È soprattutto in quest’ultimo campo che la sua creatività tocca livelli altissimi, con una produzione premiata dal favore del pubblico che allora, come oggi, è conquistato in particolar modo dai manifesti ideati da questo grande artista, tra cui celeberrimi quelli eseguiti per il Moulin Rouge e per le vedettes delle folli notti di Montmartre.
i maniFesti e iL sUccesso
Questi ultimi, non meno di Lautrec, hanno ben altra statura rispetto agli illustratori contemporanei alla moda, da Forain a Willette, da Steinlen a Ibels, Raffaëlli, Hermann, padroni indubbiamente del mestiere ma inclini all’uso di uno stile facile e accattivante, all’esaltazione dell’effimero e del divertente, in sintonia con i gusti della maggioranza dei lettori. Lautrec ha il merito di prendere nettamente le distanze dalla visione tradizionale e “borghese” di questi artisti “di grido”, dando una salutare scossa al linguaggio grafico dei suoi tempi al quale conferisce nuova dignità e autonomia sottraendolo al destino di forma d’arte “minore”.
Alla “Revue Blanche” Lautrec ha modo di allargare ulteriormente le sue vedute e i suoi interessi. Prima di tutto nell’ambito delle sue strette competenze, con scambi proficui e produttivi con Bonnard e Vuillard, poi grazie ai rapporti con Fénéon, Coolus e Bernard che lo introducono al mondo letterario e in particolare a quello del teatro. Lautrec è preso in una girandola di prime teatrali che lo vedono mescolarsi al pubblico della tradizionale Comédie Française, ma anche agli spettatori dei più avanguardistici Théâtre de l’Oeuvre di Lugné-Poe (l’impresario che metterà coraggiosamente in scena il contestatissimo Ubu roi di Alfred Jarry e avrà tra i suoi stretti collaboratori i Nabis) e il Théâtre Libre di André Antoine, tempio del naturalismo teatrale. Inoltre Bernard, che è anche direttore del velodromo di Buffalo a Neuilly, subito fuori Parigi, gli comunica la passione per la bicicletta e il mondo delle corse. Tutti questi nuovi interessi, lasceranno il segno nella sua opera, con nuovi dipinti e serie di stampe che nascono con la consueta procedura, una lunga incubazione durante la quale l’artista familiarizza col soggetto da ritrarre tornando a vederlo ossessivamente: commedie a cui Lautrec assiste dieci o venti volte di seguito, per esempio, o domeniche passate immancabilmente alle corse con Bernard.
Col “prodotto”, cioè, l’immagine di Lautrec stabilisce un rapporto diretto ed essenziale, non un lega- me “esteriore” e marginale come nel caso del manifesto di Chéret. Nel 1891 Moulin Rouge, la Goulue invade i muri di Parigi. Per una volta, la novità, che in questo caso significa anche qualità, viene premiata e da un giorno all’altro Lautrec, che ha al- lora ventisette anni, diventa famoso. Nei manifesti l’artista francese dà il meglio di sé quanto a inventiva tecnico-artistica. Essen- do a colori, le affiches appartengono a un gruppo di litografie più elaborate rispetto a quelle monocrome in nero, sanguigna o verde oliva. Ma il risultato, nei manifesti di Lautrec, è uno stile particolarmente sem- plice ed essenziale, costruito sulla stilizza- zione del segno e sulle grandi campiture “a piatto” riempite con colori vividi e intensi (celebri i suoi neri profondi, per esempio, o il verde oliva delle scritte), pigmenti spesso preparati appositamente dallo stesso arti- sta. Nell’elaborare quelli che a buon dirit- to si possono considerare gli archetipi del manifesto pubblicitario moderno, Lautrec capisce alcune regole fondamentali della sua fruizione, che va oltre la cerchia dei critici e dei collezionisti. Di conseguenza non concepisce i suoi manifesti come se fossero opere da esporre in una mostra o in un museo.
TOULOUSE-LAUTREC
Enrica Crispino
Un dossier dedicato a Henri de Toulouse-Lautrec (1864-1901). In sommario: Da aristocratico ad artista bohémien; I manifesti del successo; Un autore scandaloso; Gli ultimi anni. Come tutte le monografie della collana Dossier d'art, una pubblicazione agile, ricca di belle riproduzioni a colori, completa di un utile quadro cronologico e di una ricca bibliografia.