Il gusto dell'arte

In Olanda
fu quasi simbolo di identità

Ludovica Sebregondi

ALLA RICERCA DI PREPARAZIONI ALIMENTARI E PRODOTTI CHE TROVANO NELL’ARTE PUNTUALI RIFERIMENTI, AL DI LÀ DI EPOCHE, LUOGHI E TRADIZIONI: ARINGA

È forte, penetrante, persistente, inconfondibile l’odore salmastro dell’aringa, “pesce azzurro” che vive in grandi banchi soprattutto nelle zone prossime alle coste del mare del Nord e del Baltico. Tradizionalmente la stagione di pesca aveva inizio il 24 giugno, festa di San Giovanni, e durava fino all’autunno: dopo averle stipate in appositi barili, alternandole già sulle navi a strati di sale, le aringhe erano facili da commerciare e assunsero perciò un forte peso nelle negoziazioni internazionali al tempo della Lega anseatica. Questa organizzazione funzionava come alleanza economica e per secoli ha avuto il primato sul commercio del Nord Europa, grazie in larga parte proprio alle aringhe, che divennero già dal Medioevo importante merce di scambio, tanto da fungere anche da moneta. Vendute pure in Italia, potevano venire affumicate, come suggerisce Bartolomeo Scappi nel suo testo del 1570 che ricorda come giungessero in Italia «di Fiandra, et di Francia per lo fiume Reno in sulimora [salamoia] in barili» e «dapoi che son salate, si fanno stare al fumo tanto che piglino il color dell’oro». Cibo economico che ha sfamato generazioni e generazioni, consumato soprattutto, ma non solo, nel Nord Europa, in Olanda è stato per secoli alla base dell’alimentazione, quasi un simbolo dell’identità nazionale.

E un figlio d’Olanda, Vincent van Gogh, nato a Groot Zundert nel 1853, più di una volta ha dipinto questi pesci. Le vicende legate alla Natura morta con aringhe affumicate su carta gialla (1889) collocano la piccola tela nel momento più drammatico della vita dell’artista: in Provenza il 23 dicembre 1888, a seguito di una lite con l’amico Gauguin, Vincent si taglia il lobo dell’orecchio, viene ricoverato all’ospedale di Arles e alla sua famosa Casa gialla vengono posti i sigilli. Nel gennaio successivo Vincent dipinge il quadro con le aringhe; qualche mese dopo, in marzo, il pittore Paul Signac gli fa visita in ospedale e – grato per il pensiero, sentendosi abbandonato dagli amici – Vincent glielo regala.

Questi pesci intimamente legati alla tradizione olandese riportano forse Van Gogh all’infanzia, ai luoghi di essiccazione e affumicatura che aveva dipinto all’Aja, ad altre aringhe da lui già fermate sulla tela. Tutto però è qui ridotto all’essenziale, con una pittura densamente pastosa che esalta la lucentezza della pelle, il colore dell’oro che si allarga alla carta e alla sedia grossolanamente impagliata, in una sinfonia di gialli diversi, con tocchi di rosso e di viola. Poco più di un anno dopo, nel luglio 1890, Vincent – ossessionato dai suoi demoni interiori – si toglie la vita ad Auvers-sur-Oise.

Se il dramma dei pesci che sembrano ancora boccheggiare li rende struggenti pensando allo stato d’animo del pittore, le Pescatrici sulla spiaggia (1956) di Aleksandr Deineka (Kursk 1899 - Mosca 1969), noto esponente del realismo socialista, vogliono invece celebrare con ottimismo ed entusiasmo la società sovietica, capace di procurare al popolo cibo in abbondanza. Su un mare piatto e privo di pericoli, alcuni uomini stanno pescando su una piccola barca presso la riva. Delle nasse pendono a destra, e alcune belle giovani dagli abiti aderenti e dalle forme prosperose e provocanti stanno appendendo a essiccare al sole e al vento un ricco bottino di aringhe. I loro piedi sono nudi, i capelli biondi o coperti da fazzoletti, e i gesti le fanno sembrare atlete, oppure attrici, come le altre donne che avanzano portando il pesce con fare ondeggiante.

L’immagine appare molto lontana dal modo in cui venivano poi consumate le aringhe, che hanno sfamato per secoli i poveri di tutta Europa, talmente sapide che bastava strusciarci sopra le fette di pane o di polenta perché tutta la famiglia potesse avere l’impressione di una pietanza saporita.


Vincent van Gogh, Natura morta con aringhe affumicate su carta gialla (1889).


Aleksandr Deineka, Pescatrici sulla spiaggia (1956), San Pietroburgo, Museo statale russo.

ART E DOSSIER N. 406
ART E DOSSIER N. 406
FEBBRAIO 2023
In questo numero: FINESTRE SULL’ARTE: I condottieri della cattedrale di Federico D. Giannini; CORTOON: Animemoria di Luca Antoccia; GRANDI MOSTRE. 1 - Nan Goldin a Stoccolma e a Berlino - A cuore aperto di Francesca Orsi ; GRANDI MOSTRE. 2 - Wayne Thiebaud a Riehen - Un mago e i suoi incantesimi di Valeria Caldelli ...