Influenzato dal neorealismo e legato ai modelli della nuova ricerca fotografica degli anni Settanta, Giovanni Chiaramonte come pochi altri in Italia ha contribuito alla ridefinizione poetico- concettuale dell’immagine del paesaggio contemporaneo. Ai diversi modi di percepire il paesaggio e la veduta urbana è dedicata la mostra dal titolo Realismo infinito promossa dalla Fondazione MIA di Bergamo, allestita all’interno degli spazi dell’ex Monastero di Astino, dal 10 giugno al 30 ottobre.
Un’esposizione e un libro che ripercorrono oltre due decenni – dal 1980 a inizio 2000 – di ricerca intorno a questo tema, da sempre al centro della fotografia e della riflessione teorica di Chiaramonte, che con Luigi Ghirri, Gabriele Basilico, Olivo Barbieri, Guido Guidi e Mimmo Jodice ha partecipato all’importante esperienza collettiva di Viaggio in Italia(1). Un progetto che all’inizio degli anni Ottanta ha stabilito un cambio di paradigma nel modo di intendere e rappresentare il paesaggio nazionale, non più prigioniero delle sue bellezze e del suo glorioso passato, ma attento a cogliere i luoghi marginali e antispettacolari della provincia capaci di raccontare i profondi mutamenti territoriali e sociali dell’Italia post boom economico.