Moscoviade è la cronaca dell’ultimo giorno di vita di Otto von F., talentuoso poeta in cerca di affermazione,
residente a Mosca negli ultimi anni di agonia della Perestrojka, in un ostello riservato agli scrittori dell’Unione Sovietica(1). L’autore è
Jurij Andruchovyč (1960), poeta, romanziere, traduttore nonché saggista ucraino e, se la storia ha chiari riferimenti autobiografici,
non può non evocare, anche nella scrittura insieme fantastica, realistica e ironica, Le memorie di un defunto del celeberrimo scrittore ucraino Mikhail
Bulgakov.
«Abiti al sesto piano, hai ricoperto i muri con i manifesti di cosacchi e attivisti della Repubblica popolare dell’Ucraina occidentale. Dalle finestre vedi i tetti di Mosca, i cupi viali con i pioppi, ma non vedi la torre televisiva di Ostankino […] ma la sua prossimità si sente in ogni momento. Emana qualcosa di soporifero, qualche virus dell’apatia e della fiacchezza. Per questo al mattino non c’è modo di svegliarsi. […] Fino a quando l’uzbeko della stanza accanto non mette su a tutto volume l’inebriante melodia orientale di Odin palka dva struna. Maledicendo senza rabbia la nostra infelice storia, l’amicizia tra i popoli e gli accordi dell’Unione del ’22, ti rendi conto che non si può più dormire».