STUDI E RISCOPERTE 1 
CARLO I E CARLO II D’INGHILTERRA

I PREDECESSORI DI
CARLO III


DA ALCUNI MESI REGNA IN GRAN BRETAGNA CARLO III. MA CHI ERANO CARLO I E CARLO II? I MONARCHI CHE REGNARONO NEL XVII SECOLO IN UNO DEI PIÙ TURBOLENTI PERIODI DELLA STORIA BRITANNICA, SEGNATO DA DISPOTISMO, SANGUE ED EDONISMO.

Luigi Senise

Carlo I Stuart, re di Inghilterra, Scozia e Irlanda, venne giustiziato a Londra una fredda mattina del 30 gennaio 1649. A seguito della cruenta guerra civile combattuta in Gran Bretagna tra il 1642 e il 1651 (che ha visto contrapporsi parlamentari e realisti sulle basi del governo del paese, sul regime fiscale e sulla questione religiosa tra Chiesa anglicana e puritanesimo), il parlamento inglese, guidato dal ribelle Oliver Cromwell, condannò il sovrano alla pena capitale. Il monarca venne riconosciuto colpevole di alto tradimento: secondo il parere di cinquantanove membri dello stesso organo politico, Carlo I era venuto meno a quei principi di lealtà che la Corona avrebbe dovuto mantenere nei confronti del popolo. Dal canto suo, egli non riconobbe alcuna autorità a quel consesso e il suo pervicace silenzio, di fronte alle domande incalzanti degli accusatori, venne interpretato come un’ammissione di colpa. Evidentemente, la prigionia del sovrano, catturato dall’esercito parlamentare (1647), aveva mutato il suo carattere, come si evince dal ritratto di Edward Bower, eseguito durante le fasi del processo, in cui il deposto monarca rivela un insolito portamento grave, indossando inoltre il caratteristico mantello blu scuro dell’ordine della Giarrettiera (il più antico ordine cavalleresco inglese), paramento indossato anche dalla stessa regina Elisabetta II (1926-2022).


CARLO I, ACCUSATO DAL PARLAMENTO INGLESE DI ALTO TRADIMENTO, FU CONDANNATO ALLA PENA CAPITALE

Edward Bower, Carlo I durante il suo processo (1648), Londra, Royal Collection.


Willem Wissing, Frances Teresa Stewart, duchessa di Richmond e Lennox (1687), Londra, National Portrait Gallery.


Antoon van Dyck, Ritratto di Carlo I a cavallo (1637-1638 circa), Londra, National Gallery.

Dopo essere sfuggito due volte ai suoi carcerieri (una delle quali dall’isola di Wight), il re fu recluso nella residenza di St. James (ancora oggi in uso ai reali inglesi); e, per un singolare capriccio del destino, il giorno dell’esecuzione raggiunse il patibolo traversando i saloni della Banqueting House – progettata in stile neopalladiano dall’architetto Inigo Jones, destinata agli spettacoli di corte e unica struttura superstite del complesso di Whitehall, distrutto nel 1698 da un incendio – sulla cui volta sfolgorava il grande telero di Rubens con L’apoteosi di Giacomo I Stuart, che di Carlo I era stato il padre. Un’immagine che al re dovette forse rivelarsi terribilmente sarcastica, ora che si avviava alla condanna a morte.

 
Ma soffermiamoci ancora su alcuni aspetti e momenti salienti del suo regno. Fermamente convinto che la propria investitura regale fosse di natura divina, Carlo I, durante la sua reggenza, non aveva lesinato sulle spese, per condurre un’esistenza corredata da sontuoso sfarzo e soprattutto impreziosita dalla presenza a corte dei migliori pittori del suo tempo, tra i quali Antoon van Dyck, che lo ritrasse ripetutamente: in sella a un candido destriero (emulando un celebre ritratto di Carlo V di Tiziano), o con la moglie, Enrichetta Maria (sposata nel 1625), francese, figlia di Enrico IV e Maria de’ Medici.


Jan Roettiers, Britannia armata che esamina le sue flotte (1667), moneta commemorativa della pace stipulata tra Inghilterra e Olanda, verso, Washington, National Gallery of Art.

Il parlamento (e parte del popolo) non nutriva simpatie per la consorte Enrichetta Maria: soprattutto perché ostentava la propria fede cattolica, ed evocava oltretutto la figura di Maria Stuarda (nonna materna di Carlo I), che nel 1587 era stata decapitata per ordine di Elisabetta I. Inoltre, la guerra intrapresa da Carlo I contro la Spagna (1625-1630) – a seguito del suo viaggio a Madrid nel 1623 per conoscere una delle figlie di Filippo III di Spagna, che sarebbe dovuta diventare sua sposa (soggiorno che si rivelò un fallimento per l’atteggiamento sprezzante degli spagnoli) – il cui esito disastroso aveva causato un aumento della tassazione, fornì ulteriore motivo al parlamento per entrare in conflitto con la Corona. Nella guerra civile che ne seguì una decina d’anni dopo, il parlamento ebbe dalla sua parte la spietata abilità militare di Oliver Cromwell, che riordinò l’esercito formandone i ranghi con l’ala più estremista e crudele dei puritani, i quali consideravano la guerra civile come un mistico scontro tra cielo e terra.


Prima della decollazione, rimane celebre l’ultima frase che Carlo I rivolse alla folla, assiepata attorno al patibolo, di fronte alla Banqueting House: «Lascio un luogo malsano per avviarmi verso un luogo incorrotto». Oliver Cromwell permise poi che la testa del re fosse “ricucita” sul corpo. E questa tragica circostanza, unita alla divulgazione di un libello, l’Eikon Basilike (Ritratto reale) – attribuito (ovviamente) dai realisti allo stesso Carlo e in cui il sovrano perdonava coloro che lo avevano condannato – permise che il re fosse venerato come santo e martire da parte della Chiesa anglicana.

Dopo la morte di Carlo I, la monarchia fu abolita e al suo posto fu fondata la repubblica. Carlo II, figlio del re appena giustiziato, fu proclamato re di Scozia. Cercò di rivendicare il trono di Inghilterra ma fu sconfitto da Oliver Cromwell nella battaglia di Worcester (1651), per poi fuggire in Francia dove rimase esiliato per nove anni. Morto nel frattempo Cromwell (1658), al quale successe il figlio Richard, Carlo II approfittò dell’ingenuità di quest’ultimo per fomentare il consenso a proprio favore, così da salire al trono inglese nel 1660. Contravvenendo in parte alla misericordia che l’autore dell’Eikon Basilike (forse, come anticipato, suo padre medesimo) aveva invocato nei confronti dei propri carnefici, Carlo II firmò l’Act of Indemnity and Oblivion, con il quale perdonava sì coloro che avevano ordito la morte del genitore, fuorché cinquanta famiglie. Queste vennero duramente perseguite, sia che i relativi membri fossero vivi sia che fossero morti. Lo stesso corpo di Oliver Cromwell, come nella più truculenta tragedia elisabettiana, venne riesumato e giustiziato.


CARLO II PERDONÒ CHI AVEVA ORDITO LA MORTE DEL PADRE TRANNE CINQUANTA FAMIGLIE, DURAMENTE PERSEGUITE



Molto si è scritto sulle amanti di Carlo II, e sulle figlie e figli illegittimi (almeno dodici) che da queste relazioni nacquero (complice la mite acquiescenza della moglie, Caterina di Braganza). Degna di nota, tra le numerose amanti reali, è Frances Stewart, duchessa di Richmond e Lennox. La sua delicata avvenenza convinse Carlo II a far rappresentare con il volto della giovane compagna la figura della Britannia (una sorta di novella Atena) sulle monete inglesi: come in quella coniata per commemorare la pace tra Inghilterra e Olanda nel 1667, oppure come in quella da cinquanta pence utilizzata in Inghilterra addirittura fino al 2008.


John Michael Wright, Re Carlo II (1660-1665), Londra, National Portrait Gallery.

Il regno di Carlo II fu funestato da due eventi ferali: nel 1665 l’epidemia di peste e, l’anno successivo, il grande incendio che ridusse in cenere buona parte della città, la cui ricostruzione (partendo dalla cattedrale di Saint Paul) fu affidata dal re a Christopher Wren (uno dei più grandi architetti inglesi del XVII secolo). Per continuare l’opera filantropica di suo padre, il sovrano nel 1662 diede la patente reale alla Royal Society, associazione scientifica britannica fondata nel 1660 dallo scrittore John Evelyn e da altri accademici: una istituzione dedicata al progresso scientifico e alla ricerca fondata sull’esperienza. Il suo motto era: «Nullius in verba» (traducibile con “Mai più con le parole”, ovvero qualsiasi cognizione dovrà basarsi su un dato scientifico, non meramente verbale). Quando si seppe che Carlo II prima di spirare (1685) forse si era convertito al cattolicesimo, si maturò la convinzione nel parlamento che un sovrano cattolico non fosse eleggibile, sicché nel 1701 venne emanato l’Act of Settlement, documento che garantiva per la successione al trono d’Inghilterra un sovrano protestante.

ART E DOSSIER N. 405
ART E DOSSIER N. 405
GENNAIO 2023
In questo numero: STORIE A STRISCE: Accendere la speranza di Sergio Rossi; BLOW UP: Klein e De Martiis di Giovanna Ferri; GRANDI MOSTRE. 1 - Ri-Materializzazione del linguaggio a Bolzano - Parola di donna di Marcella Vanzo; 2 - Ernst a Milano - Gli allegri mostri di Lauretta Colonnelli; ....