i colori
del dolore

di Martino Mascherpa

«Fu un’emozione grandissima, davvero anche difficile da descrivere. Venni presa quasi da un mancamento, mi inginocchiai davanti all’Amante morta e con un fil di voce domandai a chi mi aveva accompagnato a questo incredibile ritrovamento, se potevo accarezzarla. Un istintivo atto d’amore, qualcosa che mi venne spontaneo fare, come per appropriarmi del turbamento emotivo che mi provocava».

Così Claudia Gian Ferrari (1945-2010) descrisse il primo incontro con una delle quattordici opere di Arturo Martini, rimaste per quasi sessant’anni recluse tra polvere e ragnatele in una cantina di un casale nella bassa Toscana, che più ha amato nella sua vita.

Quando la gallerista e storica dell’arte decise di donare al Fai la collezione privata della sua casa milanese, destinandola a villa Necchi Campiglio (Milano), volle anche decidere l’ubicazione delle opere all’interno degli ambienti e, come nella sua abitazione, scelse di mettere l’Amante morta vicino all’ingresso.

Chissà quale sarebbe ora la meraviglia della Gian Ferrari di fronte allo splendore delle originali cromie della scultura di Martini. Un attento restauro finanziato da una donazione privata, eseguito da Barbara Ferriani, sotto la direzione di Emanuela Daffra ha infatti permesso, dopo una vasta campagna di analisi condotte da Francesca Izzo dell’Università Ca’ Foscari di Venezia, di comprendere la natura degli strati pittorici individuando le sovrammissioni non originali frutto di interventi passati. 


La rimozione delle precedenti stesure ha permesso di rivelare l’immagine del volto della donna raffigurata nello specchio, ricoperto di uno strato di pigmento nero, di eliminare la retina dipinta sul suo capo – realizzata con un colore bianco che non esisteva al momento dell’esecuzione dell’opera –, di rimuovere numerose ridipinture sulla veste e sul cuscino, che hanno portato alla luce tracce di blu di Prussia, tinta utilizzata dall’artista nella fase di realizzazione della forma in gesso per separarla dalla controforma in argilla. Non eliminando completamente questo strato di colore, è stato possibile dedurre che Martini voleva creare, sin da subito, non una scultura in gesso monocromo, come tante altre sue opere, bensì una ben più rara in gesso policromo.

Villa Necchi Campiglio

Milano, via Mozart 14
telefono 02-76340121
orario 10-18
da mercoledì a domenica
www.fondoambiente.it

ART E DOSSIER N. 308
ART E DOSSIER N. 308
MARZO 2014
In questo numero: MYTHOS ITALIEN L'Italia nell'immaginario europeo: dai caravaggisti olandesi alla Firenze del Grand Tour, dai sogni Art Déco ai vetrai muranesi. IN MOSTRA: Matisse, Ossessione Nordica, Montserrat, Este.Direttore: Philippe Daverio