Henri nasce il 24 novembre 1864 dal conte Alphonse-Charles-Marie de Toulouse-Lautrec-Montfa e da Adèle- Zoë-Marie-Marquette Tapié de Céleyran, sua cugina di primo grado, appartenente a un’antica famiglia della provincia di Aude. Il parto avviene in uno dei palazzi di famiglia, l’Hôtel du Bosc di Albi, una città della Francia del Sud-Ovest, ottanta chilometri a nord di Tolosa.
Da aristocratico
aD artista boh mien
Accade spesso che un destino capriccioso decida di deviare il corso di eventi che sembravano scontati. Questa è anche la storia di Henri de Toulouse-Lautrec che per nascita avrebbe dovuto condurre una vita da nobile aristocratico e che invece si ritrovò a vivere da artista bohémien in un contesto agli antipodi rispetto a quello di origine.
Conscio del suo talento naturale ma anche consapevole della necessità di una guida, inizia a studiare con un artista accademico di solida fama, Léon Bonnat, frequentandone l’atelier a partire dall’aprile 1882. L’insegnamento di Bonnat è severo, comporta una pratica del disegno ferrea che Lautrec accetta sottoponendosi a un duro lavoro. Ma presto Bonnat chiude i battenti in previsione della sua nomina a professore dell’Accademia, conferitagli nel 1883, così Henri passa a studiare con Fernand Cormon, un altro pittore accademico specializzato in soggetti storici. Nel suo atelier, dove sono confluiti quasi tutti gli allievi di Bonnat, il giovane Lautrec si ritrova con molti, promettenti compagni: Henri Rachou, Albert Grenier, Charles Laval, François Gauzi, Louis Anquetin.
Sempre qui ha poi modo di conoscere sia Emile Bernard, che con Anquetin avrà un ruolo di primo piano nel gruppo d’avanguardia riunito da Gauguin a Pont-Aven, sia Vincent van Gogh, quando nel 1886 il pittore olandese si stabilisce a Parigi. Questo è anche l’anno che segna la finedella permanenza di Lautrec nell’atelier di Cormon dopo circa quattro anni di frequenza, seppure intermittente. Ormai il giovane artista si è impadronito di una solida tecnica, conosce perfettamente le leggi della prospettiva, ha fatto propri i metodi tradizionali per restituire luci e volumi. Eppure, mettere in pratica alla lettera tutto ciò che ha imparato non gli interessa. È invece alla ricerca di uno stile personale, di una propria strada. Dai suoi insegnanti ha preso ciò che voleva, ovvero un bagaglio tecnico per tradurre visivamente senza esitazioni ciò che vuole esprimere, ma i suoi maestri “spirituali” non sono né Princeteau, né Bonnat, né Cormon. Praticamente, anzi, non ce ne sono.
Così, se le sue opere sono paragonabili a un’autobiografia per immagini che parlano dell’artista attraverso i luoghi e i personaggi che hanno colpito la sua immaginazione, esse costituiscono anche la storia di una generazione attraverso una sorta di diario visivo di Montmartre e della Parigi di fine Ottocento. Ma a differenza di altre voci che colgono gli aspetti più superficiali ed esteriori di un’epoca apparentemente presa nel vortice del divertimento, Lautrec non ne mostra solo i lati gaudenti, ma riesce a trasmetterne anche le ombre e le inquietudini, le nubi sempre più cupe che si addensano all’orizzonte. Quei tratti fissati senza abbellimenti, quelle espressioni di cui emergono le note dissonanti sono la spia di un mondo che andava alla deriva senza accorgersene, di una generazione che procedeva inconsapevole verso il baratro della prima guerra mondiale.
TOULOUSE-LAUTREC
Enrica Crispino
Un dossier dedicato a Henri de Toulouse-Lautrec (1864-1901). In sommario: Da aristocratico ad artista bohémien; I manifesti del successo; Un autore scandaloso; Gli ultimi anni. Come tutte le monografie della collana Dossier d'art, una pubblicazione agile, ricca di belle riproduzioni a colori, completa di un utile quadro cronologico e di una ricca bibliografia.