Grandi mostre. 1 
RI-MATERIALIZZAZIONE DEL LINGUAGGIO A BOLZANO

PAROLA
DI DONNA


POESIA CONCRETA, POESIA VISIVA E SCRITTURA VISUALE DECLINATE INTERAMENTE AL FEMMINILE. QUESTI GLI INGREDIENTI FONDAMENTALI DELLA MOSTRA ALLA FONDAZIONE ANTONIO DALLE NOGARE VOLTA ANCHE A RICOSTRUIRE, DAL PUNTO DI VISTA FILOLOGICO, LA STORICA ESPOSIZIONE ALLA 38. BIENNALE DI VENEZIA, CURATA DALL’ARTISTA E POETESSA MIRELLA BENTIVOGLIO, A CENTO ANNI DALLA NASCITA.

MARCELLA VANZO

Materializzazione del linguaggio è stata una mostra curata dall’artista e poetessa Mirella Bentivoglio – di cui quest’anno si celebra il centenario della nascita – che inaugurò il 20 settembre 1978 ai Magazzini del sale, durante la 38. Biennale di Venezia. In quel momento di rottura ed emancipazione, di conquista di nuovi diritti civili e grande attenzione al femminismo, Carlo Ripa di Meana, allora presidente della Biennale veneziana, si rese conto che la presenza di artiste donne a Venezia era ridottissima e, al corrente delle ricerche che la Bentivoglio portava avanti da tempo, la interpellò, con grande ritardo, chiedendole di curare una mostra tutta al femminile.

Materializzazione del linguaggio ebbe quindi un budget molto striminzito, aprì in ritardo rispetto alla Biennale e non rientrò nel catalogo generale.
Queste le premesse di Ri-Materializzazione del Linguaggio. 1978-2022 in corso fino al 3 giugno a Bolzano alla Fondazione Antonio Dalle Nogare, a cura di Cristiana Perrella e Andrea Viliani, con il supporto di Vittoria Pavesi per le ricerche d’archivio e l’allestimento di Matilde Cassani.

I due curatori si sono chiesti cosa sarebbe successo se quell’esposizione avesse avuto luogo con le dovute risorse e, negli spazi della Fondazione Antonio Dalle Nogare, non solo si sono proposti di ricostruire filologicamente una mostra divenuta nel frattempo un punto di riferimento per le ricerche artistiche femminili e femministe, ma hanno anche deciso di riattivare contemporaneamente le sue istanze storiche tramite un allestimento pensato apposta, materiali più ricchi e performance di artiste viventi che accrescono il programma e creano ulteriori occasioni di visita e di partecipazione, oltre a eventi digitali.


FEMMINISMO E LINGUAGGIO NELLE OPERE DI MIRELLA BENTIVOGLIO, ANNULLAMENTO DI TEMPO E LINGUAGGIO COME NELLE OPERE DI IRMA BLANK

 
Monica Bonvicini (Venezia, 1965), BRACHA (Bracha L. Ettinger, Tel Aviv, 1948) e Nora Turato (Zagabria, 1991) presentano performance concepite ad hoc.

Irma Blank, Autoritratto E6 (1981).


Mirella Bentivoglio, Fiore nero (1971), Termoli (Campobasso), Macte - Museo di arte contemporanea di Termoli, collezione premio Termoli.

Per capire a fondo questa operazione, è importante mettere a fuoco la figura di Mirella Bentivoglio, poetessa e artista verbo-visiva eclettica, nata nel 1922 a Klagenfurt (Austria) da genitori italiani, studi in Svizzera e in Inghilterra, che vivrà a Roma fino al 2017, anno della sua morte.

 
Le sue sperimentazioni nascono dalla pratica della “poesia concreta”, della “poesia visiva” e della “scrittura visuale”. Non smetterà mai di creare libri oggetto e dagli anni Settanta in poi esplorerà la performance, la poesia-azione e creerà ambienti poetici per poi allestire grandi strutture simboliche di matrice linguistica sul suolo pubblico.

 
La poesia concreta viene definita tale perché sposta l’attenzione dal significato del testo e dal suo contenuto ai suoi elementi costitutivi, ovvero parole, sillabe, fonemi e le stesse lettere dell’alfabeto, di cui si esalta la dimensione tipografica, valorizzata a livello grafico tramite la disposizione sul foglio e su materiali anche molto diversi dalla carta. Gli elementi basilari della scrittura arrivano così in primo piano, scomposti e ricomposti sia a livello visivo che sonoro. Non solo la parola scritta, ma anche la parola pronunciata subisce lo stesso processo di smontaggio. La poesia concreta include la poesia visiva, fatta di immagini e parole, la poesia sonora, che sperimenta con suono e voce, e la poesia performativa, dove il poeta in scena modula voce e gesto. Questo è stato il campo d’interesse di Mirella Bentivoglio, che ha lavorato non solo come artista ma anche come curatrice di mostre dedicate all’arte femminile, ancora molto trascurata.

 
Dal 1969 in poi, Bentivoglio inizia un censimento annuale di artiste che si occupano di poesia concreta e crea una rete che si allarga sempre di più a livello internazionale, dall’Europa agli Stati Uniti, dal Sudamerica fino alla Russia.

 
Quando Ripa di Meana le chiede di curare una mostra al femminile per la 38. Biennale di Venezia, grazie ai suoi contatti lei darà vita a un “unicum” emblematico del lavoro delle artiste di quegli anni, intenzionate a rivendicare un loro ben definito spazio creativo “al femminile” nella seconda metà del Novecento.


Ed eccoci a Bolzano.
Ispirato alle opere stesse, l’allestimento di Matilde Cassani si basa su tre colori: bianco, rosso e blu e parte dall’alfabeto come grado zero del linguaggio, e dal rapporto opera/documento, mostra/libro, muro/vetrina, invitandoci a continuare a reinventare il linguaggio che ci è stato imposto, per poterci riappropriare del modo più autentico e personale in cui desideriamo esprimerci e comunicare.
L’allestimento accoglie le opere dentro a grandi vetrine orizzontali, che seguono il perimetro quadrato della stanza e lasciano libero lo spazio al centro per le performance, per le proiezioni su due grandi schermi che scendono dal soffitto come un limbo fotografico e per un sofà rosso e accogliente dove è possibile sedersi, leggere e studiare i libri dell’epoca messi a diposizione.
Questa è una mostra dove passare con calma del tempo a soffermarsi sulle opere esposte e a seguire le trame, frutto di pratiche individuali e collettive, che legano materiali e linguaggio come nei lavori di Elisabetta Gut, corpo e linguaggio come nelle opere di Maria Lai, femminismo e linguaggio come nelle opere di Mirella Bentivoglio o annullamento di tempo e linguaggio come nelle opere di Irma Blank.

Si tratta di un nuovo tipo di comunicazione, non condizionata, che incorpora un’espressione identitaria trasgressiva, sia poetica che critica, di radicale rifiuto del linguaggio patriarcale, alla ricerca di nuovi modi di essere e quindi di esprimersi.
In questo senso, l’allestimento orizzontale, in cui le artiste appaiono in ordine alfabetico, è scandito in senso verticale dall’Alfabetiere murale di Tomaso Binga.
Tomaso Binga, al secolo Bianca Pucciarelli Menna, è artista, performer e poetessa visiva, classe 1931. Da subito Pucciarelli utilizza uno pseudonimo maschile per provocare e mettere a nudo il privilegio maschile anche nel mondo dell’arte, di cui suo marito, Filiberto Menna, critico e storico dell’arte, è un esponente di spicco.
L’Alfabetiere murale diventa un'icona femminista, si tratta di un alfabeto fisico, corporeo, interpretato da lei lettera dopo lettera. Come per le altre artiste in mostra, il linguaggio, da esperienza personale diventa pubblico e condiviso.


UN NUOVO TIPO DI COMUNICAZIONE, CHE INCORPORA UN’ESPRESSIONE IDENTITARIA TRASGRESSIVA, SIA POETICA CHE CRITICA, DI RADICALE RIFIUTO DEL LINGUAGGIO PATRIARCALE

 
Ri-Materializzazione del linguaggio. 1978-2022 oggi è una mostra importante – ripresa anche da una delle cinque capsule storiche della Biennale di Venezia di Cecilia Alemani che ne ha fatto ristampare il minuto catalogo originale – perché si tratta di ricerche all’origine di una presa di coscienza, sociale, politica e poetica, del ruolo femminile nel mondo, che informa gran parte delle rivendicazioni di oggi.


Elisabetta Gut, Parole ovattate (1977).

Mirella Bentivoglio: Manuale (1970);


Mirella Bentivoglio: Monumento (1968).


Jean Trevor, Winds (1978).

IN BREVE:

Ri-Materializzazione del linguaggio. 1978-2022
a cura di Cristiana Perrella e Andrea Viliani, con Vittoria Pavesi
Bolzano, Fondazione Antonio Dalle Nogare
fino al 3 giugno
orario venerdì 17-19, sabato 10-18, da martedì a giovedì su
appuntamento scrivendo a visit@fondazioneantoniodallenogare.com
o chiamando il numero 0471-971 626, chiuso il lunedì
catalogo Fondazione Antonio Dalle Nogare
www.fondazioneantoniodallenogare.com

ART E DOSSIER N. 405
ART E DOSSIER N. 405
GENNAIO 2023
In questo numero: STORIE A STRISCE: Accendere la speranza di Sergio Rossi; BLOW UP: Klein e De Martiis di Giovanna Ferri; GRANDI MOSTRE. 1 - Ri-Materializzazione del linguaggio a Bolzano - Parola di donna di Marcella Vanzo; 2 - Ernst a Milano - Gli allegri mostri di Lauretta Colonnelli; ....