Molti si astengono dal “codificare” la singolarità. Infatti, già alla fine del Settecento l’abito-divisa adottato per secoli tende a sparire gradualmente lasciando il posto a costumi di ascendenza marcatamente orientale in perfetta assonanza con le origini rom. Le strisce nere su fondo panna spariscono e colori vivaci, sgargianti, denotano una vitalità recuperata.
, di Jean-Leon Gérôme, attesta perfettamente l’inversione di marcia. Ma anche altri artisti di fine Ottocento e oltre abbandonano l’iconografia tradizionale.
Cristo - Giovanni d’Enrico, in collaborazione con Giacomo Ferro e altri, autore delle statue che tra il 1637 e il 1640 danno vita alla bellissima Deposizione custodita nelle sale del Sacro Monte di Varallo; Gaudenzio Ferrari con una Deposizione e inoltre, sempre di Gaudenzio, l’insolito Gesù condotto al pretorio, ancora a Varallo, dove a vestire a righe è il "manigoldo” che lo trascina. Inoltre, nella Famiglia zingara, lo stesso artista appone le righe sulle gonne delle donne a indicarne l’attività vietata di stregoneria (chiaroveggenza).
Il tutto calato nella teatralità delle sculture lignee policrome del Sacro Monte.
Anche Vasco da Bassano del Grappa riga il panno di Cristo sulla Crocifissione, come pure Nadal Melchiori nella Crocifissione del museo di Castelfranco Veneto. Le righe, tuttavia, conservano tutt’oggi un mistero mai risolto: perché Gesù di Nazareth viene associato a categorie “negative”?
Alcuni studi vedono in Yeshua, figlio di Jhavè, il profeta che predice il futuro e rivela cose ignote agli uomini per ispirazione divina; il che in fondo suggerirebbe una ziganità quasi criptata proprio tra questi segnali grafici.
Indizi a favore della teoria che Gesù appartenesse a una comunità dissidente, marginale. Una figura che metteva in crisi ogni ortodossia. Nel Battesimo di Cristo di Verrocchio e Leonardo la rigatura policroma, così evidente sul perizoma, spicca, inoltre, se associata ad altri elementi concorrenti: l’incarnato olivastro del Cristo, la sensualità che ne umanizza la figura, tutto ci invita a pensare che Verrocchio si sia ispirato a vangeli apocrifi , forse a quello di Giacomo, che presenta Gesù nel suo lato più umano.
Lo stigma delle righe, quindi, ha una dualità simbolica: da un lato identifica - non necessariamente in modo negativo - differenze antropologiche, ideologiche, sociali; dall’altro finisce per marchiare tout court chi si intende emarginare.