un gruppo
gigantesco

di Martino Mascherpa

La freschezza e il genio creativo propri dei bozzetti preparatori sono stati rivelati nel modello in “terra cruda” del Ratto delle sabine di Giambologna – nuovamente esposto alla Galleria dell’Accademia di Firenze dopo un impegnativo restauro –, da cui l’artista ha poi realizzato il marmo conservato nella Loggia dei Lanzi del capoluogo toscano. 


Realizzato tra il 1579 e il 1580, in scala 1:1, è uno dei pochi modelli di grandi dimensioni arrivati fino ai giorni nostri. Infatti i materiali costitutivi di questi manufatti (dotati spesso di una struttura interna in paglia e legno e di una esterna di terra non cotta, come in questo caso, e quindi molto fragile) e il loro utilizzo, funzionale solo alla realizzazione della scultura, ne hanno sovente determinato il degrado e la distruzione. 


Giambologna realizza quest’opera senza commissione specifica nei richiami iconografici. Il suo interesse si concentra sul tema estetico della relazione di due o più corpi in movimento all’interno di uno spazio tridimensionale.

Il restauro, diretto da Franca Falletti ed eseguito da Cinzia Parnigoni, è stato preceduto da un lungo periodo di indagini chimico-fisiche. Data la rarità di esemplari con le medesime caratteristiche costitutive era indispensabile approfondirne la conoscenza, per trovare le migliori soluzioni per il recupero e la conservazione dell’opera. 


Proprio a causa della sua fragile natura, nei secoli la scultura ha subito diverse manipolazioni. Si presentava infatti ricoperta da più strati di gesso, che ottundevano il modellato originale, e da stuccature e ridipinture grossolane che in alcuni casi stravolgevano la morfologia autentica. In diverse aree la terra cruda risultava indebolita e talvolta pericolante o assente.

È stata rimossa la stratificazione di gesso non originale con bisturi e, nelle zone di maggiore spessore, con micro scalpelli fino ad arrivare alla finitura costitutiva di color “carnicino”. La terra cruda di supporto è stata consolidata. Per stuccare e riempire le parti lacunose è stato utilizzato un impasto a base di DAS miscelato con polvere di cellulosa e pigmenti in polvere, considerate le ottime doti di elasticità e reversibilità.


Rimosse stuccature e ridipinture, il modello in “terra cruda” del Ratto delle sabine di Giambologna riacquista l’aspetto originario

Galleria dell’Accademia

Firenze, via Bettino Ricasoli 60
telefono 055-294883
orario 8.15-18.50, chiuso lunedì,
1° gennaio, 1° maggio
www.polomuseale.frenze.it

ART E DOSSIER N. 306
ART E DOSSIER N. 306
GENNAIO 2014
In questo numero: MANIERISMI E SEX APPEAL Quando l'eros insidia lo stile, dal Primaticcio a Balthus, dal mito di Leda a Benton all'arte contemporanea. IN MOSTRA: Fornasetti, Renoir.Direttore: Philippe Daverio