XXI secolo 3 
Intervista ad Alec Soth

LA MAGIA DELL’INTIMITÀ:
DENTRO E FUORI

Un racconto visivo stratificato, emozionale e squisitamente privato.
Così si presenta il lavoro del fotografo americano Alec Soth anche quando il suo sguardo si spinge oltre le pareti domestiche.
Lo abbiamo intervistato per saperne di più e per scoprire, attraverso i suoi ultimi progetti, com'è nato il suo amore per le immagini.

Francesca Orsi

Alec Soth (Minneapolis, 1969), da Sleeping by the Mississippi (Steidl, 2004),
si è reso artefice di una lettura dell’America emozionale e profonda, riuscendo a rappresentare il mondo sensibile che si cela dentro lo spazio tra
lui e il suo soggetto, nel loro dialogo non verbale.
È proprio questo che lo ha reso importante per la cultura visiva mondiale,
il suo riuscire a manifestare una dimensione privata, proiettandola successivamente nella rappresentazione del paesaggio americano, che risulta in questo modo intriso di un’intimità paragonabile a quella racchiusa tra le pareti domestiche. Nel rendere l’America scenario di una quotidianità emozionale Soth attinge, in qualche modo, da una certa visione fotografica americana, quella chiamata a raccolta da Peter Galassi nel 1991 al MoMA per l’esposizione Pleasures and Terrors of Domestic Comfort.
Quell’esposizione «è stata un’importante vetrina per mostrare il cambio di approccio e di prospettiva della fotografia americana nel ritrarre l’uomo, puntando l’obiettivo all’interno delle case - e non più esclusivamente sulle strade - per documentare la vita domestica delle famiglie (spesso anche quelle del fotografo stesso)»(*). Nelle immagini di Soth l’America diventa, in questo modo, “casa”, scenario delle storie e dei drammi della grande famiglia americana, di cui il fotografo stesso fa parte.
Recentemente, con l’uscita dei suoi due ultimi libri A Pound of Pictures e Gathered Leaves Annotated, entrambi pubblicati dall’editore MACK, si è potuto notare un cambio di rotta nella sua rappresentazione, focalizzata maggiormente nel manifestare non tanto la storia in sé quanto il suo processo di narrazione e di conseguenza ciò che è alla base del pensiero visivo di Alec Soth. Un pensiero che viene scomposto e rivelato dall’autore stesso. Quando un mago rivela i suoi trucchi solitamente il pubblico ne rimane deluso, privato di quella dimensione di stupore che lo fa palpitare; Soth è un fotografo invece, un fotografo che anima di magia e sorpresa gli strumenti stessi del suo lavoro, rendendoli essi stessi “trucchi del mestiere”, generatori di stupore immaginifico. Abbiamo parlato con lui di Pleasures and Terrors of Domestic Comfort, dei suoi ultimi lavori e della natura dell’immagine. In fin dei conti tutta la sua produzione è un grande cerchio dove l’inizio rimanda alla fine e la fine all’inizio, per poi ricominciare.



Megan. Belle Island, Detroit, Michigan, da A Pound of Pictures, MACK, Londra 2022, come tutte le fotografie di questo articolo, dove non diversamente indicato.

Recentemente sul tuo canale YouTube hai stilato, divisa per decadi, una classifica di quei libri che hanno maggiormente influenzato il tuo lavoro e la tua visione. Il primo posto degli anni Novanta l’hai assegnato al catalogo della mostra Pleasures and Terrors of Domestic Comfort, allestita al MoMA nel settembre del 1991 a cura di Peter Galassi. Perché questa scelta e cosa, specificatamente, di quel progetto ha ispirato il tuo modo intimo ed emotivo di raccontare l’America?
Per risponderti dovrei chiarire una cosa, raccontando la storia che ci sta dietro. Un paio di mesi fa stavo parlando con un curatore di fotografia riguardo ai libri fotografici influenti, in particolar modo, negli Stati Uniti. È stato facile per me trovare risposte per gli anni Settanta e Ottanta, ma quando si è trattato degli anni Novanta ero bloccato. Poi mi è venuto in mente che la risposta, in realtà, poteva essere un catalogo di una mostra, Pleasures and Terrors of Domestic Comfort, per l’appunto.
Stavamo parlando genericamente dell’influenza dei libri fotografici, ma ovviamente quel catalogo ha influenzato anche me personalmente. Il fatto che questo libro contenesse, però, così tanti artisti lo rendeva un po’ difficile da individuare in modo specifico. La cosa più importante che questo catalogo trasmette è, suppongo, la sensazione di intimità.
Anche se ci sono immagini fatte in tutti i tipi di situazioni, sembra un libro di interni.

Molti lavori che sono confluiti nell’esposizione Pleasures and Terrors of Domestic Comfort solo negli ultimi anni sono stati pubblicati. Penso a Sage Sohier, Judith Black o anche Joan Albert, il cui Family Photographs è stato edito da Stanley/Barker qualche mese fa a cura proprio di Sage Sohier.
C’è una rinnovata tensione progettuale nei confronti di quel modo di rappresentare la quotidianità, intima, privata e visivamente complessa. Da cosa è motivata questa tensione? E cosa aggiunge lo sguardo contemporaneo alla lettura di quei progetti?
Vale la pena notare che mentre i progetti di molti fotografi uomini presenti nella mostra del MoMA sono stati pubblicati molto tempo fa, quelli realizzati da fotografe donne sono stati invece oggetto di stampa solo oggi. Una scelta doverosa che deriva, credo, dalla necessità di attuare un bilanciamento di genere. Spero che questa nuova ondata di libri stimoli i fotografi più giovani a esplorare lo spazio domestico.

Quanto il tuo innamoramento per la natura dell’immagine, per non dire ossessione, ti ha portato a diventare il fotografo che sei oggi? Il libro A Pound of Pictures, pubblicato da MACK, parla proprio di questo…
Questa è una domanda difficile a cui rispondere. L’amore per le immagini ha dato avvio al mio viaggio. Inizialmente ritagliavo ossessivamente le fotografie e le appuntavo alla parete. Con il passare dei decenni, ho capito che ciò che mi spinge di più, nella produzione dei miei progetti, è il processo stesso. È come dire: «Mi piace il pesce, ma sono più interessato alla pesca». Con A Pound of Pictures ho riflettuto e sto ancora riflettendo su questa dicotomia.

In A Pound of Pictures appare evidente anche la tua passione per il collezionismo di fotografie. Come le storie altrui, immortalate da autori anonimi, vanno a confluire nel tuo immaginario? E come ti aiutano a creare le tue storie?
Con A Pound of Pictures pensavo ai modi in cui creiamo significato con diversi tipi di fotografie, sia firmate che anonime.
In quest’ultimo caso, praticamente, tutto il significato è creato dallo spettatore [che non ha un riferimento autoriale né è a conscenza del background da cui la fotografia proviene].Ma poiché queste immagini sono così numerose e di solito di scarso valore, è raro che ci prendiamo del tempo per creare questo significato. La differenza fondamentale con la fotografia “artistica” è questo valore aggiunto.
Se metti una cornice intorno a un’immagine e l’appendi in un museo, più persone proietteranno un significato su di essa.


tre fotografie della serie Spread da Gathered Leaves Annotated, MACK, Londra 2022.


A maggio l’editore MACK ha pubblicato Gathered Leaves Annotated, una versione arricchita del cofanetto Gathered Leaves del 2015, una raccolta di quattro tuoi libri che sono diventati delle vere pietre miliari del tuo lavoro. L’attuale edizione è una sorta di faro puntato sul materiale inedito di Sleeping by the Mississippi, Niagara, Broken Manual e Songbook. Ci sono ritratti di persone che hai fotografato a distanza di dieci anni, appunti scritti di tuo pugno durante la lavorazione dei progetti, ingrandimenti di parti di alcune immagini per renderne l’evidenza, biglietti scritti dalle persone che hai ritratto. Come per A Puond of Pictures è una sorta di svelamento del tuo modo di lavorare e contemporaneamente del tuo pensiero visivo. C’è un motivo particolare se il soggetto degli ultimi tuoi due libri è il processo stesso del tuo lavoro?
Quando ho raggiunto la mezza età ho iniziato a sentirmi come se avessi avuto abbastanza esperienza per riflettere sul mio processo e condividere le cose con gli altri. Così, pur non essendo un educatore professionale, cinque anni fa, più o meno, ho creato un laboratorio per adolescenti e, più recentemente, ho voluto comunicare parte di questa mia riflessione nel mio lavoro stesso. È così che è nato Pound of Pictures. In tutto il mio lavoro, poi, ho avuto il desiderio di dare maggiore attenzione al processo. Nella parte posteriore dei libri Sleeping by the Mississippi e Niagara, per esempio, avevo incluso note di chiusura per i fotografi. Con Gathered Leaves Annotated ho semplicemente voluto portare molto di questa dimensione, precedentemente solo abbozzata, in superficie.


Cosa della natura dell’immagine ti ha rapito per la prima volta e cosa continua a farlo anche ora?
Ciò che ho sempre amato di più della fotografia non è la fotografia in sé, ma l’idea della sua realizzazione. Uno dei primi artisti di cui mi sono innamorato è stato Richard Long. Long non è un fotografo, e lo considero a malapena uno scultore. La sua arte si muove attraverso il mondo. Quello che mette sulla pagina del libro è semplicemente la documentazione di quel movimento. Quando mi innamoro di una foto, di solito, è perché mi lancia nel mio viaggio immaginario.


The Coachlight. Mitchell, Dakota del Sud.

Gathered Leaves Annotated

Alec Soth
720 pagine
MACK, Londra 2022

A Pound of Pictures

Alec Soth
156 pagine
MACK, Londra 2022

Alec Soth - Gathered Leaves

fino al 10 ottobre 2022
Isshiki, Hayama, Kanagawa
Museum of Modern Art, Kamakura & Hayama
www.moma.pref.kanagawa.jp

ART E DOSSIER N. 401
ART E DOSSIER N. 401
SETTEMBRE 2022
In questo numero: ARTE CONTEMPORANEA - Luigi Ghirri: vedere oltre di Cristina Baldacci; STORIE A STRISCE - L’universo dei manga di Sergio Rossi; GRANDI MOSTRE. 1 - Somaini a Milano - L’ansia del furor costruttivo di Fulvio Irace; 2 - Il Settecento veneto a Trento - Un caleidoscopio cromatico di Marta Santacatterina; ....