Di quel viaggio resta traccia anche in un colorato taccuino di acquerelli, in collezione privata, in cui Ussi indugia, al di là del semplice sguardo di artista viaggiatore, su particolari di fine eleganza estetica. Sappiamo anzi, dallo stesso De Amicis, che l’amico pittore, affascinato dall’esotica e misteriosa bellezza di quella gente e dei loro costumi, spesso aveva indossato in quella spedizione l’abito tradizionale dei marocchini.
Orientalista di riflesso è invece Domenico Morelli (Napoli 1826-1901), docente all’Accademia di Belle arti di Napoli, e maestro di tanti futuri artisti di fama. A lui si devono, oltre ai tanti dipinti di storia ancora di tradizione romantica (come Gli iconoclasti, 1855, e i Vespri siciliani,1859), diverse tele di esplicita tendenza orientalista. Nel bellissimo Bagno turco, affronta il tema del nudo esotico, già tanto caro in Francia fin dai tempi di Ingres, in cui mescola ai temi esotici anche suggestioni dell’antica pittura pompeiana. Pur non avendo viaggiato in terra d’Oriente, a quanto pare, Morelli studia la Bibbia, il Corano e altri testi sacri, per approfondire i significati e i messaggi delle religioni monoteiste diffuse nel Mediterraneo. Lo studio dei costumi arabi o mediorientali, grazie anche alla conoscenza di fotografie e a una ricca collezione di incisioni, sfocia nei suoi dipinti in uno stile originalissimo, fatto di pennellate di colore che mutano con una ricca gamma di «effetti mimetici» (Dantini), che lo attestano come un grande virtuoso della pittura a olio.