Storie a strisce 


ACCENDERE LA
SPERANZA

di Sergio Rossi

La grande esposizione di Zerocalcare a Milano racconta il crollo della nostra società dopo il Covid e le tante proposte per ricostruirla

È facile prevedere che Dopo il botto, la grande mostra di Zerocalcare alla Fabbrica del vapore di Milano, sarà una delle più viste dell’anno: presenta più di cinquecento tavole originali, video, bozzetti, illustrazioni e un’opera site-specific; è preceduta dal successo del suo ultimo libro, No Sleep till Shengal, pubblicato come tutti gli altri da Bao Publishing, e Michele Rech, in arte Zerocalcare, è ormai un riferimento del panorama culturale di lettori di ogni età e genere, tanto che i suoi personaggi – l’Armadillo, Genitore Uno e tutti gli altri – sono entrati nel nostro immaginario e le loro battute fanno parte del nostro lessico.


Basta infatti andare a una sua qualsiasi presentazione per vedere lunghe file di lettori di ogni età, bambini e adulti, in paziente attesa di farsi fare un “disegnetto” e scambiare anche solo un saluto, una frase, un’opinione con un autore che ha saputo toccare i loro cuori. L’esposizione di Milano arriva solo quattro anni dopo Scavare fossati, nutrire coccodrilli, la retrospettiva che si è tenuta al Maxxi di Roma (10 novembre 2018 - 31 marzo 2019), ed è completamente diversa dalla precedente. «Non poteva essere altrimenti», ci dice Silvia Barbagallo, che ne è l’ideatrice, «quattro anni fa pensavamo semplicemente di portare la mostra Scavare fossati da Roma a Milano, solo che nel frattempo è accaduta la pandemia.

Questi pochi anni rappresentano un’era geologica perché in mezzo è cambiato tutto: il mondo, la società e le relazioni tra le persone. Ed è cambiato anche Michele sia come persona sia come autore. È stato durante la pandemia che ha iniziato a fare i cortometraggi di Rebibbia quarantine per la trasmissione Propaganda Live (La 7), che lo hanno portato a essere conosciuto da un pubblico molto più grande di quello, già enorme, che lo seguiva in libreria. Poi è arrivata la serie per Netflix, Strappare lungo i bordi, che ha ampliato ulteriormente il suo pubblico. È a causa di questo cambio di passo che non è stato più possibile riprendere in mano la mostra precedente costringendoci così a pensare a un altro progetto, del tutto diverso, che tenesse conto di quanto era accaduto e della realtà che stiamo vivendo ora. Infatti, Dopo il botto è un’esposizione più grande e con una struttura più complessa proprio perché abbraccia la metamorfosi che ha compiuto Michele»


Il simbolo della mostra al Maxxi era un enorme cuore con le cicatrici per significare il lungo percorso dell’autore: dai primi disegnetti per le locandine e le riviste autoprodotte fino alle serie tv e ai libri a fumetti, passando per i tanti “accolli” (termine ormai di uso comune), che si sono succeduti negli anni. «In questa mostra», continua Barbagallo, «il simbolo è un meteorite che si abbatte su una città e che rappresenta il Covid, la malattia che ha reso fragile la nostra società in tutti i suoi aspetti, non solo sanitari. La mostra parte da qui, da queste macerie in cui ci troviamo a vivere e in cui però troviamo anche tante fiammelle che indicano i gruppi di resistenza che si oppongono alla situazione drammatica e dalla quale dobbiamo uscire. Sono queste fiammelle che scandiscono le varie sezioni della mostra, e ognuna rappresenta un tema, un’esperienza, una passione di Michele. Non è quindi una semplice esposizione di tavole originali divisa per argomenti, ma una mostra immersiva che richiede uno sforzo emotivo da parte del visitatore».

 
Lo stesso sforzo che richiedono le storie e le serie animate (nel 2023 ne arriva un’altra dal titolo Questo mondo non mi renderà cattivo, sei episodi da circa mezz’ora ciascuno), le quali toccano realtà politiche, emotive, sociali molto complesse che, a priori, non avrebbero dovuto trovare tutti i lettori che invece hanno trovato (per fortuna sua e nostra). «Mi sono chiesta anch’io il motivo di questo enorme successo», conclude Barbagallo, «e credo che dipenda dal fatto che Michele racconta solo storie che conosce personalmente e che gli altri non raccontano – come quelle delle comunità curde –, e dal fatto che è una persona molto lucida, molto colta e molto più profonda di come vuole apparire. Per questo ha saputo mettere su carta la fatica e la frustrazione inespresse e difficili da mostrare di ognuno di noi nell’affrontare la vita quotidiana, con un mix di ironia, intelligenza e buon senso che mette a nudo le nostre fragilità, senza colpevolizzarle. Il suo successo è un riconoscimento collettivo».


“Decoro, Decoro, Decoro” (2015), finta rivista free press distribuita nelle metro A e B della capitale per lanciare la campagna “Roma Comune”.


Fontana (2009), illustrazione per poster in occasione dell’anniversario della strage di piazza Fontana a Milano, il 12 dicembre 1969.

ART E DOSSIER N. 405
ART E DOSSIER N. 405
GENNAIO 2023
In questo numero: STORIE A STRISCE: Accendere la speranza di Sergio Rossi; BLOW UP: Klein e De Martiis di Giovanna Ferri; GRANDI MOSTRE. 1 - Ri-Materializzazione del linguaggio a Bolzano - Parola di donna di Marcella Vanzo; 2 - Ernst a Milano - Gli allegri mostri di Lauretta Colonnelli; ....