Grandi mostre. 2 
L'occhio in gioco a Padova

VISIONI IN MOVIMENTO:
REALI O IMMAGINARIE

Il movimento, con le sue implicazioni, raffigurazioni e sperimentazioni nella scienza, nell’arte, nella fotografia, nella psicologia della percezione, nello studio dell’ottica e del colore, dal Medioevo a oggi, è al centro del percorso espositivo al Palazzo del Monte di Pietà con un focus sulle opere realizzate dalle avanguardie del Novecento.

Sileno Salvagnini

In ogni tempo vi sono stati due diversi tipi di rappresentazione del movimento, vale a dire: quello provocato da effetti “ottici”, anche se ovviamente “statico” (e quindi mentale, psicologico, simbolico, ma anche – ulteriore suddivisione – visivo, mimetico, illusionistico ecc.), che inizia nella preistoria, ma di cui possiamo trovare traccia anche in ere più recenti, a partire – per esempio – dalle rappresentazioni di fauna acquatica nelle ceramiche cretesi; e quello “fisico”, reale, dinamico, concreto, che trova origine – per fare un altro esempio – nella mitologia greca. Si pensi a Talo, gigante in metallo creato da Vulcano, prototipo di tutti i robot. Movimento che si attua compiutamente nel XIX e XX secolo, con la fotografia multipla di Marey o di Muybridge, con il cinema, le “macchine” ottiche come la Semisfera rotante di Duchamp e Man Ray o le Meta-Matic di Jean Tinguely. A tali tematiche si ispira questa mostra.


Come precisa Luca Massimo Barbero, che ne cura la prima parte, essa offre esempi di come l’“occhio” abbia interpretato passioni, idiosincrasie, amori e ossessioni dell’uomo dal Medioevo fino all’epoca contemporanea. L’esposizione, tuttavia, non è organizzata in modo solo diacronico. Va infatti sottolineato un accorgimento, per così dire, didattico: una serie di cassettiere lungo il percorso che il visitatore può aprire trovandovi documenti, disegni, gouache, riviste rare, pamphlet e così via.

La mostra esordisce con alcuni reperti medievali: per esempio, il codice Liber divinorum operum della mistica del XIII secolo Ildegarda di Bingen, dove il microcosmo umano dialoga col macrocosmo delle sfere celesti secondo l’universo tolemaico; oppure il Tractatus astrarii trecentesco di Giovanni Dondi dall’Orologio, progetto per un orologio astronomico i cui meccanismi erano ispirati agli stessi principi. Continua poi nel Cinque e Seicento con trattati di Alessandro Piccolomini o di Athanasius Kircher, per toccare il culmine, nel XIX secolo, con quelli di Chevreul e Charles Henry, fondamentali per comprendere il divisionismo di pittori come Georges Seurat, del quale si possono ammirare alcuni quadri. Molti materiali provengono da biblioteche o musei padovani: per esempio, tavolette dipinte del Settecento per anamorfosi della collezione di Giovanni Poleni, fondatore della Scuola di fisica dell’università patavina; oppure, filmati di lanterne magiche e zootropi dal Museo del precinema - Collezione Laura Minici Zotti.


La parte più cospicua delle opere riguarda però il XX secolo. Possiamo quindi apprezzare, per fare qualche esempio, autori delle avanguardie storiche come Giacomo Balla (Compenetrazioni iridescenti, 1913), Michail Larionov (Il mare, 1912-1913), Paul Klee (Trasparente in prospettiva scanalata, 1921), Vasilij Kandinskij (Nodo rosso, 1936), Umberto Boccioni (bozzetto per La città che sale, 1910-1911), Marcel Duchamp (Nudo che scende le scale, 1937, collage). Vi sono poi protagonisti del Nouveau Réalisme come Jean Tinguely (Relief “Stabilité totale”, 1958), o dell’Optical Art quali Victor Vasarely (Zebre, 1932- 1942) e Julio Le Parc (Onde 148, n. 8, 1974); o ancora, della Color Field Painting, come Kenneth Noland (Untitled, 1958).


Umberto Boccioni, La città sale (1910-1911), bozzetto, Milano, Pinacoteca di Brera.

Esempi di come l’ “occhio” abbia interpretato passioni, idiosincrasie, amori e ossessioni. tra i rappresentanti delle avanguardie storiche troviamo Boccioni, Balla, Larionov, Klee


La seconda parte della mostra, curata in tandem da due dipartimenti dell’università, si incentra sulle vicende della nascita della psicologia nonché degli artisti del Gruppo N a Padova. La storia della psicologia ebbe origine nel 1919, quando arrivò all’università Vittorio Benussi. Aveva insegnato in quella di Graz (Austria) e aveva elaborato una dottrina che presentava punti di contatto con quella di Max Wertheimer, psicologo tedesco che aveva gettato le basi, con l’assistente Wolfgang Köhler, della “Gestaltpsychologie”: vale a dire lo studio dei rapporti che esistono fra la realtà fisica e quella percettiva, considerando l'organizzazione mentale della percezione e dei comportamenti entro determinate forme o modelli di interpretazione. Tema squisitamente filosofico di cui si può trovar traccia, per limitarsi all’epoca moderna, in Kant o in Goethe: il quale ultimo, com’è noto, rifiutò le tesi di Newton sul disco cromatico e la rifrazione poiché a suo dire i raggi della luce e il colore avevano una dimensione che andava al di là del puro spettro fisico.


Allievo prediletto di Benussi dal 1922 e poi suo successore alla cattedra fu Cesare Musatti, che ne proseguì le ricerche teoriche e sperimentali, in particolare sui legami che potevano esserci fra psicoanalisi e psicologia sperimentale. Musatti studiò anche i fenomeni della percezione visiva e in particolare quelli stereo-cinetici (suo il Disco per esperienze stereocinetiche, 1920-1930) affrontandoli da un punto di vista storico. Successore di Musatti divenne Fabio Metelli, che insegnò dapprima a Trieste – sua città natale – quindi a Padova. Fu anche lui difensore delle teorie gestaltiche (Trasparenza della cornice o della figura centrale, 1960 circa); anche se, in una autobiografia inviata a Gaetano Kanizsa (presente in mostra con Completamento Amodale-b, 1968) – altro geniale triestino, allievo di Musatti, docente all’Università di Trieste nonché artista – Metelli confidò di non aver mai creduto che questa disciplina «fosse la detentrice della verità […] L’atteggiamento settario è un po’ la caratteristica che mi divide da tutti i gestaltisti».

Gaetano Kanizsa, Completamento Amodale-b (1968), Trieste, Università degli studi di Trieste, dipartimento di Scienze della vita.


Alberto Biasi, Oggetto ottico-dinamico (1961).


Cesare Musatti, Disco per esperienze stereocinetiche, (1920-1930), Padova, Università degli studi di Padova, collezione storica del Dipartimento di psicologia generale.

Nato nel 1959 come insieme di nove (“ennea” la traslitterazione dal greco) studenti di architettura, l’anno dopo il Gruppo N si ridurrà a soli cinque: Alberto Biasi (Oggetto ottico-dinamico, 1961), Ennio Chiggio, Toni Costa (Dinamica visuale, 1964), Manfredo Massironi (Momento n. 2, 1959), Edoardo Landi. I suoi componenti, mossi specialmente dallo spirito propulsore di Biasi e Massironi, vennero in contatto con molteplici movimenti artistici che si stavano sviluppando in Europa, ed esposero a Zagabria, Parigi, Venezia, Milano, Düsseldorf, stabilendo rapporti con Bruno Munari, la galleria Azimuth di Piero Manzoni ed Enrico Castellani, e con molti dei protagonisti dell’arte di quel tempo, dal Gruppo T di Milano, al Gruppo Zero di Düsseldorf, al Grav (Groupe de Recherche d’Art Visuel, Milano e Parigi).

Elemento determinante, tuttavia, fu anche il clima che si respirava all’Università di Padova, dove insegnava psicologia a inizio anni Sessanta Paolo Bozzi, allievo di Kanizsa e fervente propugnatore della Gestalt; ma dove sarebbe diventato docente di storia dell’arte anche un altro triestino, Umbro Apollonio, difensore delle teorie di arte cinetica e programmata, di chiara derivazione gestaltica. Non a caso, anche in qualità di conservatore dell’Archivio della Biennale di Venezia, Apollonio fu fra i più convinti sostenitori dell’invito al Gruppo N (che si presentò con Biasi, Landi, Massironi, Costa) nell'edizione del 1964 (Strutturazione cinetica, 1964).


Ildegarda di Bingen, Microcosmo. Influenze del Cielo sulla Terra dal Liber divinorum operum (prima metà del XIII secolo), ms.1942, Lucca, Biblioteca statale.


Giovanni Dondi dall’Orologio, Tractatus astrarii (1364), ms. D. 39, f. 12v, Padova, Biblioteca capitolare.

LA MOSTRA

La mostra L’occhio in gioco. Percezioni, impressioni e illusioni nell’arte (Padova, palazzo del Monte di pietà, 24 settembre 2022 - 26 febbraio 2023, orario dal 24 settembre al 1° di ottobre 9-24, dal 2 ottobre 9-19, sabato, domenica e festivi 9-20; www.fondazionecariparo.it) è promossa dalla Fondazione Cassa di risparmio di Padova e Rovigo e dall’Università, che quest’anno celebra otto secoli dalla sua nascita. Accompagnata da un catalogo pubblicato da Silvana Editoriale, l’esposizione è curata dal direttore dell’Istituto di storia dell’arte della Fondazione Cini di Venezia, Luca Massimo Barbero (con cui hanno collaborato Francesca Pola e Sileno Salvagnini), e da due docenti dell’università patavina: Guido Bartorelli (Dipartimento di beni culturali) e Giovanni Galfano (Dipartimento di psicologia dello sviluppo e della socializzazione), coadiuvati da Giovanni Bianchi, Massimo Grassi e Andrea Bobbio.

ART E DOSSIER N. 402
ART E DOSSIER N. 402
OTTOBRE 2022
In questo numero: FINESTRE SULL’ARTE - La Galleria nazionale dell’Umbria riparte di Federico D. Giannini; DENTRO L’OPERA - Riattivare la storia di Cristina Baldacci; GRANDI MOSTRE. 1 - Giovanni Chiaramonte ad Astino - L’infinito messo a fuoco di Corrado Benigni; 2 - L’occhio in gioco a Padova - Visioni in movimento: reali o immaginarie di Sileno Salvagnini; ....