DENTRO L'OPERA 


RIATTIVARE
LA STORIA

di Cristina baldacci

Un primo piano su opere meno note dal secondo Novecento a oggi, per scoprirne il significato e l’unicità nel continuum della storia dell’arte:
Masbedo, Pantelleria

La storia come messa in scena, come narrazione unidirezionale costruita secondo un preciso punto di vista – solitamente quello dei vincitori – è al centro della riflessione che i Masbedo, il duo composto da Nicolò Massazza (Milano, 1973) e Iacopo Bedogni (Sarzana, La Spezia, 1970), hanno condotto di recente, in particolare con l’ultima delle loro video installazioni, Pantelleria.
Presentata alla Biennale di Venezia di quest’anno all’interno di Penumbra, mostra (della Biennale) organizzata dalla Fondazione In Between Art Film al Complesso dell’ospedaletto (fino al 27 novembre; www.inbetweenartfilm.com), l’opera è ambientata nell’isola (in provincia di Trapani) che, insieme alle Pelagie (Lampedusa, Lampione e Linosa, in provincia di Agrigento), segna il confine meridionale d’Italia. La sua posizione la rese un avamposto strategico durante la seconda guerra mondiale, quando Mussolini ne fece una roccaforte di difesa, che le truppe alleate scelsero come primo bersaglio nel corso delle manovre che, a partire dal maggio 1943, portarono alla liberazione del nostro paese e alla fine del conflitto (lo sbarco a Pantelleria, una sorta di D-Day siciliano che precede l’operazione “Husky”, è noto come “Corkscrew”).
Pantelleria riattiva la storia di quei giorni cruciali, in cui l’isola venne pesantemente bombardata per più di un mese dall’aereonautica angloamericana, soffermandosi su un episodio a lungo rimasto oscuro. Tra il 12 e il 13 giugno del 1943, dopo che l’esercito italiano aveva dichiarato la resa, Pantelleria subì un nuovo bombardamento, non necessario ai fini bellici. Da testimonianze dell’epoca, che i due artisti hanno ripercorso nel presente ascoltando i racconti dei panteschi, è emerso che si trattò di una messa in scena che gli alleati predisposero (facendo cadere dal cielo sacchi di sabbia invece di bombe e collocando mine da far esplodere a terra) per girare immagini ad hoc per un “combat film” di propaganda. Immagini d’archivio che i Masbedo hanno recuperato e proiettato sugli edifici della Pantelleria contemporanea per mettere in relazione passato e presente, reale e virtuale, storia ufficiale e storie parallele.
Si è trattato di un lavoro di sutura complesso per rimettere in azione la storia attraverso frammenti visivi che metaforicamente richiamano le macerie dell’isola distrutta dal bombardamento. Storia che senza immagini non esiste, perché sono le immagini, più delle parole, a imprimersi nella memoria. Eppure, ci ricordano i Masbedo, immedesimandosi nella voce narrante dello scrittore Giorgio Vasta, similmente alla parola, che è spesso incomprensibile, anche l’immagine è perlopiù «ignorante o almeno ingenua […]. L’immagine muta ed è muta, così come è muta la storia». Viene in questo modo espresso il dubbio non solo nei confronti del racconto storico, che non è mai imparziale, ma sempre condizionato da chi espone fatti e ricordi, ma anche nei confronti dell’immagine come documento attendibile di ciò che è stato.
Forse anche per questo, dopo immagini di bunker, bombardamenti e macerie, Pantelleria si conclude con una scena catartica di eco felliniana: un ballo in maschera dei panteschi sulle note dell’orchestra locale Spata (rivisitate dai sound designer G.U.P. Alcaro e Davide Tomat), che allontana il caos della guerra.
Nel percorso dei Masbedo, Pantelleria si inserisce all’interno di una serie di progetti dedicati alla Sicilia e ai generi filmici (qui l’attenzione è rivolta al “combat film” come sottocategoria del film documentario). Tra questi, Protocol no. 90/6, un omaggio al regista, iniziatore del cinema documentario italiano, Vittorio De Seta, presentato nel 2018 a Manifesta 12 (Palermo), e Welcome Palermo, un lungometraggio del 2019 (nato da Videomobile, altro lavoro in mostra a Manifesta 12) sul legame tra i palermitani, la loro città e il cinema italiano.

ART E DOSSIER N. 402
ART E DOSSIER N. 402
OTTOBRE 2022
In questo numero: FINESTRE SULL’ARTE - La Galleria nazionale dell’Umbria riparte di Federico D. Giannini; DENTRO L’OPERA - Riattivare la storia di Cristina Baldacci; GRANDI MOSTRE. 1 - Giovanni Chiaramonte ad Astino - L’infinito messo a fuoco di Corrado Benigni; 2 - L’occhio in gioco a Padova - Visioni in movimento: reali o immaginarie di Sileno Salvagnini; ....