Questo comun denominatore bene s’individua in alcuni ritratti e scene di vita borghese dei nostri artisti. Se esaminiamo il luminoso ritratto di Fattori La cugina Argia, vediamo una donna seduta di profilo, che volge però lo sguardo, diretto, sicuro e quasi indagatore, sullo spettatore, le mani in grembo. Una pennellata densa illumina il vestito e indugia sul grigio serico della veste e sui bianchi, di diverse tonalità: sono i bianchi che tanto avevano colpito Degas nei grembiulini delle cugine.
Un altro macchiaiolo, Odoardo Borrani (Pisa 1833 - Firenze 1905), rappresenta nella tela Le primizie, con fare pacato, la serena scena dell’arrivo dai campi di una cesta di pesche, sulla terrazza del villino di Piagentina, presso Firenze. Nell’aria fresca del mattino la contadina scalza porge la frutta alla padrona, che interrompe serena e gentile la lettura, mentre il cane è all’erta. Ancora una volta, resta il commento del critico e pittore Adriano Cecioni, che giustamente si dichiara ammaliato da questo dipinto di grande invenzione, anche grazie alla particolare inquadratura della scena, che ci fa sembrare di essere lì, sulla terrazza, quasi alle spalle della domestica. Qui Borrani è riuscito a risolvere un problema «quasi impossibile», come scrive Cecioni, cioè la distinzione fra i diversi bianchi: quello del manto del cane, l’altro del ricamo sullo schienale della poltrona, e infine il candore del vaporoso vestito della signora.
Anche nelle opere di Cristiano Banti (Santa Croce sull’Arno, Pisa 1824 - Montemurlo, Prato 1904) e dell’amico Giovanni Boldini, che nel 1861 era iscritto all’Accademia di Belle arti di Firenze, si può forse leggere, come più volte è stato rimarcato, l’eco del rigore formale di Degas e di un uso più disinvolto delle gamme cromatiche, anche squillanti; ma soprattutto una ricerca affine di revisione linguistica.
Lasciandosi ormai la pittura romantica alle spalle, gli artisti mostrano comunque, in questi anni, aspirazioni e stili diversi. Fra questi spicca per un’originale, impeccabile indagine pittorica il talentuoso Antonio Ciseri (Ronco, Canton Ticino 1821 - Firenze 1891), di origine ticinese, che dopo gli studi all’Accademia di Belle arti di Firenze si è orientato a una pittura intellettualmente classicista. Ciseri, fra le altre cose, aveva dipinto ancor prima di Degas un ritratto di famiglia in un interno, La famiglia Bianchini, presentato a Parigi, all’Esposizione universale del 1855. Divenuto nel 1852 professore all’Accademia di Firenze, l’artista ticinese entra in contatto con un celebre pittore preraffaellita, William Holman Hunt (Londra 1827-1910), e con un pittore francese, all’epoca assai rinomato, Alexandre Cabanel (Montpellier 1823 - Parigi 1889).