realizzarla.

È un vecchio adagio della cultura progettuale italiana, quando l’architettura contemporanea, soprattutto dei maestri internazionali, viene chiamata a intervenire nei centri storici delle città d’arte italiane; basti pensare a Le Corbusier e Frank Lloyd Wright a Venezia.

Coloro i quali sono contrari a questo intervento, a tutti livelli di responsabilità istituzionale, dovrebbero visitare l’ultima mostra Recycling Beauty (che si conclude il 27 febbraio), ospitata alla Fondazione Prada (Milano), a cura di Salvatore Settis e Anna Anguissola con Denise La Monica, allestimento di Rem Koolhas. Qui, con evidenza e spettacolarità, come scrive Settis, «il reimpiego di materiali antichi è stato al centro degli ultimi studi archeologici, a dimostrazione che il concetto di “classico greco e romano” è il risultato di una relazione tra gli elementi antichi riusati e il contesto post-antico, lontano da quella origine».

Una dialettica, culturale e progettuale, che sta alla base del progetto di Isozaki e che dovrebbe chiudere per sempre la diatriba provinciale tra antico e contemporaneo; le grandi città d’arte nel mondo sono il risultato del confronto di idee e di estetiche diverse, per cui ben venga il contemporaneo.

Se oggi analizziamo il progetto per gli Uffizi, tra l’altro il risultato di un concorso a cui hanno partecipato architetti come Mario Botta, Norman Foster, Gae Aulenti, Hans Hollein, Vittorio Gregotti, rivediamo una presenza funzionale necessaria, capace di dialogare con il contesto e le forme di strutture simili, già presenti nella città, il tutto riletto con il linguaggio di un grande protagonista dell’architettura internazionale che non ha mai dimenticato la leggerezza e il rapporto tra vuoto e pieno, elementi fondamentali dell’estetica giapponese. Pietra e acciaio riletti con la levità, la luce e l’aria che entrano nell’architettura, senza perdere di vista ciò che è intorno. Le città devono saper parlare il linguaggio del contemporaneo, senza cadere né nella cultura “vernacolare” né nell’imitazione di un vuoto e fragile “international style”, buono per tutte le stagioni.

Come afferma Andrea Maffei, titolare dello studio Andrea Maffei Architects, partner italiano dal 2004 di Isozaki, «questa piazza [dove dovrebbe sorgere la nuova loggia] è in pieno centro storico, è uno spazio comunale residuale dove al tempo c’erano i bidoni della spazzatura. Doveva essere valorizzato. La loggia è alta ventitre metri, coincide con il secondo piano della Galleria degli Uffizi e ha la stessa altezza della Loggia dei Lanzi.

È come un cubo di Brunelleschi, deformato dalla prospettiva centrale di Leon Battista Alberti. La sua monumentalità è inscritta nel tessuto architettonico e urbanistico della città. Nulla è lasciato al caso, questa è stata la nostra filosofia».

Tutto questo non è ancora stato sufficiente per dare inizio al cantiere; ne esce sconfitta l’architettura, uno dei fondamentali linguaggi progettuali in grado di costruire comunità e partecipazione. Tra l’altro, questa è sempre stata l’idea forte di tutte le opere di Isozaki; aspettiamo con fiducia, Firenze ha bisogno di qualche leggerezza orientale.


LA LEGGEREZZA E IL RAPPORTO TRA VUOTO E PIENO, ELEMENTI FONDAMENTALI DELL’ESTETICA GIAPPONESE. PIETRA E ACCIAIO RILETTI CON LA LEVITÀ, LA LUCE E L’ARIA CHE ENTRANO NELL’ARCHITETTURA, SENZA PERDERE DI VISTA CIÒ CHE È INTORNO


Il rendering del progetto per la nuova uscita degli Uffizi realizzato da Arata Isozaki con la collaborazione di Andrea Maffei nel 1999.


Un’immagine del rendering del progetto.


La Loggia dei lanzi.


Un disegno del progetto.

ART E DOSSIER N. 407
ART E DOSSIER N. 407
MARZO 2023
In questo numero: STORIE A STRISCE: Avventure gastronomiche di Sergio Rossi; BLOW UP: Inge Morath: la rivelazione di un istante di Giovanna Ferri; GRANDI MOSTRE. 1 - Sayed Haider Raza a Parigi - Nero, the Mother Colour di Valeria Caldelli ; GRANDI MOSTRE. 2 - Warhol a Milano -  Gli stereotipi di massa come nuova classicità di Achille Bonito Oliva ...