LA SCULTURA

La produzione scultorea di Khnopff si è preservata solo in parte dalle distruzioni della seconda guerra mondiale. Siamo in grado, tuttavia, di ricostruire quasi l’integralità del corpus grazie alle riproduzioni fotografiche, a volte eseguite dall’artista stesso.
È forse sotto la guida di Charles van der Stappen che Khnopff si dedica alla scultura. Van der Stappen era uno scultore affermato, di matrice accademica, noto per il suo “italianismo”, fatto che ne fa uno degli esponenti principali dello stile neofiorentino in Belgio, ma anche per le sue aperture al simbolismo. La produzione scultorea di Khnopff si caratterizza per un’incessante ricerca di un prototipo di bellezza femminile, che rimane costantemente distante e inaccessibile, misterioso. Bronzo, cera, avorio, stucco e più raramente marmo: Khnopff si conferma ricercatore assiduo nello sperimentare tecniche e materiali, a riprova che gli artisti simbolisti non erano certo insensibili alle qualità materiche del proprio lavoro. Altro aspetto interessante è l’utilizzo della policromia, nient’affatto scontata, che possiamo interpretare come desiderio di intervento naturalistico sul manufatto, al modo degli antichi. Khnopff non era neanche in questo campo un isolato e contatti stretti possono riscontrarsi con la Francia e l’Inghilterra; tra l’altro l’artista divenne corrispondente della prestigiosa rivista inglese “The Studio” e scrisse un articolo sul revival della scultura in avorio in Belgio(30). George Frampton (1860-1928), esponente della New Sculpture, esecutore dell’enigmatico busto Lamia (1899) è il suo principale riferimento.
D’altronde Frampton nel 1893 aveva esposto Misteriarca (1893) alla Royal Academy – dove Khnopff potrebbe averlo ammirato – e a Bruxelles, cui si aggiunse Visione alla prima esposizione della Libre Esthétique nel 1894, forse proprio su invito di Khnopff.
Già nel 1893, Frampton aveva realizzato Christabel, guadagnandosi spazi nelle riviste d’Europa – anche nell’italiana “Emporium”(31). I due condividevano il ricorso al polimaterismo e al policromatismo, la ripresa dell’avorio e la medesima concezione conturbante del genere femminile, che oscilla tra “femme fatale” ed eterno femminino, ispirandosi entrambi a scultori del Quattrocento, quali Francesco Laurana e Desiderio da Settignano.
Ora e sempre è l’interpretazione della bellezza femminile e del potere a essa associato a turbare i due artisti. La donna può assumere le sembianze della sfinge, del serpente (Lamia) o può sovrintendere a riti occulti. Figura esoterica dunque: Misteriarca è stata associata ai misteri eleusini, la Sibilla di Khnopff rimanda naturalmente agli oracoli sibillini. Entrambi gli artisti si ispirano a busti rinascimentali e, tramite il nimbo, attribuiscono sacralità a figure di una spiritualità altra rispetto a quella cristiana.

In marmo policromo è realizzata Futuro (1898, Parigi, Musée d’Orsay che introduce, nell’interpretazione di Khnopff, il tema dell’ansia legata all’inafferrabilità e all’indeterminatezza del tempo e affronta anche un complesso lavoro sui materiali e sul “non finito”. L’opera fu acquistata da Adolphe Stoclet (1871-1949) per decorare il Salone della musica del palazzo che progettò a Bruxelles, per il quale chiamò a collaborare Khnopff e Klimt tra gli altri. Futuro fu preceduta da un altro busto in stucco, forse una delle prime sperimentazioni dell’artista. Ritroviamo lo stesso volto malinconico, qui ancora più androgino e soprattutto un intenso contrasto tra l’eleganza e la minuzia dei caratteri e la tensione della materia; la calotta della testa è tagliata e anche sul retro la scultura presenta dei vuoti: la modella è una ragazza inglese o la sorella Marguerite da poco sposa? Su questo punto alcuni critici insinuano l’argomento psicanalitico dell’amore frustrato di Khnopff per la sorella, schermato da un titolo che maschera l’intenzione autentica: Giovane donna inglese.

 
La Testa di Medusa (Mu - sées royaux, Bruxelles è l’unica opera superstite delle due in bronzo realizzate dall’artista. Di nuovo un soggetto antico, ispirato da Caravaggio – soprattutto nella bocca spalancata e negli occhi fuori dalle orbite –, Rubens, Bernini, fino ai contemporanei Böcklin, Von Stuck o Delville. Tuttavia, rispetto a questi ultimi, Khnopff crea una creatura ibrida, aggiungendo le ali di Hypnos ai serpenti, e accentua l’espressione del terrore, disegnando una bocca esageratamente aperta e degli occhi esorbitanti. Forse questa scultura, più che manifestazione di misoginia, rappresenta la controparte di Una crisi? Forse, al silenzio paralizzante del panico, Khnopff ha voluto contrapporre il suo grido di angoscia.


Sibilla (1894), foto di un’opera scomparsa; Bruxelles, KBR - Bibliothèque royale de Belgique, Cabinet des estampes.

KHNOPFF
KHNOPFF
Laura Fanti
Fernand Khnopff (Dendermonde 1858 - Bruxelles 1921) doveva diventare avvocato,per tradizione familiare. Per fortuna frequentò le compagnie che i genitoriconsideravano sbagliate e divenne pittore. Si legò soprattutto all’ambientesimbolista, anche letterario. Perseguiva le vie che portavano al mistero, all’inspiegabile,in netta opposizione al clima razionalista e positivista dominantenelle élite intellettuali europee del suo tempo. Strade percorribili solo dall’arte,chiave privilegiata della porta che conduce in un altrove venato di misticismo.Ciononostante, le sue opere si presentano modernissime nella composizionee nel taglio “fotografico”, incardinate su una assoluta padronanza del disegno.Protagoniste frequenti, nelle sue opere, donne fatali e ambigue, insidiose, incantatricisfingi moderne. Molte mostre, a pandemia accantonata, celebrano ora ilcentenario della morte dell’artista.