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Guardi, un vedutista
intramontabile

di Daniele Liberanome

Se nel Settecento veneto il vedutista più noto è Canaletto, non possiamo però dimenticare Francesco Guardi.
Alcune sue opere, dotate di una spiccata autonomia di stile rispetto al più anziano pittore, hanno raggiunto quotazioni molto interessanti

Il mercato dell’arte antica non brillerà più come un tempo, ma la stella dei vedutisti veneziani del Settecento non pare mai tramontare. Basta guardare le quotazioni, a volte davvero importanti, delle opere di Francesco Guardi (1712-1793), che visse la stagione della “magnifica” decadenza della Repubblica di Venezia: da un lato la città perdeva potere politico ed economico, dall’altro era un cantiere incredibile di creatività culturale con Goldoni, Vivaldi e i grandi pittori. Fra questi il più noto è Canaletto, ma qualche opera di Guardi ha una marcia in più delle sue: meno panorami lagunari ripetitivi accompagnati da scene di genere, più personalizzazione delle vedute che diventano specchio dell’anima del pittore. Intendiamoci, i clienti di Guardi, specie quelli inglesi di passaggio nel bel mezzo del loro Grand Tour, desideravano opere che ricordassero esperienze e sensazioni vissute nel nostro paese attraverso suggestive rappresentazioni dei panorami, ma l’artista riusciva talvolta a spingersi oltre.
È il caso di un trittico di vedute del ponte di Rialto raffigurato da prospettive diverse, di grandi dimensioni (oltre 1 m x 2), che Guardi creò a metà del decennio 1760-1770 per il salotto di una famiglia inglese. Lì rimasero tutte e tre le opere per oltre un secolo, ma poi le loro strade si separarono: una andò distrutta, mentre le altre due passarono in due collezioni diverse dove restarono a lungo, prima di tornare non molti anni fa sul mercato facendo felici venditori e intermediari.
Il 6 luglio 2011 andò in asta da Sotheby’s di Londra la veduta del ponte di Rialto dalle fondamenta del Carbon (1765-1770 circa), la cui particolarità risiede nel contrasto fra la fissità, inamovibilità degli edifici e il “perpetuum” mobile dei commercianti e passanti. L’ampia forchetta della stima, 17-28 milioni di euro, mostrò il buio in cui brancolavano gli esperti della casa d’asta, combattuti fra la rarità delle opere di Guardi sul mercato, la preziosità di questa specifica tela ma anche il tipico livello di prezzo dell’artista, ben lontano dalla stima minima fissata.
Furono soddisfatti però di scoprire che un collezionista fu disposto a pagare quell’opera oltre 30 milioni di euro.
Il 6 luglio 2017 fu messo all’incanto anche l’altro pezzo del trittico, in cui il ponte di Rialto è dipinto da una prospettiva opposta alla precedente includendo Palazzo dei camerlenghi.
Christie’s di Londra scelse una tecnica di vendita meno appariscente ma meno rischiosa, non pubblicando alcuna stima. La notevole qualità anche di questo dipinto, dotato come il precedente di una spiccata autonomia dello stile di Guardi rispetto a Canaletto e di una buona personalizzazione dei contenuti, riuscì comunque ad attirare grandi collezionisti, uno dei quali finì per sborsare 29,6 milioni di euro. Si tratta di un prezzo appena minore di quello registrato sei anni prima per l’altra opera del trittico, ma non indica una caduta nelle quotazioni di Guardi quanto soltanto il diverso andamento di due aste specifiche che sono eccezionali per il pittore.
Infatti, di solito sul mercato compaiono al meglio opere come Veduta di villa Loredan a Paese, che ha lo svantaggio di non avere per soggetto un capolavoro architettonico noto al mondo intero come il ponte di Rialto, ma solo una delle residenze nobiliari dei territori della Serenissima sulla terraferma italiana, situata nei pressi di Stra. D’altro canto, fa anch’essa parte di un gruppo di opere di grande fama, dipinte da Guardi per uno dei suoi più attenti ammiratori inglesi, John Strange, e la maggior parte delle quali si trova in musei come il Metropolitan di New York, la National Gallery di Londra e l’Art Institute di Chicago. La Veduta di villa Loredan a Paese andò in asta l’8 dicembre 1989 da Christie’s di Londra, acquistata per il corrispettivo odierno di 4,2 milioni di euro e proposta di nuovo il 25 gennaio 2007 da Sotheby’s di New York dove venne pagata circa 12 milioni di euro, per finire poi alla Fondazione Paolo e Carolina Zani di Brescia, e così rimanere in Italia (l’unica di quelle create per Strange).
Le tele meno blasonate raggiungono quotazioni più contenute, a volte assai più contenute, soprattutto a seconda della notorietà del soggetto e la sua classificazione in base alle regole di mercato dei vedutisti. Riscuotono quindi interesse maggiore le opere incentrate su piazza San Marco vista dalla laguna, come Venezia, il bacino di San Marco, con la piazzetta e il Palazzo del doge, che propone in primo piano un tripudio di scene di vita comune: l’8 luglio 2014 venne venduta da Christie’s di Londra per ben 15 milioni di euro, grazie anche all’ottima provenienza (collezione Rothschild). Ben inferiore la quotazione di una veduta di luoghi meno noti e priva di scorci sulla laguna che rendono tanto unica Venezia. Vista di Santa Maria Zobenigo, di sapore più canalettiano, è stata scambiata per 3 milioni di euro (Christie’s, New York, 26 gennaio 2005), comunque un valore notevole rispetto ad altre opere simili. I lavori di Francesco Guardi, rari come sono, sono per collezionisti di alto livello.


Venezia, vista nord del ponte di Rialto dalle fondamenta del Carbon (1765-1770 circa).


Venezia, ponte di Rialto con Palazzo dei camerlenghi (1765-1770 circa).

ART E DOSSIER N. 401
ART E DOSSIER N. 401
SETTEMBRE 2022
In questo numero: ARTE CONTEMPORANEA - Luigi Ghirri: vedere oltre di Cristina Baldacci; STORIE A STRISCE - L’universo dei manga di Sergio Rossi; GRANDI MOSTRE. 1 - Somaini a Milano - L’ansia del furor costruttivo di Fulvio Irace; 2 - Il Settecento veneto a Trento - Un caleidoscopio cromatico di Marta Santacatterina; ....