IL PAESAGGIO IDEALE

Lorrain si fa conoscere, i suoi quadri vanno a ruba tra i collezionisti, il suo atelier è frequentato da cardinali, principi, personaggi altolocati.

Un grande successo, forse inaspettato, che lo rende orgoglioso. La sua fama si estende in tutta Europa. A volere le sue opere sono il re di Spagna, con soggetti del Vecchio e Nuovo testamento, il cardinale de’ Medici per il quale Claude dipinge una Marina e la «Serenissima Casa alla Trinità de’ Monti », come scrive Baldinucci. Lavora per il cardinale Giori, per il duca di Bracciano, per il principe Pamphilj, per il cardinale Rospigliosi e tanti altri, che lo storico elenca con precisione indicando anche il numero di quadri per ciascuno. 

Nel 1634 il pittore è membro all’Accademia di San Luca. Prende al suo servizio un garzone di dieci anni, Gian Domenico Desiderii, cui insegna a dipingere e che tiene con sé sino al 1658. Nel 1636 comincia a elaborare il suo Liber Veritatis o Libro d’Invenzioni, che permette di sapere molto del suo lavoro, dei suoi clienti e dei suoi guadagni. 

Ogni centimetro di pittura è studiato a fondo, preceduto da disegni (da due a cinque o più) per le proporzioni, ogni albero (querce, salici, conifere) scelto per il suo significato in relazione al soggetto. Ogni composizione impaginata secondo una precisa simmetria, con una piattaforma in primo piano, ideale palcoscenico per i personaggi, e, ai lati, alberi ed edifici. Le masse sono ben distribuite alla ricerca di un equilibrio della composizione. 

Condotto con estrema cura lo studio dei colori, della luce, delle forme. Ogni figura è essenziale per la storia da raccontare: mitica, biblica, letteraria, scelta in accordo col committente. 

I prezzi delle sue opere vanno alle stelle, come il successo. Elpidio Benedetti informa scandalizzato il cardinale Mazzarino, di cui era agente, che il pittore osava chiedere trecento scudi per una tela lavorata otto mesi. Nel 1643 Claude è accolto tra i membri della Congregazione dei virtuosi al Pantheon su proposta del cavalier Baglione, suo cliente. Nel 1650 si trasferisce in via Paolina (oggi del Babuino) in una casa concessa “ad vitam” dal capitolo dei Minimi della Trinità dei Monti. Vive una vita agiata, ricca di soddisfazioni lavorative, in un superbo isolamento con qualche ospite ogni tanto. Non mancano escursioni nella campagna romana, durante le quali Lorrain esegue disegni di grande immediatezza, cercando spunti per i suoi paesaggi, che poi trasforma nello studio. 

Le osservazioni dal naturale si trasformano in composizioni irreali, di pura invenzione. Il Porto con l’imbarco di sant’Orsola della National Gallery di Londra, un dipinto di estrema raffinatezza del 1641, mescola eleganti architetture rinascimentali, templi romani (San Pietro in Montorio), navi, vascelli e alberi reali dalle grandi chiome in un suggestivo tremolio di acqua e di luce. 

Tutto è studio e rigore, da quei «templi tondi, ne’quali [Lorrain] ebbe un talento singolarissimo, avendo eccellentemente tirate le basi e i capitelli con certa sua regola e non a occhio come hanno fatto molti paesanti», scrive Baldinucci, a quelle piccole figure che animano la scena. Il dipinto era per il cardinale Fausto Poli, amministratore dei possedimenti Barberini e maggiordomo papale dal 1629 al 1643, e aveva come pendant il Paesaggio con san Giorgio (Hartford, Wadsworth Museum), del 1643. 

Tra i soggetti ricercati da una clientela sempre più esigente non mancavano balli di contadini e danze di satiri, occasione per grandi scenari pastorali, popolati da edifici classici, con richiami alla letteratura di Omero, Ovidio e Virgilio. Nel Paesaggio con satiro danzante e figure di Toledo (Ohio) del 1641, dipinto per un committente veneziano, a ballare, cantare e suonare su un prato fiorito sono satiri e ninfe. In lontananza, su un’altura verde soleggiata, attraversata da un lungo ponte, un borgo vive la sua quotidianità contadina e di mare. 

Il Paesaggio con il Giudizio di Paride di Washington, del 1645 circa, presenta una natura calma e dilatata, che si estende in lontananza dove affiora Troia, dominata da un albero gigantesco. Il sole, che sta tramontando dietro la città, provoca un’alternanza di luci, ombre, colori su ogni pezzo di natura, dando al cielo una tonalità perlacea che si fonde con l’acqua. Nel Porto con la partenza di Ulisse dalla terra dei feaci, del Louvre, firmato e datato 1646, destinato a un committente parigino («pour Paris», Liber Veritatis), le gradazioni di luce raggiungono valori altissimi. Il mare si fonde con il cielo in una nebbia sottile e affascinante, che ricopre architetture e cantieri lambiti dall’acqua, persone, vascelli, barche. 

Il dipinto precorre Friedrich, Turner, Constable, Corot, e Morandi, romantici e impressionisti che guardarono a lui trovandovi quel nuovo sentimento del mondo e della natura che stavano cercando.


Porto con l’imbarco di sant’Orsola, (1641), particolare; Londra, National Gallery.


Porto con l’imbarco di sant’Orsola, dal Liber Veritatis (1636-1682); Londra, British Museum.


Paesaggio con san Giorgio (1643); Hartford, Wadsworth Atheneum.


Paesaggio con san Giorgio, dal Liber Veritatis (1636-1682); Londra, British Museum.

Porto con la partenza di Ulisse dalla terra dei feaci (1646); Parigi, Musée du Louvre.


Porto con la partenza di Ulisse dalla terra dei feaci, dal Liber Veritatis (1636-1682); Londra, British Museum.

La Marina con Apollo e la sibilla cumana di San Pietroburgo del 1646 circa, che presenta sulla riva del mare, di un azzurro intenso, un imponente rudere antico, sembra anticipare la Metafisica o qualche quadro di Sironi. Si sente la bellezza e la desolazione di una natura intonsa lungo le coste laziali, che il pittore popola di antiche divinità. Destinato alla famiglia Massimi, il dipinto attualizzava un tema tratto dalle Metamorfosi di Ovidio (XIV, 132 sgg.), ambientandolo tra le costruzioni dell’Acqua Marzia e di uno pseudo Colosseo, per compiacere il gusto archeologico del committente. 

Dalla fine degli anni Quaranta porti, imbarchi di regine, marine e paesaggi mitologici diventano sempre più sofisticati, curati, complessi e immaginari, con destinazioni sempre più alte, dai papi ai principi Colonna, dalla famiglia Pamphilj agli Spada, a vari cardinali e nobili romani. Le opere assumono un carattere più imponente. 

La Veduta di Delfi con una processione, firmata e datata in quell’anno, come ha rivelato un’iscrizione riemersa da una pulitura nel 1962, con la frase «Hac Itur ad Delphes» (Questa è la via per Delfi), presenta il tema della processione senza particolari riferimenti letterari. La scena riunisce tutti gli elementi utilizzati in questi anni da Lorrain, il tempio, il palazzo, le rovine, sintetizzando tutto il percorso dell’artista negli anni 1640-1650 e dando un ennesimo saggio del suo modo di procedere. Racconta infatti Baldinucci che Lorrain usava «dividere l’altezza del quadro in cinque parti, delle quali dava le due inferiori alla linea orizzontale, tanto che i colleghi fiamminghi, che davano un soprannome a tutti, lo chiamavano “Orizzonte”». 

Ancora più rappresentativo in questo senso il Paesaggio con il Parnaso di Edimburgo, la più grande tela di Lorrain, dipinta nel 1652 a Roma, con Apollo, le nove muse e quattro poeti. Un restauro nel 1960 ha messo in luce firma e data dell’opera destinata al cardinale Pamphilj, al secolo Camillo Astalli, nominato cardinale da Innocenzo X Pamphilj, che gli concesse il nome e i privilegi del nipote Camillo caduto in disgrazia. Lorrain riesce a rappresentare un idillio grandioso, il mondo degli dèi che vive felice in una natura ricca, tra templi antichi e delizie. Scrive il critico Marcel Röthlisberger: «Solo Claudio seppe rendere chiaro dal punto di vista figurativo quanto era stato precedentemente cantato nell’ambito della poesia. Il paesaggio classico era pertanto frutto d’una ideale attitudine dell’artista, qualcosa che riguardava il suo temperamento e la sua inclinazione portandolo a ricreare il mondo delle Egloghe e Georgiche virgiliane come quello della poesia di Ovidio. Così il paesaggio animato da antiche architetture diveniva il palcoscenico ideale per la narrazione di temi mitologici e di storie antiche. Lo studio della natura nella Campagna romana, intorno alle colline Tiburtine, nel Lazio pittoresco, ossia nell’intera regione già celebrata dai poeti latini e teatro della storia romana, diventava incentivo stesso alla fantasia creativa».


Marina con Apollo e la sibilla cumana (1646 circa); San Pietroburgo, Ermitage.


Marina con Apollo e la sibilla cumana, dal Liber Veritatis (1636-1682); Londra, British Museum.


Veduta di Delfi con una processione (1650); Roma, Galleria Doria-Pamphilj.

Lorrain
Lorrain
Maurizia Tazartes
Claude Gellée (Chamagne 1600 circa - Roma 1682) era lorenese, da cui il nomecon cui era noto: Claude Lorrain o anche il Lorenese. Con il suo connazionalePoussin è uno dei molti pittori francesi (e non solo francesi) che nei primi decennidel Seicento si innamorano di Roma e dell’Italia, scelgono di viverci – affascinatidall’Antico ma anche dagli sviluppi innovativi che l’arte italiana andava elaborandoin quel tempo – e contribuiscono alla formazione e diffusione del Baroccoin Europa. In realtà da ragazzo ha una formazione da pasticcere, al punto che èconsiderato uno degli inventori della sfoglia dei croissant. Il nostro prossimodossier, ovviamente, racconta e analizza il suo indiscusso talento di paesaggista,uno dei primi a stabilire un nuovo genere di grande successo: il paesaggio fantastico,combinazione di scorci dal vero, marine, rovine, grandiosi edifici di formaclassicheggiante.