Musei da conoscere. 1 
IL MUSEUM OF THE FUTURE A DUBAI

un occhio
senza confini

Inaugurato lo scorso febbraio, l’avveniristico Museum of the Future, progettato dall’architetto Shaun Killa e realizzato con le più avanzate tecnologie nel completo rispetto della sostenibilità ambientale, offre al visitatore un viaggio immersivo nelle sfide del domani.

Paola Testoni de Beaufort

Dopo sei anni dall’inizio dei lavori, è stato aperto il Museum of the Future di Dubai, un altro pezzo iconico da aggiungere alla continua rivoluzione urbanistica degli Emirati Arabi.
L’edificio a forma toroidale si erge su un dolce declivio adiacente alle Emirates Towers e a pochi passi dal quartiere finanziario della città: una sagoma che assomiglia a un gigantesco “occhio”. Inaugurato il 22 febbraio scorso, scegliendo simbolicamente una data palindroma, il progetto del neo-museo porta la firma di Shaun Killa, architetto di origini sudafricane, ma ormai di stanza negli Emirati Arabi, che rappresenta uno dei principali fautori di quell’evoluzione urbanistica e architettonica che nella dinamica Dubai sembra non avere mai fine.
Killa, che ha già al suo attivo opere maestose quali l’imponente Jumeirah Gate e la flessuosa Aykon Tower, ha rispettato pienamente la “mission” del museo ideando una struttura con i più elevati standard mondiali di sostenibilità: la costruzione è infatti alimentata da quattromila megawattora all’anno di energia solare generati da un parco interamente dedicato allo scopo. Con i suoi settantasette metri di altezza e milleventiquattro pannelli in acciaio e vetro, l’avveniristico palazzo (il “National Geographic” lo ha già inserito nella lista dei musei da visitare assolutamente) è stato costruito utilizzando esclusivamente la tecnologia robotica che ha consentito di arrivare a un totale di sette piani senza il sostegno di pilastri.


Immagine dell’area “Al Waha” dedicata alla riflessione.


Il Museum of the Future di Dubai inaugurato il 22 febbraio 2022 e progettato da Shaun Killa.
Un dettaglio della scala autoportante a doppia elica.


L’esterno del museo;


L’ascensore a forma di navicella spaziale.

Immagine dell’area “Al Waha” dedicata alla meditazione.


Immagine della scala autoportante a doppia elica nella lobby del museo ;


L’“Events Floor” al settimo piano.

È una particolarità di primaria importanza visto che il museo è concettualmente composto da tre elementi: la collina verde, l’edificio a forma di occhio o anello e, appunto, il vuoto ellittico da questo creato. Se la prima sta a significare la terra, il luogo delle radici, del tempo e quindi della storia, l’edificio è l’emblema della forza, della capacità creativa e dell’audacia del genere umano, mentre il vuoto ellittico rappresenta la grande sfida del futuro, ciò che ancora non si conosce ma che già oggi l’umanità si prepara a plasmare. E questa è sicuramente la grande novità del Museum of the Future: un museo che non mostra il passato ma il possibile, auspicabile futuro. Se il presente è il frutto della storia, può essere anche il crogiuolo di idee che definiranno il futuro della nostra società ormai globalizzata. Nessuno può chiamarsi fuori, nessuno può esimersi dal fare delle scelte che condizioneranno inevitabilmente la vita delle prossime generazioni. Un concetto che viene ben precisato dalle citazioni impresse sull’edificio: l’intricato design delle finestre a forma di caratteri arabi è basato su tre pensieri dello sceicco Mohammed bin Rashid Al Maktoum, sovrano di Dubai e vice presidente, nonché primo ministro degli Emirati Arabi Uniti. Questi pensieri sono poi stati trascritti in calligrafia “thuluth” e posizionati con cura sui diciassettemilaseicento metri quadrati della superficie esterna del museo per poter essere facilmente letti da chi conosce la lingua locale. 

Le tre citazioni “scolpite” in vetro sull’edificio dicono testualmente: «Potremmo non vivere per centinaia di anni, ma i risultati della nostra creatività lasceranno un’eredità per molto tempo dopo che ce ne saremo andati»; «Il futuro appartiene a chi lo può immaginare, progettare e realizzare. Non è qualcosa che si aspetta, ma che si crea»; e «L’innovazione non è un lusso intellettuale ma il segreto alla base dell’evoluzione delle nazioni e dei popoli». 

Il Museum of the Future, sviluppato dalla Dubai Future Foundation, nasce quindi per elaborare queste idee e per farlo deve capovolgere il tradizionale concetto di museo che, da luogo dove si impara dal passato grazie all’esposizione di manufatti storici e artistici, diventa un dinamico banco di prova. Il luogo ideale dove studiare le innovazioni tecnologiche e ambientali per poter sviluppare soluzioni essenziali allo sviluppo umano. Il museo diventa un nuovo centro globale per il “Future Thinking”, dove riflettere e confrontarsi su temi attuali in rapida evoluzione come la scienza, l’intelligenza artificiale, l’esplorazione dello spazio, la sostenibilità ambientale, la vita urbana e la mobilità. Concetti confermati da Mohammed Al Gergawi, presidente della Dubai Future Foundation: «Il Museum of the Future è un “museo vivente”, in costante evoluzione, il luogo ideale dove il pubblico può venire in contatto con le idee che stanno ispirando e modellando il nostro avvenire». 

L’edificio è sostanzialmente diviso in quattro aree di interesse dove il pubblico viene coinvolto in esposizioni interattive ed esperienziali. Con un ascensore a forma di navicella spaziale, i visitatori possono raggiugere il settore “OSS Hope” dove sperimentare la vita a bordo di una stazione spaziale del 2071 e imparare a interagire con astronavi e satelliti tramite dei video interattivi: una maniera ludica per mostrare quanto lo spazio sia già oggi intrinsecamente legato alla vita del nostro pianeta. 

Il secondo capitolo (così sono definite le aree del museo) è stato chiamato “The Heal Institute” e aiuta i visitatori a comprendere meglio la natura (sono esposte tutte le specie animali e vegetali, anche estinte) e la sostenibilità ambientale grazie alla simulazione della lussureggiante foresta pluviale tropicale di Leticia, in Colombia. L’ecosistema viene raffigurato con un realismo senza precedenti e tramite un’app si possono conoscere le proprietà e le caratteristiche della fauna e della flora locale. 

Procedendo, si arriva al “Al Waha”, l’area dedicata alla riflessione e alla meditazione in un ambiente preposto alla salute e al benessere mentale. È il luogo dove distaccarsi dalla tecnologia e ripristinare il proprio equilibrio psicofisico, pensare al futuro esplorando se stessi e i propri desideri. 

“Tomorrow Today” è il capitolo finale e affronta le tecnologie presenti in grado di rispondere alle sfide del futuro, qui ci sarà anche una parte dedicata alle mostre temporanee. 

L’area centrale del museo è invece occupata da uno spazio multifunzionale capace di ospitare mille persone, dalla sala per conferenze, da diversi laboratori interattivi e da “Future Heroes”, lo spazio dove i bambini possono sperimentare e fare nuove scoperte divertendosi.


L’ecosistema viene raffigurato con un realismo senza precedenti e tramite un’app si possono conoscere le proprietà e le caratteristiche della fauna e della flora locale


Due immagini dell’“Heal Institute”, l’area dedicata alla natura e alla sostenibilità ambientale.


Riproduzione digitale di una parte della foresta pluviale amazzonica a Leticia, in Colombia.

Museum of the Future

Dubai
www.museumofthefuture.ae

ART E DOSSIER N. 404
ART E DOSSIER N. 404
DICEMBRE 2022
In questo numero: FINESTRE SULL’ARTE: Crivelli, una rivelazione di Federico D. Giannini; BLOW UP: Avedon - di Giovanna Ferri; GRANDI MOSTRE. 1 - Olafur Eliasson a Firenze - Ognuno vede a modo suo di Lauretta Colonnelli; 2 - Freud a Londra - Quel senso di tragicità a fior di pelle di Valeria Caldelli; ....