Grandi mostre. 6
IL PERÙ A MILANO

UNO STORYTELLING
PLURIMILLENARIO


UN’IMMERSIONE NELLA STORIA E NELLE ANTICHE CULTURE PERUVIANE È QUANTO OFFRE IL PERCORSO ESPOSITIVO AL MUDEC. UNA PROPOSTA NON NUOVA NEL NOSTRO PAESE MA ARRICCHITA, PER QUESTA OCCASIONE, DA PARTICOLARI SINERGIE TRA GLI APPARATI DIGITALI E GLI OLTRE CENTOSETTANTA REPERTI, QUASI TUTTI PROVENIENTI DAL MUSEO LARCO DI LIMA.

ANTONIO AIMI

Dall’8 ottobre 2022 al 19 febbraio 2023 il Mudec, il museo di Milano riservato alle culture “altre”, ospita la mostra Machu Picchu e gli imperi d’oro del Perù. L’evento nel capoluogo lombardo è l’ultima tappa di un’esposizione itinerante organizzata dalla World Heritage Exhibitions, che è già stata presentata al Boca Raton Museum of Art (Stati Uniti) e alla Cité de l’Architecture et du Patrimoine di Parigi. Com’è noto, questa non è la prima esposizione dedicata all’antico Perù che si tiene in Italia, dove sono già state allestite altre importanti mostre analoghe, che hanno quasi sempre visto chi scrive come curatore o co-curatore. Tuttavia, anche se il tema non è nuovo, è bene dire chiaramente che questa mostra deve essere visitata perché presenta una bellissima e nuovissima sinergia tra le opere esposte e i video.

 
Ovviamente, come tutti sanno, da anni è normale inserire uno o più video all’interno del percorso espositivo. In questo caso, però, si deve segnalare una puntuale corrispondenza tra l’apparato digitale (i video appunto) e le diverse sezioni della mostra e, soprattutto, che in una sala speciale il visitatore può fare l’incredibile e meravigliosa esperienza di un volo virtuale sopra Machu Picchu in compagnia di un ologramma che rappresenta Pachacútec, l’imperatore inca a cui si deve la costruzione della città e la nascita dell’impero Inca (1438-1532), che senza dubbio può essere considerato il più grande e più potente Stato dell’America preispanica.

I reperti esposti provengono quasi tutti dal Museo Larco di Lima, un museo privato che presenta la collezione di Rafael Larco Hoyle, uno studioso di origine italiana, considerato uno dei padri fondatori dell’archeologia peruviana.
Sull’origine e le finalità della mostra, possiamo presentare in esclusiva ai lettori di “Art e Dossier” quanto ci ha detto Andrés Álvarez Calderón Larco, presidente del museo. «Abbiamo progettato la mostra durante le prime settimane della quarantena dovuta alla pandemia. È un progetto internazionale messo a punto durante i periodi di chiusura. Per noi è stato meraviglioso lavorare con una équipe degli Stati Uniti, specializzata nell’organizzazione di eventi. Per me è stato il momento perfetto per realizzare un sogno che coltivavo da molto tempo e che non avevo mai potuto sviluppare. La mostra è il risultato del nostro lavoro nel Museo Larco e il nostro obiettivo è di far sì che coloro che sono interessati alle culture dell’antico Perù le comprendano in modo facile e amichevole contemplando splendide opere d’arte, che sono un “libro aperto”, capace di raccontare la visione del mondo di quelle culture».


maschera funeraria che rappresenta il volto di Ai Apaec, cultura Moche (100-800 d.C.), Costa Settentrionale.

L’esposizione è curata da Carole Fraresso, un’archeologa francese associata al Museo Larco, e da Ulla Holmquist, che da diversi anni dirige questa istituzione peruviana di primissimo piano. Il percorso, articolato in sezioni tematiche, si apre con ricostruzioni fedeli dei tipici massi in pietra degli edifici inca e presenta pure una parete con la decorazione a colori che arricchiva la Huaca de Luna, una delle più importanti costruzioni della cultura Moche (100-800 d.C.). Il primo reperto che riceve i visitatori è un pannello della Scuola di La Victoria, una corrente artistica che caratterizzò solo ed esclusivamente un sito della Costa Meridionale durante l’impero Huari (600-1000 d.C.). Il pannello è totalmente ricoperto di penne disposte in modo da formare quattro rettangoli, due blu e due gialli, che rappresentano un mirabile esempio dell’armonia del contrasto cromatico e anticipano le note scritte da Kandinskij nel 1912 sull’accostamento di questi due colori. La prima parte della mostra presenta le donne e gli uomini dell’antico Perù e gli animali più importanti con cui dovevano fare i conti e/o che erano alla base dei loro miti. 

Segue poi la sezione sulla religione, che giustamente mette in evidenza il ruolo degli sciamani, ben rappresentato, in particolare, da una bottiglia con ansa a staffa, una tipologia tipica delle culture della Costa Nord, la cui camera si divide in due mezze teste, che potrebbero rappresentare uno sciamano e il suo alter ego. 

Nella terza sezione entra in scena Ai Apaec, un dio Moche, le cui vicende mitiche consentono al visitatore di cogliere alcuni degli elementi centrali della visione del mondo delle culture del Perù preispanico. Successivamente si presentano i rituali che dovevano garantire l’equilibrio del cosmo e che, nella cultura Moche, culminavano in combattimenti rituali, che avevano lo scopo di catturare dei prigionieri da sacrificare nella Cerimonia del Sacrificio. Subito dopo, il percorso espositivo culmina in una sala che abbaglia il visitatore con una serie impressionante di oggetti in oro e argento, che costituivano gli ornamenti e al contempo i “paraphernalia” delle classi dirigenti. Chiudono la mostra alcuni reperti provenienti da Machu Picchu e un grande “quipu” (strumento mnemotecnico, fatto di corde e nodi, usato per registrare numeri e dati) di cultura Inca (1438-1532).

Si tratta di terrecotte (bottiglie, vasi, piattini ecc.), sculture in pietra e legno, collane, pettorali, orecchini, “narigueras” (ornamenti per il naso), scettri, strumenti musicali, tessuti, ecc. Molti di questi reperti facevano parte del corredo funerario dei sovrani e degli esponenti dell’élite, che nel loro viaggio nell’Inframondo volevano tenere con sé sia gli oggetti che avevano un particolare valore simbolico, sia quelli che a loro piacevano di più e che, significativamente, sono quelli che piacciono di più anche a noi (cosa che dimostra che tutti gli esseri umani, al di là delle differenze culturali, condividono in gran parte gli stessi criteri estetici). Su questo piano è doveroso segnalare che la mostra presenta alcuni capolavori straordinari.


MOLTI DEI REPERTI FACEVANO PARTE DEL CORREDO FUNERARIO DEI SOVRANI E DEGLI ESPONENTI DELL’ÉLITE, CHE NEL LORO VIAGGIO NELL’INFRAMONDO VOLEVANO TENERE CON SÉ GLI OGGETTI CHE AVEVANO UN PARTICOLARE VALORE SIMBOLICO


Scuola di La Victoria, pannello identitico a quello esposto in mostra, cultura Huari (600-1000 d.C.), Costa Sud, Bruxelles, MRAH - Musée Royaux d’Art et d’Histoire.

IL PANNELLO È RICOPERTO DI PENNE DISPOSTE IN QUATTRO RETTANGOLI, DUE BLU E DUE GIALLI: UN MIRABILE ESEMPIO DELL’ARMONIA DEL CONTRASTO CROMATICO E UN’ANTICIPAZIONE DELLE NOTE DI KANDINSKIJ (1912) SULL’ACCOSTAMENTO DI QUESTI DUE COLORI


Tra i tanti, si può segnalare un ornamento per il capo in oro, che mostra una figura antropomorfa con un diadema semilunato e due felini laterali. Quest’opera, in particolare, presenta un gioco straordinario di elementi curvilinei e di stilizzazioni-astrazioni-compressioni, che semplicemente erano impensabili in Europa prima delle correnti più innovative dell’arte moderna. Allo stesso livello si collocano sei orecchini rarissimi delle valli settentrionali della cultura moche, che, accostando oro e crisocolla (o turchese) a ottime stilizzazioni, ripropongono l’armonia del contrasto tra il giallo e il blu, sconosciuta non solo nel resto dell’antico Perù, ma in tutta l’America precolombiana.

bottiglia con ansa a staffa. È una delle due bottiglie al mondo sulla cui camera è raffigurato il momento culminante della Cerimonia del Sacrificio, il rituale più importante della cultura Moche (100-800 d.C.).


stele raffigurante una divinità, cultura Chavín Pacopampa (1250-100 a.C.).


tamburo raffigurante uno sciamano, cultura Nasca (100-600 d.C.).

IN BREVE:

Machu Picchu e gli imperi d’oro del Perù
a cura di Carole Fraresso e Ulla Holmquist
Milano, Mudec - Museo delle Culture
fino al 19 febbraio
orario 9.30-19.30, lunedì 14.30-19.30,
giovedì e sabato 9.30-22.30
catalogo Laboratoriorosso
www.mudec.it

ART E DOSSIER N. 405
ART E DOSSIER N. 405
GENNAIO 2023
In questo numero: STORIE A STRISCE: Accendere la speranza di Sergio Rossi; BLOW UP: Klein e De Martiis di Giovanna Ferri; GRANDI MOSTRE. 1 - Ri-Materializzazione del linguaggio a Bolzano - Parola di donna di Marcella Vanzo; 2 - Ernst a Milano - Gli allegri mostri di Lauretta Colonnelli; ....