«Come pittore e scultore era grande, ma come architetto davvero divino»
Gian Lorenzo Bernini su Michelangelo
San Giovanni dei Fiorentini
Nel 1559 Michelangelo, ormai anziano, si cimentò in uno dei progetti di architettura più affascinanti di tutto il Rinascimento, quello della chiesa di San Giovanni dei Fiorentini a Roma. Buonarroti, che in questa fase della sua vita si occupava quasi esclusivamente di architettura, si mette al lavoro e progetta un organismo a pianta centrale, già usato per il progetto della basilica di San Pietro, ispirandosi probabilmente agli spazi sacri dei battisteri ma anche alla cultura classica di matrice vitruviana cara non solo a lui ma anche a Leonardo Da Vinci. Il progetto di Michelangelo purtroppo non fu mai realizzato; la costruzione della chiesa, tuttora esistente, fu iniziata solo nel 1583 da Giacomo della Porta, che mise in opera un progetto diverso con una pianta a croce latina, continuata a partire dal 1608 da Carlo Maderno e terminata nel 1736 con la facciata di Alessandro Galilei. La chiesa michelangiolesca di San Giovanni dei Fiorentini sarebbe stata, secondo Vasari, un’architettura «che né Romani né Greci mai ne’ tempi loro feciono»(31). Michelangelo inventò un edificio originalissimo: semplice all’esterno ma drammaticamente complesso all’interno.
Mai come in questi progetti l’architettura e la scultura del maestro si fondono fino a divenire la stessa cosa; l’artista attraverso il disegno sembra trattare la materia architettonica in modo da renderla plasticamente scultorea, viva, grazie alla concatenazione delle idee che si fondono in un unicum di rara forza dinamica. Il progetto finale appare “scavato” anziché disegnato, sembra addirittura scolpito con l’inchiostro, e quale materia si scolpisce se non la pietra? Per Michelangelo ogni chiesa era una pietra, la pietra dove si fonda tutta la Chiesa. Buonarroti attraverso l’arte del disegno “scolpisce”, traslando il modus operandi dell’“ex uno lapide” dalla scultura «per forza di levare » alla progettazione architettonica, la sua idea di chiesa trasformandola in un immenso fonte battesimale. Diversi sono gli indizi che portano a questa conclusione: Michelangelo per il progetto della chiesa forse si ispira anche al modello ottagonale del battistero fiorentino con il suo impianto fortemente centralizzato; il santo a cui è consacrata la chiesa Giovanni Battista che battezzò Gesù immergendolo nelle acque del fiume israelita Giordano; la nascente chiesa della “nazione” fiorentina sorge anch’essa sulle rive di un fiume, il Tevere. Interessante anche notare come il disegno della cornice lobata delle formelle della porta sud del battistero fiorentino (che è quella in cui Andrea Pisano raffigurò le Storie di san Giovanni), ricordi in qualche modo la pianta progettata da Michelangelo dove le cappelle diagonali ovali corrispondono ai lobi della formella e i vestiboli di entrata coincidono con le estremità a punta della stessa. Non sappiamo se Michelangelo effettivamente si ispirò a questo motivo, d’altronde come diceva Albert Einstein «il segreto della creatività e saper nascondere le proprie fonti» e Michelangelo era veramente bravo nel farlo.
Porta pia
Porta pia fu uno degli ultimi progetti architettonici di Michelangelo. Il monumento doveva essere posto alla fine dell’omonima via in un quadro di generale ammodernamento del tessuto urbano romano voluto da papa Pio IV Medici di Marignano (1559-1564), che comprendeva anche altri due progetti affidati a Michelangelo: quello della basilica di Santa Maria degli Angeli dentro lo spazio delle terme di Diocleziano e quello, caratterizzato da una «semplicità magnifica»(32), della cappella Sforza in Santa Maria Maggiore. Tra i tre progetti, quello di Porta pia risulta il più documentato, anche se venne realizzato solo parzialmente secondo i dettami di Michelangelo, in quanto completato nella sua parte superiore, per volere di papa Pio IX, nella metà dell’Ottocento.
La tecnica grafica utilizzata da Buonarroti per i progetti di Porta pia è variegata, l’artista usò la matita nera, la penna, l’inchiostro acquerellato e la biacca per le correzioni, l’effetto è di forte impatto visivo, chi osserva riesce a percepire tutta la potenza plastica dei volumi architettonici che sembrano venire avanti, “crescere” attraverso un processo di estrusione. Il grande fascino che emana da questi progetti scaturisce dalla incredibile stratificazione delle innumerevoli soluzioni che Michelangelo sovrappone nello stesso foglio. L’artista, attraverso la sua sublime capacità tecnica, modellò lo spazio virtuale sulla carta, disegnò non una ma molteplici Porta pia nello stesso foglio.
Attraverso la biacca riuscì a correggere le proposte non più valide, mentre con l’inchiostro acquerellato esaltò gli aspetti più innovativi e vicini all’idea finale.
Una sovrapposizione di idee e tecniche impressionante, che rivedremo nell’arte moderna, anche se in una forma completamente diversa. Per non parlare del carattere ascendente di alcuni studi su Porta pia, dove l’architettura sembra allungarsi all’infinito con le linee verticali degli ordini che paiono essere attratte verso l’alto come se fossero risucchiate. Confrontando i progetti architettonici precedenti dell’artista con quelli di Porta pia è lampante la differenza di realizzazione tecnica: i primi spesso risultano più che disegnati scolpiti, nei quali Michelangelo incidendo il foglio con grande energia trasferiva sulla carta tutta la forza carismatica derivante dalla sua attività di scultore; in quelli per la porta invece Buonarroti rappresentò i progetti attraverso una sensibiltà eterea quasi pittorica. Ormai vecchio, sentendo avvicinarsi il trapasso, Michelangelo realizzò per Porta pia dei disegni incorporei, densi di valori trascendentali, elevando la materia terrena a spirito. L’artista, o forse a questo punto sarebbe più esatto chiamarlo architetto, per Porta pia realizzò dei progetti che rappresentano il culmine della sua parabola architettonica. Michelangelo, dopo un lungo cammino fatto di ricerca, frustrazioni, successi e fallimenti, approdò a una maturità progettuale che gli permise di realizzare non delle semplici strutture ma dei veri e propri capolavori architettonici.
MICHELANGELO - L'ARCHITETTURA
Adriano Marinazzo
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Michelangelo Buonarroti (Caprese 1475 - Roma 1564) è celebrato universalmentecome scultore e pittore, ma la mole e l’importanza delle sue opere di architetturaè altrettanto straordinaria, anche se lui stesso non si considerava “architettore”.Le tre attività, per lui, erano strettamente legate fra loro dalla comune dipendenzadalla centralità della figura umana. È seguendo questa visione antropocentricache organizza tutti i suoi lavori. Il suo immenso talento lo condusse a lavorareper cinque papi, per Cosimo dei Medici e per la Repubblica fiorentina. In questodossier ripercorriamo le vicende costruttive di capolavori notissimi e meno noti,dalle finestre di palazzo Medici al progetto per un ponte in Turchia, dal tamburoper la cupola di Brunelleschi alla Biblioteca laurenziana, dal cantiere di San Pietroe alla sua cupola al Campidoglio.